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Il filò e la storia del “Barba Zucòn”.

Creato il 02 marzo 2014 da Martinaway @MartinawayTB

Nelle lunghe sere invernali, quando gli unici luoghi davvero caldi erano le stalle, le famiglie contadine si riunivano tra paglia e animali per scaldarsi. Durante questi incontri, chiamati filò (dal verbo filare, attività che occupava le donne in queste occasioni) si raccontavano storie e filastrocche: gli adulti narravano e i bambini ascoltavano. Tradizione tipica del trevigiano, il filò ha lasciato in eredità moltissimi racconti e altrettante rime specchio del passato e fondamenta del futuro. Una delle tante storie raccontate ai bambini è quella del Barba Zucòn, un uomo burbero, simile ad un orco, che si narra mangiasse i bambini.

“Durante questi incontri, chiamati filò (dal verbo filare, attività che occupava le donne in queste occasioni) si raccontavano storie e filastrocche…”

Una mamma e la sua bambina abitavano da sole in una piccola casetta, durante il Carnevale la madre decise di cucinare le frittelle, ma aveva bisogno di una padella e lei non l’aveva. L’unico a possederla era il Barba Zucòn, un omone burbero e barbuto che viveva nel bosco vicino, così la mamma decise di mandare la bambina a chiedere in prestito la padella, ma la piccola, spaventata dalle voci su quell’omone non voleva andare. «Non ti preoccupare, figlia mia, promettigli che gli riporteremo la padella e un cesto di frittelle per ringraziarlo, vedrai che non ti farà nulla», disse la mamma per tranquillizzare la piccola, così lei accettò.

Attraversato il bosco, la bambina arrivò alla catapecchia del Barba Zucòn e bussò alla porta. L’uomo aprì la porta, era proprio spaventoso come dicevano e la piccola dovette farsi coraggio per chiedere in prestito la padella, lui accettò, ma aggiunse «se non mi porterai le frittelle, verrò a casa tua e ti mangerò in un sol boccone!».

Tornata a casa, madre e figlia iniziarono a fare le frittelle, dopo averle impastate, fritte e zuccherate, ne prepararono un cesto per il Barba Zucòn e la piccola s’incamminò di nuovo verso la casa dell’uomo. Cammina, cammina, le venne fame e decise di mangiare una frittella, pensando che tanto l’orco non se ne sarebbe accorto. Le frittelle erano così buone, che la bambina decise di mangiarne un’altra, e un’altra ancora e senza accorgersene finì il cesto. Spaventata e con le lacrime agli occhi cercò una soluzione e notò che lì vicino un asino aveva appena fatto i suoi bisogni e siccome erano della forma delle frittelle, decise di riempire il cesto con quelli.

Dopo aver bussato alla porta del Barba Zucòn, la bimba gli diede in fretta la padella e il cesto e scappò veloce verso casa. L’uomo, impaziente di assaggiare le frittelle, ne mangiò una senza nemmeno guardarla, ma una volta messa in bocca si rese conto di quello che stava mangiando e sputò tutto subito. «Questi non sono scherzi da fare! Stanotte verrò a casa tua e ti mangerò in un sol boccone!», urlò al vento il Barba Zucòn.

La bambina intanto, una volta arrivata a casa, raccontò tutto alla mamma che pensò subito a come risolvere questo enorme problema, così decise di realizzare una bambola di pezza delle dimensioni della figlia e la riempì di chiodi, vetri e cocci. La notte la mise sotto le coperte al posto della bambina, mentre la piccola si nascondeva sotto il letto. A mezzanotte udirono un tuono e la porta si aprì cigolando. «Guarda che sono sul primo gradino!», urlò il Barba Zucòn dal piano di sotto, e la mamma disse alla bambina «Ficcati sotto! Ficcati sotto!». «Guarda che sono sul secondo gradino!», gridò l’orco, e la mamma «Ficcati sotto! Ficcati sotto!», e così via finché l’uomo non entrò in camera. «Guarda che sono sul vicino al tuo letto e ora ti mangio in un sol boccone!», ma invece della bambina, l’uomo si mangiò la bambola e non appena arrivò nello stomaco il Barba Zucòn cominciò ad urlare per il dolore e, invece di uscire dalla porta, si buttò dalla finestra.

“L’uomo, impaziente di assaggiare le frittelle, ne mangiò una senza nemmeno guardarla, ma una volta messa in bocca si rese conto di quello che stava mangiando e sputò tutto subito.”

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INFO

La fiaba, avendo origine popolare, ha moltissime versioni, il nome stesso del Barba Zucòn cambia a seconda dei dialetti. La storia qui raccontata si basa sulla versione presente nel libro Fiabe e filastrocche di Treviso per i più piccoli, a cura di Sonia Montagner (La libreria di Demetra, 1998, ISBN 9788844006464). L’illustrazione è tratta dallo stesso volume.

Conoscevate questa storia? Condividete le vostre versioni o racconti simili tipici della vostra zona!



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