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Il futuro è il wedding copy writing

Da Gynepraio @valeria_fiore

Io domenica sono andata a un matrimonio, il centordicesimo dell’anno 2014, ed è stato bellissimo. La cosa è partita male, perché non ho potuto, per ragioni meramente economiche*, comprarmi un nuovo abito da cerimonia e ho dovuto riciclarne uno. Ma ho cambiato le scarpe, spero gli sposi apprezzino. Per mancanza di organizzazione, ho rinunciato ai miei soliti styling da Julija Timoshenko (=niente nugoli di trecce per agevolare la nidificazione delle cicogne) e ho ripiegato sulla mia seconda passione tricologica: i boccoli dell’imperatrice Sissi. Ho quindi assoldato la mia amica N., grande esperta di controllo di gestione e contabilità dei costi ma soprattutto maestra del ferro caldo.

wedding copy writer

per la cerimonia, il pigiama se l’è tolto

Purtroppo, avendo più capelli di Telespalla Bob, e soprattutto con il peso specifico dell’uranio impoverito, ho fatto giusto in tempo ad arrivare in Chiesa, vedere l’arrivo della sposa, piangere sgangheratamente distruggendo tutto il make-up et voilà prima dello scambio delle promesse avevo di nuovo un liscio aplomb.

Dopo un minuto di silenzio per i miei ricci piegati dalla forza di gravità, ho avuto modo di ascoltare con attenzione la liturgia. Tanto per cominciare, ho appreso che non si dice più “Io prendo te come mia sposa”, ma “Io accolgo te”. Sospetto che il verbo prendere evochi scene di violenza carnale (Christian prese la vergine Anastasia sbattendola contro la lavatrice, sicuramente questa frase appare in “50 sfumature di Grigio”) e che sia stato rimpiazzato da un più empatico accogliere, che fa casa, ristoro, braccia aperte, vicinanza e condivisione. Posto che a me piace tantissimo essere presa, devo dire che essere accolta non è affatto male. Quindi per me è un sì, apprezzo il tentativo di modernizzazione.

Sulle promesse, sono molto d’accordo su “esserti fedele sempre”, perché secondo me -non sapendo bene chi hai di fronte- è sempre meglio non dare per scontato niente e repetita, comunque, iuvant semper. Mi permetto però di sottolineare che sì, ok, “amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita” è importante, ma vista quella grandissima valigia di problemi che chiamiamo comunemente matrimonio, anche “farti ridere” andrebbe previsto nel minimo igienico degli impegni da assolvere. Per me è un ni, ma parlerò con chi di dovere.

Infine l’omelia. Per me è stato un grosso sì. Dettaglio non trascurabile, il prete non parlava con l’accento piemontese strettissimo di Carletto from Passerano Marmorito, ma anzi aveva una dizione quasi piacevole. Inoltre, si è preso la briga di spendere due parole sul conto degli sposi. Ma non ovvietà, tipo siamo qui riuniti…zzz…per celebrare…zzz…giorno importante…zzz…scambiarsi promesse…zzzz…dio e via dicendo, ma dettagli su di loro, del loro lavoro, delle origini delle loro famiglie, frutto -immagino- di confidenze che si erano scambiati durante il corso prematrimoniale. Il Don ha anche permesso agli amici degli sposi di intervenire con delle intenzioni personalizzate e in chiusura, ha anche azzardato una citazione di Jovanotti, credo per compiacere la sposa che ne è fan (è un ingegnere, una grande professionista, bella e brava, ma qualche difetto deve pur averlo).

Allora ho avuto una idea imprenditoriale divina, nel senso vero della parola! Il target siete voi, ragazze che non sapete rinunciare alle nozze religiose per l’abito bianco e la marcia nuziale e il velo spostato dal volto per la profonda solennità dell’evento ma che temete che esso sarà rovinato da una omelia banale. Ma anche voi, curati di provincia stufi di macinare da 30 anni noiosissimi sermoni sulla coppia e sulla famiglia davanti a 200 affamati che che hanno in mente solo i vol-au-vent con fonduta del banchetto. Assumetemi! Sarò una copy per matrimoni! Mi basta un colloquio di 10 minuti con gli sposandi e vi tiro giù un discorso da far lacrimare le pietre, la Madonna, i cherubini e, sì, son blasfema, anche il sacro cuore di Gesù. Basta con ‘ste metafore trite e ritrite della piantina che germoglia, i giochetti di parole tra vita e vite, l’amore che sposta le montagne e i cammelli che passano dalla cruna di un ago: vi faccio una predica piena di citazioni letterarie e musicali, vi tiro in ballo Paolo&Francesca, Johnny Cash&June Carter, Suor Maria&il Barone Von Trapp, Jo March&Mr Bauer, Il Piccolo Lord e il Piccolo Principe, La piccola fiammiferaia e i 10 piccoli Indiani. Se serve, scomodiamo anche Maria de Filippi& Maurizio Costanzo. Basta chiedere, e sarò la vostra ghost writer.

Dopo la cerimonia, ci siamo recati al rinfresco dove ho -come da tradizione- mangiato quanto un maiale bulimico perché era tutto delizioso, in particolare certi cestini di carpaccio di tonno con la senape che probabilmente sognerò anche stanotte. Ca va sans dire, sono stata protagonista di alcune scene incresciose che vorrei cadessero nell’oblio ma che preferisco elencare subito, con relativi disclaimer, prima di essere svergognate dalle registrazioni della videosorveglianza e della Polizia Municipale.

  • rapida esibizione di twerking e immortalamento del mio interno coscia da parte del fotografo. Io sarò anche scriteriata, ma lui poteva fotografare la pora nonna invece che le mie interiora, razza di pervertito.
  • furto di 2 magnifiche bottiglie di vetro Lurisia e loro occultamento sotto il cappotto. Su Pinterest avevo visto questa foto, e comunque erano vuote, e io darò loro una nuova vita, bravissima me.
  • fuga vigliacca verso casa perché dovevo assolutamente fare la cacca dovevo rifarmi il trucco, ma non potendo attendere che il parabrezza si spannasse ho percorso 2 km piegata a 90, come qui rappresentato. Ma in ogni caso, andavo pianissimo.
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Don’t drink and drive, just be scema

*la scelta era tra un vestito nuovo e la sedia gialla per la scrivania di voi-sapete-chi. Per una volta, più che la vanità poté l’amore.


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