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Il Fenomeno Zalone: la Comicità Semplice che Sbanca il Botteghino

Creato il 20 novembre 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Il Fenomeno Zalone: la Comicità Semplice che Sbanca il Botteghino

Roberto Accurso 20 novembre 2013

Il Fenomeno Zalone: la Comicità Semplice che Sbanca il Botteghino

In questi giorni nelle sale sta spopolando il terzo e, manco a dirlo, fortunatissimo film di Luca Medici, ai più noto con il nome d’arte di Checco Zalone. Zalone, messosi in mostra qualche anno fa sul palcoscenico di Zelig, ha raggiunto un inaspettato successo con la prima esperienza cinematografica, Cado dalle nubi, pellicola del 2009 diretta dal fido Gennaro Nunziante (che ha poi girato anche le successive) ed ha battuto ogni record di incasso due anni fa con Che bella giornata. Critica manco a dirlo avversa, pubblicità nemmeno tanto esasperata rispetto a certe produzioni hollywoodiane che poi si dimostrano grandi flop, ma botteghino italiano sbancato, superando persino il record detenuto da La vita è bella di Benigni (anche se è doveroso, se non altro per dovere di cronaca, ricordare che quell’incasso andrebbe rivalutato in base all’inflazione e che pertanto sarebbe più opportuno considerare il numero di biglietti staccati, cosa che quasi certamente porterebbe ad avere nella classifica di tutti i tempi film decisamente molto datati). Oggi, come detto, Medici ci ha riprovato con Sole a catinelle ed ha raggiunto in soltanto tre settimane l’obiettivo di diventare la pellicola italiana che ha incassato di più nel nostro paese. Opera un po’ meno volgare delle precedenti, Sole a catinelle si basa stavolta su una comicità più familiare, che però a tratti toglie quella spontaneità e quell’originalità che, seppur nel turpiloquio, differenziavano Zalone dalla maggior parte dei suoi colleghi nostrani.

Il Fenomeno Zalone: la Comicità Semplice che Sbanca il Botteghino

Ma se andare a raccontare trama e aspetti del film appare inutile, quando è chiaro che non stiamo parlando di un capolavoro (inoltre è probabile che la maggior parte di voi per curiosità o per “colpa” di qualche amico sia già andato a guardarlo), risulta più interessante andare ad analizzare il fenomeno Zalone. Mi sono chiesto a lungo che cosa lo differenziasse dagli altri, taluni per giunta usciti dalla stessa fucina di Zelig, e perché un successo talmente eclatante colpisse solo lui. Insomma, ho cercato di capire quali sono le peculiarità che lo hanno reso un asso così vincente. La mia risposta è che probabilmente il mix di comicità popolare e di battute scontate che Zalone propone è talmente esasperato, talmente grottesco da trovare terreno fertile nello spettatore che non può che rimanere colpito da tanta vitalità; Checco e i suoi personaggi non rappresentano l’italiano medio delle commedie brillanti che tanto piacciono ai critici, a lui non importa incarnare l’uomo comune, alle prese con situazioni imbarazzanti, realistiche e quotidiane, il suo unico intento è quello di fare ridere, e perciò scende ad un livello più basso, esprimendo una comicità che non è né quella popolare dei cinepanettoni, né quella un po’ più raffinata e snob di certi film ad episodi pieni zeppi di star che oggi vanno per la maggiore tipo Maschi contro femmine.

Il Fenomeno Zalone: la Comicità Semplice che Sbanca il Botteghino

I suoi personaggi non somigliano allo spettatore che li va a vedere, sono più stupidi, più tonti, più ingenui, si abbassano a una condizione a tratti umiliante, col solo scopo di strappare la risata. Lui non è un comico che cerca di far ridere ma che mostra una parte di sé triste, non ha il doppio volto del clown, non si prefigge alcun intento etico-morale, rappresenta l’ignorante che si umilia perché incapace e non perché colpito da particolari avversità (anche se non va dimenticato che in quanto italiano si confronta anche lui con quella quotidianità che i suoi spettatori conoscono fin troppo bene). La sua è una maschera teatrale, una sorta di Arlecchino o di Pantalone dei giorni nostri. Probabilmente sarebbe stato il perfetto interprete di un popolano in una commedia goldoniana. Questo è il suo segreto, recitare la parte dello scemo per fare sentire lo spettatore più intelligente; fare alzare il pubblico dalla sala facendogli pensare che ciò a cui ha assistito non lo tocca minimamente e facendogli vivere due ore di divertimento puro senza doversi interrogare su se stesso e sui suoi vizi. Zalone nella sua semplicità è geniale, ha colto lo spirito goliardico e non didattico del cinema trash anni ’70 e ’80, e l’ha proiettato ai giorni nostri riuscendo a regalare un qualcosa di diverso, e questo fortunatamente, nonostante non si tratti – non mi stancherò di ripeterlo – di capolavori, perlomeno è segno di intelligenza artistica e di originalità.

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