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Il fondo Maiuri: un’altra biblioteca in pericolo!

Creato il 23 luglio 2014 da Vesuviolive

Libri antichi

Numerose proposte sono arrivate dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna, dalla Cina, da Ercolano, per salvare il fondo librario Maiuri. Tutto il mondo, tranne ovviamente la città di Pompei, è pronto ad ospitarla, addirittura a comprarla a suon di aurei.

Il fondo Amedeo Maiuri è la biblioteca dell’insigne archeologo che restituì alle nostre generazioni gran parte del patrimonio archeologico campano, tra cui l’antro della Sibilla a Cuma, Villa Jovis e il Palazzo a mare a Capri, parte degli scavi di Ercolano e Pompei. L’attuale sistemazione del fondo non è più usufruibile, in quanto urge per l’insediamento di uno dei tanti uffici tecnici. Quest’ultima era una delle stanze di rappresentanza della sede del Comune di Pompei, la quale ospitò il grande patrimonio a partire dal 2001, per opera del responsabile del Centro Internazionale per gli Studi Pompeiani, e professore emerito presso il Suor Orsola Benincasa, Umberto Pappalardo.

La Biblioteca del Fondo Maiuri è stata letteralmente sfrattata…ormai i pazzi si sono impossessati del manicomio! Nel frattempo si fa avanti una proposta interessante e cioè quella del comune caprese. Ad Anacapri infatti Maiuri acquisto una piccola dimora, dove elaborò gli scavi che diedero alla luce Villa Jovis e i reperti della Grotta Azzurra.

La possibilità caprese è sicuramente più attraente di quella che il Comune di Pompei a riproposto affinché si placassero le polemiche intorno l’accaduto. La futura sistemazione pompeiana per il fondo Maiuri potrebbe essere l’edificio della Ex Prefettura, un edificio che va in pezzi più degli scavi di Pompei (i nazisti ringraziano).

Il fondo conserva inestimabili studi sull’archeologia campana, testi unici del periodo compreso tra il XVI e il XIX secolo, Carteggi ed Epistole, Taccuini di scavo sui siti di Liternum, Paestum, Sepino, Velia, i Siti Molisani e del Sannio, gli archivi fotografici riguardanti Pompei, Ercolano, Napoli, Campi Flegrei, per non parlare dei cimeli.

Come con i Girolamini, l’Archivio del Movimento operaio Concetto Marchesi, la biblioteca Marotta, etc. anche con il fondo Maiuri si può dire che le biblioteche a Napoli sono in pericolo.

Succederà ciò che accadde per Costantinopoli al tempo del crollo dell’Impero romano d’oriente o ci salveremo in extremis?


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