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Il giovane favoloso

Creato il 21 giugno 2015 da Ussy77 @xunpugnodifilm

50393Sempre caro fu quest’ermo cinema

Martone racconta Leopardi. Messo in scena dal regista napoletano, che predilige un cinema ottocentesco pregno di dettagli e girato con “mestiere”, Il giovane favoloso diviene narrazione mimetica ed esistenzialista; un omaggio contrappuntato divinamente dall’interpretazione di Elio Germano, che fa rivivere il dolorante genio della letteratura italiana.

Recanati, Firenze e Napoli. Queste sono le tappe più caratteristiche del genio leopardiano messo in scena da Martone. Difatti facendo leva sul dolore fisico (da cui sfocia il noto pessimismo di Leopardi secondo la chiave di lettura del cineasta), che piega e indebolisce il fisico, ma non l’intelletto, Il giovane favoloso diviene pellicola didattica, che, paradossalmente, è energica e vitale nelle prime battute (l’adolescenza recanatese) per poi perdere il bandolo della matassa in chiusura a Napoli. È un percorso logorante quello che intraprende Il giovane favoloso, un viaggio che esibisce sarcasmo e sconforto, ostentando figure sempre più importanti per la vita del poeta. Dapprima il padre Monaldo (rigoroso filologo, che lo introduce allo studio matto e disperatissimo) e i fratelli Carlo e Paolina, la corrispondenza con il “rivoluzionario” Giordani, l’amata musa Fanny e infine il fedele Ranieri. Questi sono personaggi che segnano la crescita artistica di Leopardi, aspetto che interessa meno a Martone, che preferisce mettere a fuoco la sua umanità costantemente martoriata. Tuttavia se l’arte leopardiana sembra un lato cesellato in modo didascalico, piuttosto che in modo emozionale, non può mancare la declamazione di qualche celebre componimento (su tutti L’infinito e il finale La ginestra), momenti di purissimo “teatro” (soprattutto la recitazione de L’infinito), che si discostano dalla narrazione didascalica del film. Il rischio è quello di relegare queste due sezioni di pellicola come estemporanee prove di un ispirato Germano; e probabilmente è anche così (è intenso ed emozionale quando appoggiato a un albero scruta l’infinito), ma non si può non rimanerne abbagliati.

Omaggio dalla scenografia curata e perfettamente aderente al periodo storico raccontato, Il giovane favoloso sviscera la malinconia di un poeta che ha segnato la letteratura italiana. Proprio a causa della sua dimensione nazionale, il film soffre di un respiro limitato, esclusivamente relegato al pubblico nostrano che sa apprezzare in modo totale la vita e le opere del Leopardi perché le conosce a fondo. Gli accenni a una sospetta omosessualità e il pessimismo legato alle difficoltà del corpo sono gli stilemi che muovono la mano di Martone e il film tutto (che rinuncia invece alla semplice parafrasi dei componimenti). Senza dimenticare l’apporto recitativo di un immenso Germano, che getta anima e corpo oltre l’ostacolo e si produce in una delle sue migliori interpretazioni, nella quale rifiuta il macchiettismo e abbraccia il mimetismo.

In fin dei conti Il giovane favoloso fa riscoprire l’autore recanatese sotto la luce dei riflettori del grande schermo. Inoltre, preferendo una narrazione classica (a cui viene accompagnata una colonna sonora a tratti anacronistica, utile a sottolineare in modo più deciso le disperazioni del poeta), Martone non cade nel tranello della rilettura personale, uno stravolgimento che avrebbe fatto storcere il naso ai più.

Uscita al cinema: 16 ottobre 2014

Voto: ****


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