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IL GENITORE MODERNO HA UN FIGLIO SVEGLIO (mentre noi siamo strani)

Da Mammapiky @mammapiky

IL GENITORE MODERNO HA UN FIGLIO SVEGLIO (mentre noi siamo strani) Il mese d'Agosto per casa Piky è stato (e ancora non è finito), un periodo florido di avvenimenti ed eventi da festeggiare: compleanni, cene, ritrovi e feste sono stati anche troppo frequenti per chi, come noi, di mondano non ha proprio più niente. Tuttavia ogni occasione è stata approcciata come a un genitore conviene e se prima era naturale sostare davanti al buffet, ora è il piazzale antistante alla struttura del momento, a vederci protagonisti e a fungere da vero e proprio osservatorio sul mondo. Che poi si sa, a stomaco vuoto il cervello è più reattivo, percepisce e immagazzina meglio. Ovvio e naturale trovarsi a fianco a fianco con i propri simili intenti a placare risse, risolvere capricci e limitare la velocità di chi approfitta della forza del gruppo. Quello che mi balza sempre agli occhi, in momenti come questi, sono le differenze educative che corrispondono a differenti nuclei familiari e di conseguenza la diversità dei risultati ottenuti. I figli sono lo specchio dei genitori, niente è più vero, per lo meno fino a una certa età, e il loro essere spugne li porta ad assorbire comportamenti, atteggiamenti e linguaggio degli stessi.La mia osservazione non è volta alla critica, perché da quando sono mamma lungi da me giudicarne un'altra, bensì, se possibile, a una costruttiva riflessione e, nel caso debba proprio trovarci una pecca, a un minimo di pettegolezzo, ingrediente base di quasi ogni donna.
A osservare, a riflettere e a costruire però quello che vedo non lo trovo adatto a noi, alle nostre abitudini e per l'approccio che della vita abbiamo, anzi dirò di più, quello che vedo proprio non mi piace. Sempre più spesso, m’imbatto in conversazioni tra genitori, dove si fa a gara per chi, più di tutti, mandi il proprio figlio a briglie sciolte, lasciando fare al caso, perché solo cosi crescerà consapevole e autonomo. Picchiare è sinonimo di difendersi, dire parolacce è una materia d'asilo, litigare significa farsi valere, cadere e farsi male li rinforza. Il prepotente secondo molti, parte avvantaggiato e il genitore moderno sembra dover intervenire il meno possibile, essere quasi una comparsa e fare il minimo indispensabile se vuole insegnargli a vivere e farlo crescere forte e sveglio. Diversamente le conseguenze sembrano essere disastrose: sarà un mollaccione, si troverà male a scuola, sarà preso di mira, sarà un piagnucolone, sarà catalogato come "strano" e scansato dal gruppo. Va molto di moda l'atteggiamento spavaldo, di chi la difficoltà nell'essere genitore, sostiene di non sentirla e di chi pensa che un figlio no, non ti debba condizionare la vita, no se tu non glielo permetti. Ora sempre per questo spirito che non mi consente la critica, ho provato a riflettere su ciò che queste parole e questi comportamenti nascondono, e non ho trovato il bandolo della matassa, perché i miei figli la vita, me l'hanno condizionata eccome e pure felicemente. Amo seguirli, come credo sia giusto, a distanza magari, ma li seguo. Non lascio che picchino impuniti, o che montino capricci d'attore, non voglio che dicano parolacce e se cadono, mi avvicino per vedere cosa si son fatti. Voglio che conoscano il rispetto e che imparino a darlo. Su "grazie" e "per favore" non transigo e nemmeno su un capriccio piantato in mezzo alla gente. Prepotenza per me è sinonimo di maleducazione e ignorare non vuol dire non intervenire, piuttosto non assecondare ma comunque placare. L’idea che il genitore troppo presente sia un “debole” è diffusa e non ho mai sentito qualcuno contraddirla, forse non per reale convinzione ma, e qui azzardo, per non essere giudicati “strani” e perché a far parte del gruppo forse in fondo ci teniamo anche ora .
Ecco, noi siamo i “strani”, nessuno lo dice…ma so che in molti lo pensano.

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