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“Il giardino di cemento” di Ian McEwan

Creato il 16 marzo 2011 da Abo

“Il giardino di cemento” di Ian McEwan“Il giardino di cemento” di Ian McEwan
Il giardino di cemento
Ian McEwan, 1978
Einaudi (Trad. di Stefania Bertola)
160 pagine, 9 euro

Si parte con una famiglia, due genitori, e quattro figli: Tom, sei anni, Sue, dodici, Jack, quattordici, e Julie, diciotto.
Una casa con giardino, una vita che dall’esterno potremmo definire, se non felice, quantomeno normale.
Poi il lutto: il padre muore stroncato da un infarto mentre lavora in giardino.
Un duro colpo, da cui la madre non si riprende: la discesa nella depressione che la costringe a letto, e una morte per cause non definite.
I quattro figli restano così soli, e temono che i servizi sociali li vogliano separare.
Ecco quindi l’idea: nascondere il corpo della madre in un baule, ricoprirlo di cemento, e fingere che nulla sia accaduto. Tanto semplice quanto macabro, il piano viene messo in atto.
Privi di figure adulte di riferimento, i ragazzi si organizzano come possono. La casa diventa ben presto un porcile, i pasti sono sempre meno sani, gli orari quanto mai elastici e scombinati. Jack smette di lavarsi (ma continua a masturbarsi con accanimento), Sue si rifugia nella lettura e nella scrittura.
Non è però in questi aspetti che si manifestano le ricadute più importanti dell’autogestione, perché a venire sconvolti sono soprattutto i ruoli e le dinamiche familiari.
Sentendo su di sé la responsabilità, Julie matura rapidamente, e come è ovvio si sostituisce alla madre. Questo innesca meccanismi perversi sia in Jack, scisso tra il ruolo di figlio di Julie e di padre dei suoi fratelli minori, tra il rifiuto dell’autorità e le malcelate pulsioni sessuali verso la sorella, sia in Tom, il più piccolo e quindi il più esposto al trauma.
Tom reagisce iniziando a vestirsi da donna, come a voler compensare la scomparsa della madre, poi precipita in una regressione infantile che ha come unico scopo quello di attirare le attenzioni di Julie, nel suo ruolo di genitore putativo. E non manca in lui un distorto complesso edipico che vede in Jack una figura ostile.
Nonostante la feralità dell’intreccio, non assistiamo a grandi scene tragiche. Le crisi di pianto sono rare, i dubbi sporadici, soprattutto per Jack, gelida voce narrante che al massimo si lascia andare a qualche ricordo malinconico.
Anche per Julie, del resto, il nuovo menage familiare diventa la norma con una rapidità e un’assenza di sentimento che mette i brividi.
Basta qualche settimana per farle dire:

Ho perso il senso del tempo. È come se fosse sempre stato così. Non riesco proprio a ricordarmi com’era la mamma da viva e non riesco proprio ad immaginare che cambi qualcosa.

In questa facilità di adattamento e rimozione, molto più che nell’occultamento del cadavere, risiede forse l’aspetto più disturbante del romanzo, che si risolve per la gran parte in un’analisi del microcosmo formato dai quattro fratelli. Ed è proprio questo uno degli  aspetti che mi ha un po’ deluso.
Mi sarebbe infatti piaciuto che lo scontro tra l’improbabile nucleo famigliare dei quattro e la vita del mondo esterno venisse trattato in maniera un po’ più estesa. L’irrompere sulla scena di Derek, fidanzato di Julie che inizia a fare domande sulla scomparsa dei genitori e a ficcare il naso nelle crepe che le risposte dei fratelli lasciano intravedere, è invece inevitabile ma piuttosto tardivo.
Ricco giocatore di biliardo dall’aspetto vagamente dandy, Derek è la normalità che irrompe e cerca di riportare tutto nei binari previsti dalla consuetudine. Manca però di una caratterizzazione ben precisa, e questo è secondo me un altro difetto del romanzo: sacrificare un personaggio alla sua funzione senza dargli molta profondità è un peccato, soprattutto in una storia dal cast ridotto come questa.

Concludendo: Il giardino di cemento è stato il primo libro di McEwan che ho letto. A conti fatti non è scattato il colpo di fulmine, ma comunque si è trattato di un primo appuntamento che mi ha fatto intravedere qualcosa che vorrei approfondire. Quindi ho messo gli occhi su Sabato, che dalla sinossi mi sembra interessante.
Se però c’è qualcuno che ha letto altre opere di McEwan e vuole darmi un consiglio, sotto coi commenti.

Pro:
- L’incestuosità incombente.
- Le pagine in cui Jack ripensa alla madre.
- L’involuzione psicologica di Tom.

Contro:
- Il personaggio di Sue, un po’ sterile; mentre Julie, Jack e Tom sembrano ricostruire un nucleo famigliare morboso ma definito, Sue non ha a mio avviso un ruolo chiaro.
- Come già detto, la figura di Derek è poco più che abbozzata.


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