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Il genio della abat-jour

Da Robertodragone

(Non essendo un suggeritore per mestiere i miei consigli sono gratis, tuttavia qualora lo riteniate opportuno potete inviarmi dei contati via fax. Non c’è una “parcella” quindi la vostra sarebbe una libera offerta. Se non volete pagarmi non fa niente, non mi offendo. Tuttavia sarò costretto a spezzarvi le gambe.)

Gira voce che il genio della abat-jour sia abbastanza frustrato. La sua insoddisfazione sembra sia dovuta dalla banalità dei sogni che la maggior parte dei clienti gli chiede. Sua moglie, Dina Lampa, dice che il marito non dorme più la notte dallo stress e dalla tristezza per tutte le volte che ha dovuto esaudire sempre gli stessi desideri. “Ormai”, dice Dina, “I desideri li distribuisce tramite fotocopie” (tra cui uno dei desideri più richiesti dagli uomini, e cioè la ricrescita dei capelli, viene esaudito tramite una fotocopia di una fotografia della nuca di un uomo capellone, la quale dovrebbe essere incollata sul capo deserto del pelato cosicché assuma la funzione di parrucchino). Possibile che le persone desiderino solo cose banali, ma soprattutto, solamente cose che, aspettando un po’, potrebbero avere gratis?

L’altro giorno, per esempio, nella bottega del genio è entrato un ragazzino completamente vestito di nero, capelli neri lisciati con la piastra, stivali neri slacciati, pantalone nero talmente stretto che gli alzava la tonalità della vocina. “Io vorrei…psci, psci…”, ma il genio non aveva capito, “Ragazzino parla più forte, cosa desideri?”. Il ragazzino allora sbuffò. “Uffa, IO Vorrei morire”. Il genio della abat-jour era perplesso. “Morire?”, il ragazzino annuì, “Esatto anima persa, desidero morire, voglio morire”. Allorché il genio pensò: perché, se voleva morire, perdeva tempo nel costruirsi un’identità? Cioè, per stirarsi i capelli avrà perso ore, così come ci avrà messo ore a infilarsi quei jeans (“Ma non ti fanno male, ragazzino?”). “Non puoi aspettare una morte naturale? O, se hai fretta, va a pranzare da McDonald’s”. Fu la risposta del genio. Il ragazzino pianse, poi uscì dalla bottega.

Il genio era stanco di vedere l’infelicità delle persone dovuta solo alla mancanza di qualcosa. Quel “qualcosa” era inoltre quasi sempre un bene materiale. Possibile che il mondo sia diventato così materialista? Una volta, tanto tempo fa, nella sua bottega vi entrò un signore che, così, per gioco, desiderò di poter farsi una corsa sull’acqua. Il genio era così felice di accontentarlo! Un altro giorno, poi, nella bottega mise piede un cliente alcolizzato il quale desiderava di poter trasformare l’acqua in vino. Quanti strani desideri gli chiedevano un tempo! Che dal cielo piovesse pasta ai quattro formaggi, o che i coleotteri imparassero a cantare. Ora invece le persone chiedevano soldi, Ferrari, capelli.

“Siate un po’ più creativi nei desideri”, dice il genio nella sua intervista al giornale di magia ‘Pensa un numero da uno a dieci‘. “Il problema delle persone è che hanno paura che una cosa non possa mai bastare. Sa quante  ragazze sono venute nella mia bottega che volevano che il proprio uomo le amasse di più? Dopo sa che succedeva? Lasciavano i propri uomini perché “le amavano troppo”. Dicevano ai propri ragazzi che la colpa era loro, eccerto, visto che finché non mi avevano chiesto il desiderio il rapporto tra i due era perfetto. Poi venivano i ragazzi da me per riavere la propria donna che li aveva lasciati. Che casino che è diventato il mondo”. Oppure, “Gente che vuole più soldi. Ma di cosa se ne fa di tutti quei soldi? Ma quelli che più mi fanno incazzare sono quelli che vogliono qualcosa senza aver mai tentato di averla. Amore, lavoro, la felicità. Gente frigida e antipatica che ama interpretare la vittima passiva della società. Non hanno mai avuto nulla perché non hanno mai provato a prendere nulla. La paura, sa, è il calcio che colpisce la palla del mondo e non le permette di fermarsi”.

Questa settimana tre desideri al prezzo di due. In omaggio un chihuahua in un panino


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