Magazine Diario personale

Il destino che ci siamo scelti.

Da Mattiaboscolo
Questo progetto di tesi nasce da qualche anno di troppo lasciato per strada, da come sono cambiate le cose, da come la faccia si è asciugata nel tempo. Dalle bottiglie di vodka lungo via Gattamelata, ed eravamo oggettivamente dei bambini, a quando mi hai trovato davanti a psicologia mentre contavo fino a mille per non tornare dentro ad uccidere qualcuno. Questo progetto di tesi supera ogni senso di spazio di tempo, che sembra ieri e tra ieri e oggi è successo di tutto, siamo andati ovunque e siamo tornati sempre qui, il primo giorno come il giorno prima di laurearsi.
Claudia, Niccolò, Lavinia, Stefano, ci siamo conosciuti qui. Alberta, Jack, Federica, Seba, ci siamo ritrovati in molti posti. Ci siamo persi perché ognuno ha deciso cos'era meglio per se stesso, che ci hanno un po' preso in giro promettendoci cose che non sono stati in grado di mantenere, un lavoro e una stabilità che a ripensarci avrei provato a medicina. Per abbandonarla perché siamo fatti di una sostanza indecifrabile, ma che di sicuro non sono sogni, non sono anni infiniti, e soprattutto non è sangue.
Parlavano del contratto implicito al prosieguo degli studi, ma nessuno mi aveva spiegato cosa si prova a stare sopra un palco per davvero. Mentre abbiamo fatto l'abitudine a sentire ministri e sottosegretari che parlano di noi come degli sfigati, un'interfacoltà di merda per gente che non ha voglia di fare niente. E invece noi ci credevamo davvero, almeno fino ad un paio di anni fa. Per cui perdonatemi se ondeggiavo con la sedia durante la discussione, perdonatemi se non sembravo agitato in alcun modo e se giovedì sera stavo a bermi una birra con gli amici.
C'era chi era emozionato anche per me.
E c'è chi si è preoccupato di farmi ricordare per sempre questo venerdì, questi anni che son passati, questo progetto di tesi, questi esami, quel prof che se ne è andato per sempre una settimana fa, quella prof che invece è ancora tra noi nonostante le nostre maledizioni, quelle mattine eterne, quelle mattine buie, quei pochi mercoledì da leoni che però a chiudere gli occhi sono sempre qui.
Mancano ancora dei passaggi, manca la coscienza di aver terminato un qualcosa che ti accompagnava da sempre, da quando non avevi memoria. Resta il tempo che ci serve per comprendere quale sarà la prossima mossa, anche se il destino che ci siamo scelti, ce lo siamo scelti da un pezzo.

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