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Il favolista di Kari Hotakainen

Creato il 25 marzo 2013 da Nictrecinque42 @LositoNicola

Kari Hotakainen

Come promesso, oggi vi presento un altro capitolo del libro dello scrittore finlandese Kari Hotakainen: Un pezzo d’uomo, edito da Iperborea. Quest’autore mi ha convinto perché ha saputo conciliare, nel suo mondo narrativo, semplicità di scrittura e profondità di pensiero. So che ha scritto altri due romanzi, (Colpi al cuore, Via della Trincea) pubblicati in Italia sempre da Iperborea: penso che li cercherò in libreria per avere una conferma della sua bravura. Come sempre lascio a chi legge piena libertà di giudizio: sono consapevole, infatti, che ciò che piace a me può non piacere ad altri. Tanto consapevole che arrivo al punto di confessarvi che un caro amico è arrivato a dirmi, in privata sede, che il racconto dell’altra settimana, “La venditrice”, era una cagata pazzesca. Ovvio che quel giudizio così tranciante gliel’ho contestato con pari durezza, d’altro canto so bene che… sui gusti personali in letteratura è difficile trovare dei punti d’incontro. La scelta di estrapolare dal libro questi due particolari capitoli l’ho fatta in base alla filosofia con cui porto avanti il mio blog e anche tenendo conto della comunanza di interessi della maggioranza degli amici/amiche a cui i miei pensieri e le mie divagazioni sono rivolti. Chi mi segue con una certa costanza ama viaggiare, ha come me l’hobby della lettura, si diverte con i fumetti d’autore e spesso si cimenta nella scrittura di racconti, poesie e, non ultimo, qualcuno ha già pubblicato romanzi o saggi. Di regola i libri che propongo sono piaciuti a me, ma – sia chiaro – questo non vuol dire che siano dei capolavori assoluti e indiscutibili. Ok?  

Buona lettura!

IL FAVOLISTA

Lo scrittore tornò a casa, trascrisse quanto aveva registrato, diede una scorsa agli appunti e cominciò a imbastire una storia. Sapeva che il compito era difficile, ma non impossibile. Vi inglobò tutto quello che conosceva del mondo e anche tutto quello che solo presentiva.

Tirò fuori un grande foglio di carta e vi disegnò sopra Salme, Paavo e i figli Helena, Pekka e Maija. Attorno a loro tracciò un ampio cerchio che etichettò come «società». All’interno aggiunse dieci x, a indicare i fattori sconosciuti che influenzano sempre la vita di ciascuno.

Poi si concentrò. Chiuse gli occhi e pensò alla sua propria vita. Era piccola e insignificante, non gli era mai successo granché. Decise comunque di introdurne una parte nella storia, e fu in questa disposizione d’animo che scrisse una lettera alla persona che gli aveva ceduto la sua di vita.

Gentile signora Malmikunnas,

il ricordo del nostro ultimo incontro continua ad assillarmi. Non avevo nessuna intenzione di offenderla, anche se sono certo di averlo fatto. Le chiedo scusa. Il mio è un mestiere difficile, mi trovo a servire contemporaneamente la verità e la finzione. Forse non lo capirà, ma per me sono gemelle. Si guardano tra loro in cagnesco e si evitano, ma l’una non può vivere senza l’altra.

Quando mi ha venduto la sua vita, senza dubbio non le ho spiegato con sufficiente chiarezza che ne avrei dato la mia versione. La sua verità è la sua, la mia sarà quella dei lettori, sempre che il libro venga pubblicato. In caso contrario, la sua resterà l’unica in vigore.

Ma c’é qualcosa che ci unisce. Lei ha bisogno di denaro per una faccenda importante, io ho bisogno di questo libro. Senza, sparirei, non sarei più niente. Lei penserà che non sarebbe una grande perdita, ma nella mia professione funziona così, uno scrittore esiste solo attraverso i suoi libri.

Durante i nostri incontri l’ho vista perdere le staffe più di una volta. Il punto è che abbiamo concezioni diverse della letteratura. O meglio, mi scusi, è che lei non ne ha nessuna. Crede che scrivere un libro significhi semplicemente riportare su carta tutto ciò che uno ha visto e vissuto. Con questo metodo i libri sarebbero in generale piuttosto grossi e illeggibili. Ma conto che quando leggerà il romanzo basato sulla sua vita, capirà cosa intendo. Nella lettera precedente ho usato l’esempio del cigno selvatico per cercare di spiegare quanti punti di vista bisogna tenere in considerazione per soddisfare sia il lettore sia lo stesso cigno.

