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Il fascino primitivo di un bagnoschiuma

Creato il 12 novembre 2010 da Massimo
Il fascino primitivo di un bagnoschiuma

Erlend Loe in posa per la copertina Feltrinelli sullo sfondo di ignote palaffitte e una barca.

“Naif.Super” è il classico libro che uno pensa è facile, lo avrei potuto scrivere anche io. Io dico invece che l’unica persona a potere pensare una cosa del genere possa essere solo Erlend Loe, il suo autore norvegese pubblicato in Italia prima da Iperborea, poi visto che le cose andavano a gonfie vele da Feltrinelli.

Se un libro è fatto di cose semplici, non significa che sia anche semplice da scrivere. Tagliate tutti i ponti d’amicizia con chi afferma il contrario. Dopodiché tagliategli anche le gomme della macchina: quella persona non vi merita.

Naif significa ingenuo, primitivo. Super significa super. Il super ingenuo primitivo di cui si occupa il romanzo è un ragazzo di venticinque anni che ha perso interesse in tutto: la sua vita, quella degli altri, quella delle piante e degli animali, quella del mondo intero.

Il protagonista di questa storia, chiamiamolo Erlend Loe, ha abbandonato gli studi, la sua casa in affitto, i suoi effetti personali e si ritrova con le spalle al muro. Il muro è quello dell’appartamento prestato dal fratello, dove si è trasferito con l’unico compito di spedirgli via fax la posta, mentre il fratello si trova in un altro continente, ed Erlend nel suo: un divano sul quale sfoglia il giornale, guarda il muro, i videoclip alla televisione, spedisce fax al suo amico buono Kim, fa degli elenchi di cose, cose che dipingerebbe se fosse un pittore, cose che non andrebbero mai animate in una pubblicità, cose che lo rendevano felice da piccolo e cose che lo rendono felice adesso.

Ad esempio un pallone rosso da lanciare contro un muro, e un banco da falegname giocattolo su cui martellare chiodi di plastica senza pensare a niente: ognuno dei propri momenti di crisi ci fa quello che vuole.

Il fascino primitivo di un bagnoschiuma

Così per intenderci

Erlend ci va in bicicletta – “chiunque vada in bici è mio amico” scrive in epigrafe – ci conosce un bambino dell’asilo che si chiama Borre e ha una “O” con una “/” nel mezzo, una lettera un po’ difficile da spiegare a una tastiera italiana, tanto che potrei disegnarla, anche se così rischierei di perdere il filo del discorso, e allora la disegno lo stesso.

Erlend e Borre fanno elenchi di animali che hanno visto nella loro vita per vedere chi ne ha visti di più (l’elenco di Borre comprende anche quelli che ha visto suo papà altrimenti Erlend sarebbe troppo in vantaggio). Erlend e Borre giocano a dire a turno la prima parola che gli viene in mente finché il gioco degenera perché Borre inizia a dire sempre e solo “cacca” e poi si mette a ridere, e allora ride anche Erlend. E dopo conosce una ragazza, compra una Volvo per il fratello, esce a bere una birra con il suo amico cattivo Kent, legge un libro sull’esistenza del tempo, si fa delle domande e le scrive al suo autore, ne aspetta le risposte, sale e scende dagli ascensori, parte per un viaggio, e alla fine la sua vita, senza pretendere troppo, va avanti così.

Neanche il lettore deve pretendere troppo dalla vita di questo libro. A guardarlo da lontano, tipo dalla distanza che c’è dall’Italia alla Norvegia, “Naif. Super” è un libro imperfetto. Se lo si osserva un po’ più da vicino però, dentro tutti quei piccoli indizi che fioriscono in testa durante la lettura e anche dopo, “Naif. Super” si rivela libro pacifico, che non urla a nessuno, e una volta spalmato lascia una piacevole sensazione di benessere come la pubblicità non animata di un bagnoschiuma alla menta e camomilla.

Ci sono molti passaggi efficaci a dimostrarlo, passaggi che non sarò certo io a passarvi sulla schiena, perché l’ha già fatto Erlend Loe con il suo libro, che per leggerlo non servono mica tante acrobazie: basta aprirlo.

Se poi lo aprite e leggendo credete che abbia preso un abbaglio, fatevi avanti, sono pronto a farmi tagliare le gomme della macchina. La potete trovare facilmente vicino l’abete sotto la mia finestra, è quella nera con i graffi alle portiere e le gomme già tagliate.



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