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Il giornalista, quella figura mitologica

Da Iaota

Sul web, molti credono che la figura del giornalista sia una professione che da qui a qualche anno scomparirà. Si crede che: le nuove tecnologie, i social media e le fonti d’informazione gratuita prenderanno il posto dei quotidiani e che l’informazione diventerà gratuita.

Nonostante io sia convita che tra qualche anno le testate giornalistiche produrranno solo l’edizione web, non credo che la figura del giornalista verrà meno.

Il giornalista, quella figura mitologica

È vero, il cosidetto “citizen journalism”, il giornalismo che vede come protagonisti i cittadini che vivono l’evento in prima persona, sta prendendo il sopravvento in tutto il mondo. Il giornalismo d’inchiesta tuttavia non è un genere di informazione che può essere sostituito dall’informazione gratuita sul web. Le inchieste, per essere realizzate, richiedono una grandissima mole di lavoro da parte di chi realizza il pezzo, è vero, ci sono blogger che sarebbero disposti a farlo, ma l’accesso a determinate strutture e a determinati personaggi non è consentito a tutti, ma solo alla stampa. Mentre i ‘twitteri’ possono tranquillamente esprimere la loro opinione, postare foto legate a ciò che accade e annunciare un evento, non possono condurre un inchiesta. Twitter non è la piattaforma adatta per questo genere di servizio.

Il giornalista, inoltre, dovrebbe essere una voce obiettiva che racconta come i fatti sono avvenuti. Dico dovrebbe, perché il giornalismo come forma di esposizione obiettiva degli avvenimenti è una prerogativa prevalentemente anglosassone, in Italia, nonostante abbiamo alcuni ottimi giornalisti, nel complesso non abbiamo un buon giornalismo.

Alcuni segmenti dell’informazione possono essere più soggetti al rischio di essere sostituiti dall’informazione gratuita sul web, ma anche qui ho alcuni dubbi. Sicuramente chi vuole informarsi sull’andamento economico del mondo può visitare diversi blog che trattano l’argomento. Per seguire questi blog però, c’è bisogno di una comprensione della materia piuttosto approfondita. Decidere di visitare il sito LaVoce.info di Tito Boeri o Noise form Amerika non è la stessa cosa, nonostante entrambi questi siti siano tra i migliori su questo tema. Per comprendere ciò che gli esperti di questo settore pubblicano su questi siti bisogna avere una conoscenza di base dell’economia leggermente superiore alla media. Questo automaticamente esclude una porzione della popolazione.

Un’altro problema legato alla rete è l’agenda setting, nella stampa come nella televisione, le notizie vengono filtrate dagli editori. Se andiamo su Google e cerchiamo un tema ci vengono presentati milioni di risultati, che ci crediate o no, anche questi risultati vengono filtrati, solo che a farlo non sono gli editori, ma delle stringhe di codice che si basano sulle vostre ricerche precedenti per stabilire a quali risultati potreste essere più interessati. Questo significa che se io cerco “Egitto” potrebbero uscire le notizie riguardo gli scontri che stanno avvenendo lì in questi giorni, mentre ad un mio amico potrebbero apparire risultati riguardo pacchetti vacanze con offerte convenienti. Questo ci fa capire che la componente umana nel ruolo di editore è ancora molto forte, nonostate tutte le migliorie tecnologiche degli ultimi anni.

Bisogna inoltre fare un’ultima riflessione, forse la più banale, ma che spesso non prendiamo in considerazione. La banda larga non è disponibile su tutto il territorio in modo omogeneo, in Italia solo il 14% delle abitazioni hanno accesso alla banda larga e il 37% della popolazione italiana non ha mai effettuato un accesso ad internet.

Sicuramente l’editoria dovrà adattarsi ad un nuovo modello di mercato, ma al momento non credo che le testate verranno rimpiazzate dal web. Probabilmente, tra qualche anno produrranno solo l’edizione digitale, ma prima di poterlo fare dovranno assicurarsi che tutti i loro lettori siano disposti a leggerli online.


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