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Il desiderio di essere come TUTTI di Francesco Piccolo

Creato il 08 gennaio 2014 da Kaosblu @kaosblu
Il desiderio di essere come TUTTI di Francesco Piccolo


Non era la prima volta che visitava la Reggia di Caserta, ci abitava vicino, e tante domeniche con qualche parente ci era già stato in quei luoghi ma la visione della vasca di Diana e Atteone, in compagnia di tre amici, quel giorno in cui non c’era nessun altro, lo lasciò senza fiato. La sensazione di fare parte del mondo gli diede euforia e spavento,  per la prima volta, anche solo per un istante, comprese cosa gli stava succedendo ma poi svanì: all’età di 9 anni gli sembrò di stare dentro qualcosa di gigantesco. Quel bambino è Francesco Piccolo oggi affermato scrittore e sceneggiatore, quest’ultimo libro è l’intreccio, a partire dal 1973, degli anni personali dello scrittore con quelli pubblici dell’Italia; una lente di ingrandimento sugli avvenimenti politici, da Berlinguer: la vita pura, a Berlusconi: la vita impura.È difficile assegnare un genere a questo libro; auto – fiction, che va di moda da qualche anno, potrebbe avvicinarsi. Piccolo, sostiene sia un’intenzione autobiografica, direi che è la descrizione migliore.Che cosa poteva essere e cosa è la sinistra e cosa è stata ed è la sua vita oggi, è quello che trovate in questo libro. Dentro ci sta una partita di calcio dei mondiali del 1974, tra la Germania ovest, quella con i giocatori famosi e con le tute e le maglie belle e, la Germania est i cui giocatori sono sconosciuti, indossano una brutta maglia e una tuta con la scritta DDR. Ci sta un racconto di Carver e La promessa di Dürrenmatt e due film, Come eravamodi Sidney Pollack – 1973, con Robert Redford e Barbra Streisand e, soprattutto, La terrazza di Ettore Scola – 1980, con Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, che l’autore utilizza per rendere più chiare le sue riflessioni.Nel libro ci sono riportati molti episodi che hanno cambiato il corso della storia italiana. Gli anni del compromesso storico, gli uomini che lo pensarono: Moro e Berlinguer. Il rapimento e l’uccisione dello statista democristiano,l’arroccamento identitario a cui Berlinguer fu costretto dai fatti; Craxi al potere e l’abolizione della scala mobile che separò irreparabilmente le due anime della sinistra.

La sinistra amante della sconfitta, dell’idea che la sconfitta sia la perfezione della purezza, con la pretesa di essere migliori di tutti, la sinistra reazionaria che si accontenta di rinchiudersi in una gabbia e di perdere e perciò rimanere pura è la sinistra che non vuole comprendere tutti e assumersi le responsabilità di governare.La scelta di Bertinotti di togliere la fiducia al governo Prodi  è l’esempio emblematico di questa sinistra. L’ex segretario dell’ex Partito della Rifondazione Comunista non tenne conto, infatti, dell’etica della responsabilità; della necessità di valutare le implicazioni delle proprie decisioni ma si affidò al fatto che la sua decisione era giusta, senza pensare che le circostanze potessero peggiorare lo stato dei fatti, affidandosi cioè all’etica dei principi; quel fatto spalancò le porte del governo alla destra, e solo l’incontro di Chesaramai, la ragazza conosciuta la sera della vittoria di Berlusconi e, divenuta poi la moglie di Piccolo che, con la sua “superficialità”, gli fece sopportare gli anni a venire e vivere la vita con meno preoccupazione.  

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