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Il fotografo delle damigelle: intervista ad Alberto Ghizzi Panizza

Da Ragdoll @FotoComeFare

Ospite di questo nuovo appuntamento con le interviste è Alberto Ghizzi Panizza.

Fotografo naturalista e paesaggista, ben conosciuto sul panorama internazionale grazie ai numerosi premi ricevuti, Alberto è un fotografo accreditato Nikon dal 2013 e collabora con diverse agenzie inglesi e americane.

È soprattutto famoso per le foto delle damigelle (non queste, ma queste!) che lo hanno portato ad un soffio dal vincere il National Geographic Photo Contest del 2013.

Perché questo non è poi accaduto? Continua a leggere per scoprirlo!

Nelle righe che seguono ho chiesto, infatti, ad Alberto di raccontarci la vicenda e anche di darci qualche consiglio fotografico.

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Ciao Alberto e grazie per avere accettato di rispondere alle nostre domande. Tu sei conosciuto soprattutto per i tuoi scatti panoramici e per le macro di insetti, rugiada, ragnatele ecc. Vorrei quindi chiederti: perché hai scelto proprio la fotografia naturalistica?

In realtà mi appassiona un po’ tutta la fotografia e mi piace cimentarmi in tutti i generi. Da amante della natura e degli animali, comunque, prediligo la naturalistica e la paesaggistica.

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In quale momento sei passato dalla fotografia amatoriale al professionismo?

Sono appassionatissimo di fotografia da ormai 19 anni e, con alcuni amici fotografi, avevo fondato un’associazione senza scopo di lucro chiamata Travel Photo Experience.

Dopo alcuni anni di attività e vedendo che la cosa andava bene, ho deciso di trasformare la mia passione anche in un lavoro.

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In cosa consistono, oggi, i tuoi lavori professionali?

I miei lavori sono svariati, dai servizi personali ai reportage. Molte sono anche le iniziative personali come mostre, corsi e workshop.

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Ci sono, secondo te, dei cambiamenti in atto nel settore della fotografia naturalistica? Come immagini la fotografia naturalistica del futuro?

Cambiamenti se ne sono verificati molti, soprattutto ora che le fotocamere digitali hanno permesso di scattare foto a volontà. È diventato molto più semplice catturare scene che con la pellicola non avremmo nemmeno provato a riprendere. Inoltre, non si ha più paura di sprecare uno scatto.

Le fotocamere sono diventate sempre più affidabili e veloci, aiutando non poco il fotografo.

Per il futuro immagino, quindi, che si conterà sempre di più sulla tecnologia.

Per esempio con l’utilizzo dei droni, dei sensori di movimento, dei comandi a distanza e di fotocamere che potranno aiutarci in situazioni che, una volta, risultavano quasi impossibili da riprendere.

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È nota un po’ a tutti, ormai, la vicenda della tua foto delle damigelle: venne votata dalla giuria del concorso del National Geographic Italia come vincitrice della categoria “Animali”, ma venne subito dopo squalificata, a causa dell’uso del focus stacking, una tecnica di ripresa fotografica che il regolamento considerava fotomontaggio.

Capita spesso che durante i concorsi di fotografia naturalistica si alzi qualche polverone mediatico sull’ammissibilità o meno di certe tecniche. Spesso è difficile stabilire un confine tra cosa sia accettabile e cosa no. Voglio quindi chiederti: se dovessi organizzare un concorso fotografico, tu cosa permetteresti nel regolamento e cosa, invece, vieteresti?

Spero che quello che si è verificato durante quel concorso abbia portato un po’ di chiarezza sull’uso del focus-stacking. Ora molti concorsi ammettono o meno questa tecnica, citandola, comunque, già nel regolamento.

Ho fatto, a volte, parte di giurie e tutto questo è sempre fonte di grandi dibattiti. Il discorso è lungo e complicato.  Tuttavia, nel caso di un focus stacking la vedo semplice… basta chiedere al partecipante di inviare tutti i raw.

Capita però spesso che bellissime immagini vengano scartate perché ritenute fotomontaggi a priori. Infatti il file raw viene quasi sempre inviato dopo l’ipotetica vittoria.