Questa volta prenderei a esempio il maiale. Noi lo vediamo nella porcilaia insieme ad altri della sua specie. Grugnisce, fruga con il muso, scava nella terra, destando in noi impressioni forti. Dovendo raccontarne la storia, partirei dal principio che si trovi lì per noi, che lo ammazzeremo e mangeremo tra non molto. È da tale prospettiva che lo descriverei, guardandolo con simpatia.

Questo é il punto di vista dell’uomo. Quello del maiale è diverso.

Non conosciamo i suoi pensieri, ma immagino che viva nel presente senza curarsi dell’avvenire. Scosta chi gli si para davanti, cerca di aprirsi un varco per raggiungere il trogolo o per zampettare per suo conto. La vista di un uccello fuori, nel cortile, potrebbe renderlo invidioso. Chissà. Vallo a sapere. Magari lo prende per un’allucinazione, credendo che al mondo non esistano altri che lui e il suo padrone. Il maiale non ha memoria del giorno prima e non pensa al futuro, eppure ha come un presentimento quando vede avvicinarsi uomini in tute di gomma. Ha paura, e a ragione, perché presto lo abbatteranno con una scarica elettrica.

Poi c’è il punto di vista del bambino. Che nel maiale vede il Natale, ma non il suo cammino fino alla tavola imbandita. Per lui si tratta di un tenero animaletto, lo chiama porcellino. I porcellini sono pure diventati protagonisti di qualche film, perché gli adulti rivedono in loro la propria infanzia. Anche i libri per bambini sono pieni di quei musoni rotondi con i buchi.

Abbiamo dunque tre punti di vista sulla vita del maiale. Se scrivessimo la sua storia solo dalla prospettiva dell’animale, risulterebbe scarna e poco credibile. Se il mio libro avrà buon esito, nella porcilaia si troveranno la scrofa e il verro, e i loro piccoli, cioè i porcellini, saranno già partiti per la loro strada, cercando di cavarsela e di evitare di finire al macello. La vita di un suino è cambiata a tal punto rispetto al passato che scrofa e verro fanno fatica a star dietro a tutte le peripezie dei loro piccoli. Poi a uno capita una brutta disgrazia (le ricordo, signora Malmikunnas, che parlo metaforicamente, è ovvio che non la considero una scrofa, sto solo cercando di far capire le mie intenzioni attraverso una favola), ma fortunatamente gli altri porcellini accorrono a salvarlo, con l’aiuto di una scimmia…

E così di seguito.

Se riuscirò nel mio intento, la sua vita sarà intensa e accattivante, capace di interessare altre persone oltre ai frequentatori abituali della porcilaia.

Suo S.

Quattro giorni dopo lo scrittore ricevette da Salme Malmikunnas due cartoline, una con un paesaggio autunnale e l’altra con un paesaggio lacustre. Il testo cominciava su una e finiva sull’altra.

Caro scrittore,

sono insieme a Helena in un bel posto e non ho la minima voglia di discutere di questioni spiacevoli. Tra parentesi, lei li mangia i frutti di bosco? La natura ci fornisce continui stimoli per vivere meglio. Mirtilli blu e rossi, bacche d’olivello spinoso e tutto il resto. Io e Paavo ne mangiamo tutti i giorni. Ci pensi. E poi ho una richiesta. Quando

(continua dietro il Iago, scusi, una cartolina non basta)

il romanzo uscirà, può dire alla fiera del libro, e ovunque sarà presentato, che é tutto frutto d’invenzione? Potrei anche pagare qualcosa per questo servizio, dato che abbiamo venduto la nostra vecchia macchina. È estremamente importante per me. Lo sapeva, poi, che le bacche d’olivello spinoso contengono quasi tutte le vitamine di cui abbiamo bisogno?

Salme

Prima di darvi appuntamento alla prossima settimana, una breve osservazione sul testo che avete appena finito di leggere: chi scrive già o chi intende iniziare a farlo può trovare nel “favolista” validi suggerimenti per creare o modificare con intelligenza il proprio mondo narrativo. Non vi pare?

Alla prossima!

Nicola

 


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