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Il divieto di ridere: modi e significati di una risata

Creato il 08 agosto 2014 da Annalina55

 

Vicepremier Arinc

Ridere, una delle reazioni nervose più comuni e più frequenti della nostra vita che indica una sensazione di intensa allegria, felicità, gioia, piacere ma anche tristezza e rabbia e non sempre costituisce un’esperienza piacevole, anzi a volte  è associata a diversi fenomeni negativi. L’eccessivo ridere infatti può portare a cataplessia e ad imbarazzanti attacchi di risa, oltre che a colpi ricorrenti di sghignazzate, sintomi di una preoccupante condizione neurologica.

La letteratura ha prestato molta attenzione e studio alla risata, sin dall’antica Grecia con Erodoto, per il quale la risata ha una funziona svelatrice della personalità e carattere di una persona, per poi proseguire con Hobbes, secondo il quale la passione della risata non è altro che la gloria improvvisa derivante dal concepimento di una qualche eminenza in noi stessi, in confronto con l’infermità di altri, o con la nostra precedente. Per Nietzsche la risata puà avere uno scopo sia positivo che negativo, il primo si esplica quando “l’uomo utilizza il comico come terapia contro la veste restrittiva della moralità logica e della ragione”, il secondo quando è utilizzata per esprimere un conflitto sociale. Va più a fondo Bergson con il suo trattato Il riso. Saggio sul significato del comico, con il quale spiega come la risata emerga dall’ incontro tra intuizione e ragione.

Insomma quello della risata è un vero è proprio universo a sé da esplorare con i suoi tanti modi e significati. Già, i significati, cosa si nasconde dietro una risata? Cosa vogliamo comunicare? Cosa percepiscono gli altri di noi? Per il vicepremier islamico Bulent Arinc, braccio destro del premier Erdogan è un atto seducente e quindi peccaminoso in pubblico. Ma ciò vale solo per le donne a quanto pare, alle quali è stato ed è vietato di ridere pubblicamente poiché, citando le parole di Arinc in piena campagna elettorale,“La donna saprà quello che è peccaminoso e quello che non lo è. Non riderà in pubblico. Non sarà seducente nel suo comportamento e proteggerà la sua castità”. La reazione delle donne turche non si è fatta attendere e hanno pubblicato sui social   che le vede sorridenti. Su Twitter con l’hashtag #kahkaha (scoppiare a ridere) sono moltissime le foto di donne che ridono sguaiatamente; risate che sanno di sfida e di derisione nei confronti del vice ministro.

Ridere quindi è immorale in Turchia, come in altri paesi come L‘Arabia Saudita così come baciarsi, mostrarsi incinte, baciarsi in pubblico, usare Internet. Alle donne è proibito perché darebbero di sé un’immagine non casta e sfrontata. Agli uomini no. In realtà se dovessimo rivolgere la nostra attenzione alla risata in sé e questa appare come uno sghignazzamento fastidioso allora dovrebbe essere accuratamente evitata o quantomeno controllata sia da uomini che da donne, e chiederemmo al vice premier cosa ci troverebbe di sensuale e di seducente in una simile risata. Ma naturalmente il nodo della questione è un altro, e considerare una donna che ride in pubblico come una poco di buono, una spietata tentatrice è semplicemente ridicolo. Probabilmente Arinc si accende con poco è valuta una sana e gioiosa risata come un modo per attrarre a sé gli uomini e in verità non gli si può fare una colpa se preferisce  o vorrebbe che le donne fossero più riservate, arrossissero mentre le si guarda o le si parla, e in fondo anche questo a volte è un modo di sedurre, di affascinare, forse anche più di una fisicità, aggressività, sensualità esibita; ma è inaccettabile che si voglia avere il controllo sulle donne usando in maniera distorta la religione alla quale l’uomo- padrone si aggrappa per giustificare certi  suoi comportamenti. Ed ecco il reale nodo della questione: dietro una risata femminile c’è la paura del maschio di perdere il suo ruolo di dominatore e padrone; la donna che ride in questi Paesi fa paura perché è segno di emancipazione e di libertà, anche sessuale. E la religione è un valido strumento per esercitare il potere e incutere paura nella gente.

Ma non c’è nemmeno bisogno di guardare alla Turchia, che la donna ridente sia vista in malo modo lo dimostrano un paio di detti nostrani, femmina cha rridi non ci avere fidi, ovvero non ti fidare delle donne che ridono troppo, e donna ridanciana mesa putana , rispettivamente detto siciliano e padano. L’ipocrisia, il pregiudizio, l’ignoranza, la superficialità, i vecchi retaggi culturali, sentenziare in base all’apparenza, al modo di vestire e di parlare: sono questi, prima di tutti, i nemici da abbattere. Ma attenzione che da un estremo all’altro il passo è breve e pericoloso, come dimostra ampiamente la società che viviamo ogni giorno.

 


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