La questione è adesso complicata dal fatto che molte macchine sono in grado di creare raw da più esposizioni… Insomma penso che sia davvero complicato…

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Alcune persone sostengono che le tue macro di insetti sono “antropizzate”. I soggetti sono, cioè, ripresi in atteggiamenti che sembrano poco naturali e che danno ad alcuni la sensazione che siano messi in posa. Cosa rispondi a queste critiche?

Mi piace il fatto che la gente provi simpatia per gli insetti e non li disprezzi solamente, considerandoli esseri fastidiosi. Ecco perché li riprendo in atteggiamenti quasi umani.

A volte basta cogliere un attimo del loro movimento per farli sembrare in posa, ma in realtà non lo sono.

Voglio sottolineare che tutte le mie immagini vengono riprese in natura con i soggetti vivi e totalmente incolumi.

Insegno, infatti, nei miei workshop che prima di tutto viene il rispetto della natura e dell’ambiente.

Inoltre, spesso siamo noi stessi a vedere atteggiamenti umani negli animali.

Un classico esempio sono le immagini che ho scattato alle damigelle (gli insetti con gli occhioni grandi e tondi). Le persone mi chiedono se in quelle foto le damigelle si vogliono bene o se sono grandi amiche, mentre, in realtà, avevano solo litigato, qualche istante prima di volare via.

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Tra le tue foto più stupefacenti ci sono quelle dei fiori riflessi nelle gocce d’acqua. So che moltissimi appassionati di fotografia naturalistica tentano questo genere di scatto, adesso molto in voga. Qualche consiglio per i nostri lettori?

La procedura è principalmente una questione di angolatura, di luce e di distanze. Tutto varia in base all’ambiente, alla dimensione delle gocce, dei soggetti e della lunghezza focale utilizzata.

Spesso sento ancora dire che queste foto sono dei montaggi. Fortunatamente ora la tecnica si è diffusa e non vengono più ritenuti tali.

Un mio caro amico, una decina di anni fa, è stato proprio escluso dopo aver ricevuto il primo premio ad un concorso: la giuria non ci aveva visto chiaro sulla tecnica usata per realizzare questi scatti. All’epoca erano una vera e propria novità.

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Parliamo di attrezzatura fotografica: in cosa consiste il tuo corredo macro?

Il mio corredo macro comprende un po’ di tutto, dalle ottiche agli accessori. Per fare fotografia macro, infatti, non sempre servono ottiche dedicate, ma ci si può arrangiare in tanti modi, senza dover per forza rinunciare alla qualità.

Mi capita spesso di usare sia teleobiettivi che grandangolari, a volte montati alla rovescia.

Ma, effettivamente, ho anche diverse ottiche dedicate che cambio a seconda del tipo di immagine che voglio ottenere.

Gli accessori, poi, si sprecano: mi perdo tra slitte, teste micrometriche, cavalletti, tubi di prolunga, anelli di inversione, pannelli led e così via…

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E quello dedicato alla fotografia paesaggistica? Fai uso di filtri e, se sì, quali?

Anche per il paesaggio uso diverse ottiche, dal grandangolo al teleobiettivo. I filtri? Li uso spessissimo. Densità neutra, digradanti e polarizzatori.

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Ho sentito dire che hai in parte modificato la tua attrezzatura fotografica, per adattarla meglio alle tue necessità: cosa hai modificato?

È vero, l’ho fatto principalmente per la macro.

Mi sono costruito (con l’aiuto di un caro amico) accessori che fino a poco tempo fa non erano facilmente reperibili sul mercato, come slitte micrometriche, plamp, stabilizzatori, flash in fibra ottica e altre cose…

Questo perché mi piace molto anche l’arte del fai da te nella fotografia. Ricorro spesso anche ad accessori molto semplici, come pezzi di carta o semplice nastro adesivo.

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Se dovessi scegliere una sola immagine tra tutte quelle che hai scattato fin’ora quale sarebbe e perché?

La scelta è difficile, ma credo che sceglierei tra due in particolare. Quella delle damigelle, che sembra che si tengano per mano (si tratta della foto di cui abbiamo parlato sopra, che ha “quasi” vinto il concorso National Geographic ndr) e le gocce di rugiada che riflettono una margherita (vedi sotto).

