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Il dg Campo Dall’Orto: “Così voglio cambiare la Rai”

Creato il 22 novembre 2015 da Iltelevisionario
Intervista al dg Rai Campo Dall'OrtoL’intervista al Corriere della Sera del dg Rai, Antonio Campo Dall’Orto

“Ho iniziato la costruzione delle architravi per la grande trasformazione con cui porteremo la Rai nel mondo di oggi”. Così il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall’Orto in un’intervista al giornalista Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, in cui annuncia che dal primo maggio il canale Yo-yo per i bambini e i canali culturali come Rai5 non avranno pubblicità. Inoltre ritornerà l’indice di gradimento, il cosiddetto Qualitel, che darà la media mensile dei vari programmi. (ad esempio quelli di Alberto Angela hanno un buon riscontro, anticipa). Il dg si è insediato in Rai ad agosto. Cos’ha fatto in tutto questo tempo?

Ho istituito una direzione creativa che contaminerà tutte le attività, e una direzione digitale, che farà della Rai una media company. Ricordo l’accordo con Sky per portare Rai 4 sul satellite e quello con Netflix per la coproduzione di Suburra. Ci vuole più tempo a costruire una macchina nuova che a mettere il carburante in una vecchia. Noi stiamo costruendo una macchina del tutto nuova.

Non una rivoluzione, dice il dg, ma una fortissima accelerazione al cambiamento, per portare avanti un percorso che si è interrotto. Infatti in questi anni è come se la Rai si fosse mossa in un tempo rallentato. Per Campo Dall’Orto la Rai, ferma al modello tv, deve ripartire dal prodotto:

Che si tratti di un programma di informazione, di una fiction o di un programma radio, questi vanno pensati fin dalla loro origine per tutte le destinazioni possibili, dalla tv allo smart phone a internet. Il tutto cercando di rendere evento tutto ciò che lo può essere. Lavorando sulla comunicazione e il coinvolgimento delle persone. Prenda le Olimpiadi: cominciano il 5 agosto, ma la promozione partirà a Natale, e riguarderà anche le Paralimpiadi. Prenda la storia di Lea Garofalo, donna coraggiosa e poco conosciuta, che abbiamo raccontato martedì scorso. Alla base c’è sempre il talento di chi racconta, ma abbiamo fatto promozione e collegamento con gli altri nostri programmi, creando un evento destinato a rimanere nell’immaginario di chi l’ha visto. Risultato: quasi il 20% di ascolti; quasi il doppio dei due talk show in programma contemporaneamente.

Per Campo Dall’Orto competenza e meritocrazia sono le linee guida per riportare la Rai a compiere in modo più alto il servizio pubblico, che deve:

Aiutare a costruire il futuro. Lo sviluppo sociale. L’alfabetizzazione digitale degli italiani: l’agenda digitale europea impone di ridurre entro il 2020 i “digital divide” al 15% della popolazione. La Rai deve fare bene i suoi contenuti e distribuirli in tutti i modi che consentono questo salto culturale.

In merito alle tanto attese nomine dei direttori di rete e dei manager, il dg afferma che:

Ci sarà un giusto equilibrio tra le competenze esterne e quelle interne. La direzione creativa e quella digitale non esistevano. Per la direzione digitale ho individuato un manager che proviene da esperienze internazionali. Per la direzione creativa sto facendo una ricerca che coinvolga sia interni che esterni. In altri ruoli valorizzeremo i talenti che sono già in Rai e sono disposti ad accettare la sfida della trasformazione.

Sull’informazione e la riforma delle newsroom iniziata dal precedente dg Gubitosi, Campo Dall’Orto afferma che il punto è usare meglio le risorse, e ancor di più le persone:

Lo facciamo bene quando usiamo linguaggi diversi e dovremo farlo sempre di più in futuro. RaiNews 24 immagini e notizie; i tg racconti brevi; gli approfondimenti sono basati sul confronto tra opinioni. Abbiamo un brand molto forte sulle inchieste, Report , ma dobbiamo per esempio lavorare di più sugli approfondimenti. Dobbiamo lavorare sull’efficienza e sull’efficacia. Ci sono buone idee: il programma di Severgnini mi è piaciuto.

Per il dg le varie reti devono costruire spazi editoriali complementari, pensando anche ai giovani, per i quali oggi la Rai è un brand poco attrattivo. In particolare per Rai3 sono stati fatti tentativi per innovarla, ma ancora non si è trovata una strada che riesca a unire tradizione e innovazione.

Intanto il quotidiano la Repubblica rivela che Campo Dall’Orto punta a valicare confini che finora sembravano insormontabili, chiedendo al Governo il via libera a entrare nel segmento della televisione a pagamento, ad esempio con un catagolo offerto in cambio di un mini- abbonamento mensile sul modello di Netflix. La Rai, inoltre, punterà al calcio anche al di là dei suoi storici punti di forza (Nazionale e Coppa Italia). Infatti potrebbe puntare al Pacchetto D, magari trasmesso su Internet, che prevede 114 gare della Serie A, tre per ogni giornata, che la Lega Calcio ha messo all’asta quest’anno e che sia Sky e sia Mediaset hanno scansato (il Pacchetto è poi finito a prezzo di saldo alla Infront, consulente della Lega nella partita dei diritti).


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