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Il gioco Pdl dell’estate: Ammazza-Fabio (Granata)

Creato il 26 luglio 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Il gioco Pdl dell’estate: Ammazza-Fabio (Granata).Avremmo voluto parlare della presentazione dell’ultimo libro di Giuseppe Turani, Gli ultimi giorni della Fiat, a cui abbiamo assistito ieri sera, ma a un certo punto la noia per l’ennesima marchetta pro-Fiat (ad un certo punto ci è sembrato che Turani parlasse della Casa Santa di Loreto), ci spinge a parlare di sport. Si chiama “tiro al Granata” ed è l’ultima trovata degli annoiati (anche loro), parlamentari pidiellini. Al centro di questo gioco di mezza estate c’è Fabio Granata, finiano doc, ex Rete di Leoluca Orlando, siciliano come Dell’Utri ma di un’altra cosc…scusate, pasta. Così, a prima vista, Fabio Granata ci sembra una personcina a modo. Lo abbiamo ascoltato ad Annozero dire cose sensate, esprimere giudizi condivisibili, criticare con molta accortezza e altrettanto tatto, alcune decisioni del partito al quale appartiene. Da sempre accanito sostenitore non solo del concetto di legalità ma anche della pratica, non ci ha sorpreso né sconvolto, quando lo abbiamo sentito dire ai suoi colleghi “Ostacolate le indagini sulla mafia” prendendo, di fatto, le difese di quei magistrati di Caltanissetta e di Palermo che in questo momento stanno cercando di risolvere i rebus delle stragi. Ma Granata è andato oltre, e si è permesso di dire: “trovo alquanto sospetto che a Spatuzza sia stato negato il programma di protezione”. Ma il top, Granata lo ha raggiunto con un post sul suo blog in cui ha scritto: “Gli arresti di Flavio Carboni e compagnia bella sembrano confermare l’esistenza di una ciclopica questione morale che attraversa la politica italiana e il partito nel quale abbiamo fatto confluire la storia della destra italiana”. Apriti cielo anche perché il suo Capo, appena poche ore prima, aveva definito la P3 di Carboni un “club di pensionati rincoglioniti”. Tutti i pasdaran del Pdl, compreso l’uomo di pace ciellino Maurizio Lupi, stanno invocando a gran voce l’intervento dei probiviri del partito al quale Granata non intende assolutamente sottrarsi, “purchè vengano con me Dell’Utri e Verdini”, ha detto strabuzzando le sue lenti a contatto. Perfino i suoi ex camerati aennini, quei due mostri di intelligenza e arguzia che si chiamano Gasparri e La Russa, ne stanno invocando il rogo e, ricordando il loro passato di picchiatori fascisti, si sono armati di fionda e fucile ad aria compressa per tentare di risolvere la questione alla radice, fascistamente insomma. Gasparri, fionda in mano, è stato visto aggirarsi furtivamente per il Transatlantico dove ha tirato un paio di biglie d’acciaio colpendo però gli incolpevoli Maroni e Calderoli che, voltandosi, hanno detto a Caspar “e che cazzo, mettiti gli occhiali”. A La Russa invece, il capo di stato maggiore dell’esercito ha avuto la pessima idea di regalare un moschetto ad aria compressa (il libro La Russa non lo ha voluto, troppo impegnativo) e, travestito da John Wayne di Berretti verdi, ha iniziato a sparare proiettili di plastica all’impazzata colpendo nell’ordine: Rosy Bindi, Stefania Prestigiacomo, Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, Anna Finocchiaro e perfino la sua amica di striscia Daniela Santanchè. Quando Alessandra Mussolini gli ha fatto presente che Granata è un uomo, La Russa ha avuto un attimo di panico subito risolto con un cognacchino al bar. Capezzone tace, forse è in vacanza a Villa Certosa, forse è seduto su un ramo del lago di Como dopo averlo scambiato per un albero, forse è solo rinsavito ma su quest’ultima ipotesi resta un dubbio atroce.


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