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Il fascista repubblichino Aldo Protti non merita una via

Creato il 18 novembre 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

Se l’accusa è per diffamazione a mezzo stampa, bisogna che sia stato scritto un articolo, ma un articolo svolge un discorso, ha un titolo, non si limita a sei parole. Aldo Protti nei miei scritti oggetto di accusa veniva criticato per la sua scelta personale e nient’affatto necessaria di aderire alla Repubblica sociale di Salò, uno Stato non indipendente e non in grado di rappresentare l’Italia perché protetto dalla Germania nazista, senza la quale sarebbe presto caduto. In quel momento l’Italia era divisa e Salò rappresentava solo il fascismo, non la legalità. Le Forze armate statunitensi erano già nella penisola a combattere contro nazisti e fascisti, la lotta partigiana era già iniziata, già operava il governo Badoglio.
Chi stava combattendo legittimamente per l’Italia, dopo l’8 settembre 1943?
Chi era nel diritto? Il processo di Norimberga condannò i nazisti in nome dei diritti dell’uomo.
E Aldo Protti non scelse di impegnarsi per la libertà, bensì per la dittatura fascista e nazista.
Per questo la sua scelta è riprovevole. Rischiare la vita combattendo attivamente, diventare sergente maggiore di un esercito guidato da un dittatore come Mussolini, responsabile di un regime sanguinario e violento, oltretutto protetto da Adolf Hitler, è un comportamento da condannare, se esistono diritti umani anche durante i regimi dittatoriali e le loro leggi prodotte da un esecutivo ma non da un parlamento rappresentativo della nazione intera e un dibattito plurale, aperto, civile.
Non importa se Protti partecipò o no a rastrellamenti segreti di partigiani. Protti faceva parte dell’esercito che tra le proprie strategie comprendeva rastrellamenti condotti con violenza orribile e non li ha mai condannati.
La dittatura, sotto qualunque forma, è sempre stata abominevole, se l’uomo è un essere per sua natura libero e responsabile.
La scelta di Protti di iniziare la carriera di cantante nell’Eiar e negli stessi anni di guerra di fare il soldato poteva essere evitata.
Altri italiani si riconoscevano nei governi Badoglio, altri musicisti, come Toscanini, durante il regime, negli anni precedenti si opponevano e lasciavano l’Italia, altri artisti e letterati e politici erano condannati al confino o in carcere, i giornali venivano chiusi o sottomessi, i loro direttori cacciati e sostituiti, i politici antifascisti erano considerati nemici della nazione, ritenuti fuorilegge, messi in carcere o uccisi, se non si rendevano irreperibili o fuggivano all’estero.
In quegli anni bisogna scegliere in modo evidente e rischioso.
Ma ancor oggi l’uomo e libero e responsabile. Ciascuno di noi compie la scelta, in periodi come questo certo non eclatante ma decisiva, esistenziale, di accettare o no di essere cittadino di uno Stato. Vi sono scelte anarchiche, esiste la criminalità organizzata, la lotta terroristica, la massoneria deviata, ma anche forme non violente di non accettazione di uno Stato, anche tramite scelte religiose. In ogni tempo sono esistite forme di potere e organizzazioni illegittime, come la pirateria. Esiste l’indifferenza, il disimpegno, ma anche la cittadinanza attiva e l’impegno civile.

Aldo Protti compì la scelta peggiore. Non fu certo pacifista, non se andò dal territorio della Repubblica guidata da Mussolini e protetta da Hitler, mentre altri italiani combattevano per la libertà assieme agli anglo-americani.
Protti con convinzione si arruolò nell’esercito di Mussolini. Non era obbligato. A Cremona altri si diedero alla lotta partigiana e li ricordiamo con ammirazione. La scelta di Protti e le sue idee invece non meritano rispetto. Scelse di sostenere attivamente e da soldato la dittatura, la violenza, la negazione dei diritti dell’uomo. Per questo, in una polemica legata al ripresentarsi a Cremona di gruppi neofascisti, ho scritto che è stato una canaglia di guerra. In tempo di guerra, non aiutò i più deboli, non cercò di salvare ebrei, non si batté per la libertà bensì per tenere gli italiani in regime di oppressione, senza diritti fondamentali, politici, sociali, civili, umani.
Considerando quante persone hanno perso la vita crudelmente e violentemente a causa delle caratteristiche essenziali dei regimi di Mussolini e Hitler, e quanto sangue è stato versato per vent’anni di violenza al potere, in Italia e in Germania, Aldo Protti come gli altri soldati fascisti della Repubblica di Salò merita condanna morale e civile, non intitolazioni di vie e giardini. Altrimenti che dovremmo dire di chi si sacrificò per salvare altre vite umane, come Salvo D’Acquisto, padre Kolbe e altri che rischiarono e sacrificarono la loro vita per evitare altre vittime?
Dopo aver combattuto da soldato non risulta che Protti abbia reso noti i suoi trascorsi di guerra. Per fare carriera li ha nascosti. E non risulta alcun ravvedimento.
D’altronde ci fu un’amnistia.
L’amnistia però non viene più considerata. Negli ultimi anni An ha riproposto il problema della “pacificazione” come se non fossimo in pace e non ci fosse libertà, come se non avessimo una Costituzione ricca di princìpi liberali e democratici,
Il neonazismo e il neofascismo hanno nuovi sostenitori in italia e in Europa, la xenofobia e il nazionalismo non sono tramontati.

Ogni soldato della repubblica di Salò questi problemi li ha vissuti e ha scelto la violenza della dittatura. Ciascuno di noi si trova inevitabilmente a compiere una scelta, per la civiltà, la pace, la libertà, la democrazia. Aldo Protti no.
Via Protti artista? Artista è una sua qualità che non esprime le sue idee. Cantava in teatri d’opera lirica, la sua arte non ha manifestato le sue idee fasciste. Come persona ha scelto la dittatura e la violenza come metodo, non come soluzione d’emergenza. Non si può sottovalutare questa scelta.
Va onorato l’artista, ma la personale e convinta scelta fascista no. Il no al fascismo è un dovere. Chi vuole che lo stato rispetti i diritti umani non può accettare la tolleranza verso il fascismo e il neofascismo o dittature di qualunque colore, comuniste o socialiste. Per questo mi sono esposto in una polemica appassionata e accesa contro le rievocazioni fasciste e neofasciste: perché in questi anni la democrazia si sta trasformando e in modo pericoloso. Il neofascismo e il neonazismo sono tornati un’emergenza,

Ultimamente poi il potere esecutivo si sta rafforzando a danno del potere legislativo, la decretazione d’urgenza e il voto di fiducia hanno fatto sì che procedure straordinarie diventassero frequenti, la stessa indipendenza della magistratura, in particolare, è stata messa in discussione. La libertà di stampa, poi, in Italia soffre.

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