Magazine Cinema

Il fondamentalista riluttante di Mohsin Hamid, la post-recensione

Creato il 12 agosto 2014 da Postscriptum

D ue interlocutori seduti in un locale a Lahore, in Pakistan. Il primo, la voce narrante del romanzo, è un ragazzo pakistano non ancora trentenne ma che ha già affrontato parecchie difficoltà; l’altro, l’ascoltatore silenzioso, è un americano che si è trovato a parlare con questo ragazzo con la barba lunga e dall’aria parecchio vissuta per caso.

Changez, ultimo esponente di una famiglia pakistana un tempo benestante, va a studiare negli Stati Uniti per riscattare la sua condizione e quella di tutti i suoi familiari: mantenendosi gli studi con umili lavoretti e borse di studio, il ragazzo ottiene risultati tanto brillanti da essere notato da una importante agenzia di rating che lo introduce, appena ventiduenne, nel mondo dell’alta finanza, dei sontuosi rimborsi spese e degli stipendi annuali a 5 cifre.

Changez è un pakistano perfettamente integrato nel sistema americano, tanto da allontanarsi dalle sue origini umili ma, poi c’è l’attentato alle Torri Gemelle e allora il giovane deve fare i conti con una realtà che lo vede integrato in un mondo che non gli appartiene, dove il colore della sua pelle, i suoi tratti somatici e la barba, che ad un certo punto si fa crescere, diventano motivo di preoccupazione e pretesto per insulti d’ogni tipo. Inoltre la relazione con Erica, una ragazza di cui egli si innamora perdutamente, assume i contorni della tragedia a causa dei demoni interiori di lei e dei tormenti di lui. Il giovane giannizero dell’impero statunitense dovrà allora fare una scelta.

Il fondamentalista riluttante è un romanzo costruito molto bene, che mette in luce i paradossi della società occidentale, in particolar modo di quella americana, sempre aperta ad accogliere altre culture ed etnie ma, velocissima nel chiudersi a riccio nel proprio essere non appena si sente minacciata. Questo romanzo è la cronaca non solo di un personaggio ma di un intera nazione, di un popolo e di un modo di essere che, attraverso le sensazioni di Changez, vediamo crollare esattamente come sono crollati i palazzi della finanza a Ground Zero. Hamid coglie quel momento in cui l’americano medio si è sentito spiazzato, smarrito e terrorizzato, essendo stato privato di un simbolo che rappresentava il potere della sua nazione sul resto del pianeta; dall’altra parte della barricata Changez, invece, comincia a detestare la velocità con cui si è inserito nel sistema americano e con cui lo stesso sistema lo sta rigettando perchè troppo somigliante a quei terroristi che, nell’immaginario comune di tutti noi dopo quell’undici settembre, devono per forza avere tutti la barba lunga, la carnagione olivastra e parlare un dialetto orientale.

Badate bene: non è un romanzo sul razzismo. Qui l’odio nei confronti di un’altra etnia non c’entra assolutamente niente. Qui non si tratta di odio ma di paura: paura nei confronti di una realtà in cui essere americano non significa più essere il miglior rappresentante della razza umana sulla terra; paura nei confronti di popoli che erano stati sempre visti come manifestazioni territoriali di un sentimento popolare ma che invece si scoprono essere manifestazioni a carattere quasi mondiale, manifestazioni di un rigetto nei confronti di una nazione fondata sugli ideali di indipendenza e libertà (e stiamo parlando degli USA) che è diventata invece simbolo di oppressione in molte, troppe parti del globo. Paura, soprattutto, nei confronti di una cultura, quella orientale, che era sempre e erroneamente associata all’ignoranza e al degrado ma che invece si scopre essere evoluta, colta e prodiga di riferimenti culturali (Changez cita Cuore di Tenebra di Conrad e La leggenda della valle addormentata, ovvero il mistero di Sleepy Hollow, di Irving).

Il clima di diffidenza, sospetto e odio che si è creato dopo quel famoso undici settembre è lo scotto da pagare alla Storia che, lungi dal prendere le parti dell’uno o dell’altro contendente, presenta un conto spese che nessuna american express potrà mai saldare.

P.S. Nel 2012 la regista indiana Mira Nair ha diretto la trasposizione cinematografica de Il fondamentalista riluttante con Kate Hudson, Liev Schreiber, Kiefer Sutherland e Riz Ahmed nel ruolo di Changez.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :