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Il favoloso mondo di Amélie

Creato il 05 novembre 2013 da Pim

Il favoloso mondo di AmèlieInizio 2002, i forum di discussione andavano alla grande e Il Venerdì di Repubblica era solito segnalare quelli più interessanti. Dal mio canto annusavo curioso, volevo tuffarmi nella Rete ma non riuscivo a trovare un pretesto. Poi, quasi per caso, un indirizzo web attirò la mia attenzione. Eccolo il pretesto: scrivere di cinema. Perché no? In fondo che ci voleva: molta passione, qualche competenza… Avevo appena visto Il favoloso mondo di Amélie, l'avevo apprezzato e potevo tentare. Aperto un file di Word, mi trovai subito a fronteggiare due difficoltà impreviste. La prima: non componevo nulla da parecchio tempo, le sinapsi si erano intanto arrugginite e i pensieri faticavano a raggiungere la punta delle dita. La seconda: fino a quel momento non avevo mai scritto di cinema e non sapevo letteralmente da dove iniziare. Va bene che Lello Bersani proponeva recensioni dettagliate di film davanti ai quali aveva beatamente ronfato, però... Dalla mia avevo soltanto il nickname. Pim. Ovvero l’acronimo del mio nome, del cognome e del secondo nome. Le poche righe che postai nel Forum Trovacinema il 13 febbraio 2002 esibivano un tono vagamente supponente, ma dovevo pur compensare qualche senso d'inferiorità nei confronti di chi il cinema lo praticava professionalmente. L'istante - emozionante - in cui premetti il tasto Enter segnò il mio esordio nel magico mondo del web.

Amélie et les autres

Autore: Pim (---.25-151.libero.it)
Data:  13-02-02 11:14
"Anticinema", l'ha definito Libération. Altri, invece, ne hanno fortemente criticato il presunto sentimentalismo. "Le fabuleux destin d'Amélie Poulain" è in realtà un'esortazione a non limitarsi a guardare il mondo da una finestra, a non rimanere spettatori della vita, un invito a mettersi in gioco e a vivere fino in fondo le proprie emozioni. Correndo anche il rischio di innamorarsi. Perché - si sa - l'amore destabilizza, mette in crisi, spesso è fugace e arreca dolore, però costituisce una necessità imprescindibile della nostra esistenza.
E poi, diciamola tutta: dov'è tutto questo disgustoso romanticismo, tutto questo mieloso buonismo? A guardar bene, e con la mente sgombra, Jeunet gioca in modo disinvolto col grottesco, badando a stemperare - e talvolta a stravolgere - qualunque sentore di melensaggine con un umor nero cinico e bizzarro (la morte della madre di Amélie, o il nano giramondo).
In certi momenti, poi, raggiunge dal punto di vista iconografico vertici di vertiginosa intensità, con invenzioni cromatiche e stilistiche spesso originali. Gli stessi effetti speciali appaiono estremamente funzionali al racconto.
Per chiudere: non possiamo e non dobbiamo considerare "Amélie" un capolavoro. Sgomberando però il campo da certe superficiali letture - fondate più che altro su un cieco pregiudizio che nulla ha a che fare con il contenuto -, possiamo definirlo un buon film che va ad inserirsi di diritto come esempio rappresentativo dell'odierna cinematografia europea.

. Il favoloso mondo di Amélie (Le Fabuleux Destin d'Amélie Poulain), di Jean-Pierre Jeunet, con Audrey Tautou, Mathieu Kassovitz, Dominique Pinon (Fra/Ger, 2001, 120'). Martedì 5 novembre, ore 21,10, La7D.

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