La prima perché è stata pubblicata un po’ in tutto il mondo e ha fatto diffondere la simpatia per questi insetti quasi sconosciuti, e la seconda perché è una di quelle immagini che più mi ha sorpreso dopo averla scattata.

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E se invece ti chiedessi di scegliere la tua “immagine ideale futura”? Cosa sogni di fotografare senza avere avuto ancora la possibilità di farlo?

Uno dei soggetti che amo ma che ancora non sono riuscito a fotografare -ovviamente in natura- è la tigre. Uno degli animali più belli del nostro pianeta, ma che purtroppo è sempre più a rischio di estinzione.

Chi è il tuo fotografo naturalista preferito e perché?

Non ho un fotografo preferito, ma ne ho tanti che stimo e ammiro. Generalmente, però, non sto a confrontarmi con il lavoro degli altri.

Scatto per me stesso cercando nuove idee senza ispirarmi più di tanto alle immagini già viste. Cerco sempre nuovi modi di fotografare o di migliorare quello che ho già fatto.

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C’è un libro sulla fotografia che ti è piaciuto particolarmente oppure qualche altra risorsa che vuoi consigliare ai nostri lettori?

Ad essere sincero di libri sulla fotografia ne ho letti pochi. Consiglio di frequentare circoli fotografici, conoscere altri fotografi e scattare assieme a loro, come ho fatto io.

Ma, in verità, sono stati quei viaggi in cui ho fotografato 18/20 ore al giorno ad avermi fatto crescere tecnicamente più di qualunque altra cosa.

Fotografare un paesaggio fantastico e tornare a casa con foto deludenti aiuta tanto a capire dove si sta sbagliando e come migliorarsi.

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Che rapporto hai con i social media?

Uso molto Facebook e una pagina personale dove carico le mie foto.

Lo trovo parecchio utile, anche per tenermi in contatto con agenzie e persone che conosco durante i miei viaggi e non solo. Ovviamente può capitare di conoscere qualche elemento poco piacevole, ma alla fine è così per tutte le cose.

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Ti è mai capitato che ti abbiano rubato le foto per attribuirsene i meriti? Secondo te cosa può fare un fotografo professionista per evitare che ciò avvenga?

Qualche anno fa non pubblicavo immagini sui social per questo motivo, ma, alla fine, credo che starsene chiusi con le proprie immagini per la paura che ce le rubino sia ancora peggio.

Furti di immagine mi sono capitati diverse volte, ma ormai il mondo è piccolo e spesso il fatto salta fuori.

Capita spesso che le immagini vengano catturate e pubblicate senza autorizzazione, ma questo credo che al momento sia un problema senza soluzione.

Pensiamo anche solo a quanta musica e produzione cinematografica viene copiata e diffusa senza autorizzazione…

Un progetto di cui ti stai occupando adesso?

Al momento sto lavorando alle foto scattate in Cile per produrre immagini e video per EXPO (Alberto e Luca Robuschi sono stati scelti per testare, primi al mondo, della nuova attrezzatura fotografica Nikon, dedicata alla fotografia astronomica Ndr).

Sto progettando un Nikon Travel, proprio dedicato alla scoperta del Cile e degli osservatori ESO.

In questi giorni sto anche preparando le presentazioni che porterò con Nital in giro per l’Italia, per i Nikon Live.

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Ti ringrazio tantissimo per la tua disponibilità. Spesso saluto i miei intervistati con la domanda da un milione di dollari: cos’è veramente importante, secondo te, per ottenere una foto d’impatto?

La domanda mi ha fatto sorridere, perché, forse, quando li guadagnerò te lo potrò dire!

Comunque, a parte gli scherzi, credo che l’originalità sia un fattore importantissimo. In un mondo dove ormai siamo tutti fotografi, distinguersi diventa sempre più difficile.

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Tutte le fotografie di questo articolo sono di Alberto Ghizzi Panizza, ogni diritto appartiene all’autore. Puoi guardare l’intero portfolio di Alberto sul suo sito personale.

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