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Il Fidentino: "abbiamo sempre un futuro a portata di mano"

Creato il 03 ottobre 2014 da Ambrogio Ponzi @lucecolore
Il Fidentino:

Il migliore dei mondi possibili
Il Fidentino: Ho appena terminato di leggermi le 16 pagine 16 dell'ultimo numero de Il Fidentino, il n° 2 di ottobre 2014. Ma, a parte qualche piccola sezione, come la poesia dialettale di Franco Giordani, ed i motti e proverbi, in puro e genuino vernacolo locale, della Claretta, ed anche qualche passo del discorso di Mons. Mazza, tutto il resto non è tanto fuffa, ma si presenta come la solita minestrina, rimescolata e riscaldata, sempre con i medesimi ingredienti, che non ne possono più di stare assieme, da decenni; il tutto espresso e condito con l'usuale ed abusato politichese e sindacalese, anche questo trito e ritrito, sempre con quei tre o quattro sostantivi, attributi ed avverbi, lisi, logori e frusti, in vetero-sinistrese, qua e là ritoccato ed aggiornato ai tempi e luoghi odierni.
Ci sono elencati solo progetti per un futuro che pare prossimo venturo, ma che ancora non si vede, come la terra per Colombo, o la nebbia, per Totò e Peppino, sbarcati a Milano. Un elenco accumulativo, scaricato sul lettore da un bilico stracolmo, in cui tutto si mescola e si confonde.  Abbiamo sempre un futuro a portata di mano, ma io lo vedo allontanarsi, sempre più, verso un orizzonte, lontano e fosco, che si sposta perennemente verso l'infinito spazio-temporale. Tutti sono a servizio di tutti, soprattutto dei cosiddetti “cittadini”, specie in estinzione, rari nantes in gurgite vasto, sempre più trasformati in sudditi, in volgo disperso che nome non ha, e nemmeno un briciolo di potere d'intervento.  Il Fidentino: Ancor più che ai tempi di Pasolini, il Palazzo si erge, distante dai poveri omarini del vicolo, che lo contemplano, attoniti, timorosi e stupiti, cercando di immaginarvi dentro i Prominenten, che ivi operano il bello ed il cattivo tempo, figli inavvicinabili di un dio minore, distanti dal misero cittadino, quanto da Fantozzi&Co potevano esserlo i famigerati Megadirettori Galattici. Ci ritroviamo a vivere in una città delle idee, invece che del Sole, come quella utopica di Campanella, con scuole amebiche, inclusive e fagocitanti le famiglie, ma che, prima o poi, le supportano, e forse anche le sopportano e ne sono sopportate. Si propongono patti d'acciaio, di fiducia ed impegno reciproci: ma come, dove e quando?  Si assemblano puzzles di progetti, solo tali, innovativi, con riflessioni sull'auxologia pediatrica, guidando le famiglie a tagliare nodi gordiani, economici e psicologici. Ossia, in pratica, chi e che cosa? Semplificando, risponde qualcuno, dai veroni del Palazzo.  E tutti avranno diritto ad accedere al web; consiglierei anche un aiutino per l'acquisto di un PC, anche il più sorpassato ed antiquato, dato che non tutti possono permettersi la spesa di un computer, specie i tanti che non riescono a sbarcare il lunario, in braghe di tela, lisa, strappata e bucata, da sempre o dopo soli pochi giorni dai salari infami.  Il Fidentino: Bisogna ascoltare la gente, aggiunge un altro governante. Ma, alle volte, la gente ha l'impressione di parlare all'aria ed al vento, o con dei sordi cronici; sempre ammesso che si trovino di fronte un interlocutore, traguardo difficoltoso quanto mai, per il misero suddito di Borgo. Meno male che ci si è accorti della jungla erbacea, che cresce rigogliosa un po' dovunque, specie sulle rotonde ed ai fianchi delle strade cittadine, celando la visione del traffico a tutti gli utenti.  La mobilità si fa sempre più verde, come le tasche di tanti italiani, come la bile degli automobilisti, tra rotatorie, fagiuoli, jersey e quant'altro, grazie ai quali ci si impiega più tempo ad attraversare Fidenza che non ad arrivare a Bologna. Ma è verde-speranza anche l'agenda del Comune.  Entro qualche anno, ridurremo di parecchio l'emissione di anidride carbonica; impareremo ad inspirare poco e ad espirare ancor meno, o saremo tutti morti di fame.  E poi, come raccomanda Amedeo Tosi, smettiamola di fare ognuno la sua parte, in modo egoistico; cerchiamo di lavorare tutti insieme, altro che Destra, Sinistra e Centro: avanti, marsch!  Arriviamo, perlomeno, tutti in fila, nella stupenda nuova Piazza della Stazione, ingentilita dai mega-ecomostri dei Terragli; io la preferivo com'era, decenni orsono, quando, ancora ragazzo, scendevo da Salsomaggiore a Fidenza, per raggiungere la Scuola Carducci, a frequentarvi il neonato Ginnasio, tra il 1958 ed il 1960.  Ma sono tempi del Paleozoico, come, purtroppo, quelli in cui visse S. Donnino e si ripetevano i proverbi della Claretta.  Speriamo solo che qualche bravo e santo componente del governo comunale riesca a tenere a Fidenza il Giudice di Pace; la Speranza è sempre l'ultima dea, ed è, pertanto, immortale.  Il Fidentino: Infine, arrivato all'ultima pagina del giornalino comunale, mi sono sorbito, da ignorante qual sono, le sublimi espressioni di Philippe Daverio, galaverna compresa, che, da piccolo, contemplavo sempre, sui rami degli alberi, anneriti e gelidi.  Ma Daverio è un grande intellettuale, con una cultura stratosferica, un gigante del Sapere umano, disumano e divino, non solito a frequentare il terreno del pianeta. Egli si libra in un Iperuranio, a quote elevatissime; da là, non riesce a scorgere Fidenza, i suoi abitanti, i loro veri, reali problemi, ed anche chi dice di tentare di risolverli, con solerzia e fervore.  Citando alcune frasi del discorso di mons. Mazza, cerchiamo di doparci con lo spirito sempiterno di San Donnino, e che egli ci riguardi e ci ami davvero: Carolus Episcopus dixit!
Franco Bifani Pangloss

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