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Il futuro e gli italiani: l’esodo verso Londra con “Italia Yes, Italia no”

Creato il 14 marzo 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

Certe mattine, specie in primavera, agli italiani trasferiti a Londra prende un groppo allo stomaco. Forse non diverso da quello di tutti migranti di ogni cielo quando il pensiero ritorna verso la strada di casa.

Il libro

Il libro “Italia Yes Italia No” di Caterina Soffici (amazon.com)

Pensi al barista con cappuccino e brioche, guardi le rondini, pensi alle prime fughe al mare… poi però sei a Londra e pensi che sei lì perché vuoi vivere in un paese dove si rispettano le regole, dove i politici si dimettono, dove non si invidiano i furbi e non si deridono i fessi. E’ quello che racconta Caterina Soffici in “Italia Yes Italia No”, 140 pagine (Feltrinelli)  in cui capisci perché vuoi vivere fuori e sognare l’Italia, rimpiangerla pure ma volerla diversa da quella da cui sei sostanzialmente fuggito. Nel libro di questa giornalista e scrittrice, autrice del best seller contro il maschilismo italiano ”Ma le donne no, trasferitasi figli, marito e bagagli” a Londra c’è la fotografia, luci e ombre, di una delle mete da sempre preferite dagli italiani che vanno via dal paese.

Una comunità, gli italiani a Londra, enorme, 90 mila registrati ufficialmente negli ultimi due anni, in realtà più di 250 mila. Riempiamo lì una media città italiana, picco di un esodo invisibile di nuovi migranti, non con la valigia di cartone alla Pane e Cioccolato, non solo super manager ma famiglie intere, come quelle dell’autrice e se non puoi/vuoi spostarti con tutti i parenti cominci a far partire un figlio, per studiare e poi per lavorare, poi si vedrà. ”La crisi c’entra ma non basta - scrive la Soffici -, Berlusconi c’entrava ma non basta più. Si va via dall’Italia che è un paese tutto sommato ricco ma, adrenalina da Renzi a parte, in cui non si vede il futuro. Un esodo silenzioso che conta circa 4 milioni e mezzo di italiani registrati come residenti all’estero, oltre 6 milioni nella realtà.”

Ogni paese dove si migra è diverso, ma perchè ci si trasferisce è abbastanza uguale per tutti e si chiama speranza di un futuro migliore. Caterina Soffici racconta, con una penna ironica, perché a Londra si vive peggio che in Italia ma si sta meglio: “perchè qui ho trovato la banalità della normalità”, convinta che “se solo la bilancia tornasse a pendere per il verso giusto, in tanti torneremmo subito. Ma bisogna far presto, altrimenti i nostri figli avranno voglia di tornare?”.

Il ritratto è da antropologia urbana, cose belle altre meno. Un aspetto buono è l’organizzazione e la rete: neanche il tempo di arrivare dall’Italia e magicamente, per chi viene dal nostro paese, la burocrazia che in Italia ci distrugge le giornate è a portata di clic. Dai certificati agli orari dei bus, tutto arriva nella buca delle lettere fisica e virtuale, pagine e pagine di esaltante associazionismo, democrazia attiva (a noi qua sembra di essere in pieno boom, a Londra gli abitanti protestano, partecipano, decidono persino sul colore delle panchine e se non vai alle riunioni peggio per te). Uno meno buono riguarda la scuola: la Soffici non ha molti dubbi, critichiamola quanto vogliamo ma in Italia è per tutti, in Inghilterra no. A fronte di scuole pubbliche fatiscenti tranne rari casi, solo chi ha tanti soldi accede alle private, guida annuale delle migliori alla mano oppure si va nelle scuole cattoliche dove per fare il test di ammissione devi pure esibire, e senza barare, il certificato di frequenza alla messa firmato dal parroco dopo averti visto assiduo ogni domenica. Però una volta dentro, gli studenti, che forse descrive l’autrice usciranno più ignoranti dei nostri, sono coinvolti in attività extracurriculari altamente formative per tirare fuori il meglio da questi ragazzi, che sia sport o volontariato, attività anche sociali (le Community and Service) che fanno punteggio (per il cittadino di domani passare a 16 anni un mese di vacanze estive in Mozambico è decisamente una bella scuola).

Un altro buonissimo riguarda le diversità politiche, sociali, economiche: ci sono tutte, non siamo in Paradiso, ma se infrangi le regole della convivenza multitutto, persino la discriminazione ‘per età’, non sei un figo impunito ma uno scorretto incivile. Sulla politica è un baratro di differenze, alcune molto note: un rapporto vergognoso (per noi) su stipendi, auto blu e privilegi vari dei parlamentari. Gli scandali ci sono e pure grandi, ma non ne sei assuefatto come da noi che abbiamo visto cose per cui a Londra sono veri pivelli (con sonore eccezioni, il pedofilo della Bbc Savile è uno di quelli).

Così si torna all’Italia, da dove si è partiti, un paese che non si smette di amare, ma per il quale sogniamo un’altra storia. (ansa.it)

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Il futuro e gli italiani: l’esodo verso Londra con “Italia Yes, Italia no”

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