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Il governo del fare

Creato il 08 ottobre 2010 da Speradisole

IL GOVERNO DEL FARE CIURLA NEL MANICO

IL GOVERNO DEL FAREHo seguito la trasmissione di Riccardo Iacona su “Un paese senza fabbriche”. Centinaia di migliaia di persone in cassa integrazione, molte di loro senza speranza, senza futuro, abbandonate alle proprie  paure e alla propria disperazione, da un governo senza una politica industriale che non si preoccupa neppure di quella parte del mondo del lavoro che ammette di aver votato per loro, per Berlusconi e che ora si sente tradita.

Non sono solo i lavoratori ad essere o sentirsi abbandonati da questo governo ma anche “padroni”, medi e piccoli imprenditori della ricca Lombardia che rinunciano a tutto, anche al loro guadagno, per resistere, pur di non licenziare, per non trasferire oltre confine, in Svizzera.

E Sacconi, fa la mossa della “vedova scaltra”. Dopo anni di promesse e annunci, il ministro non propone nulla, non ha un progetto “sul lavoro” e chiede che siano le parti sociali a produrre una riforma anche dello “statuto del lavoratori”.

“Fatemi vedere l’accordo fra le parti sociali sul contenuto del nuovo Statuto dei lavori e sono pronto a presentarlo in parlamento”. Il compito di un ministro  del lavoro che si rispetti e sì di stimolare l’accordo in proposito tra le parti sociali, ma anche di prepararlo con proposte equilibrate e ben costruite.

In totale assenza di questo, il puro e semplice rinviare l’iniziativa legislativa a quando le parti sociali si saranno accordate in proposito, è solo un trovata mediatica per nascondere la propria inerzia e la propria incapacità.

E’ un giochetto non solo di adesso.

Sacconi aveva annunciato, il “suo” Statuto dei lavori, come imminente, una prima volta subito dopo le elezioni del 2008, poi era tornato ad annunciarlo nel Libro Bianco del maggio 2009. 

Nel settembre 2009 il PD aveva presentato in parlamento e alla stampa i disegni di legge n.1872 e 1873 per il nuovo Codice del Lavoro semplificato. Il ministro Sacconi aveva annunciato che il suo progetto era ormai in fase avanzata di elaborazione e che sarebbe stato pronto entro la fine dell’anno.

Ma non si è visto nulla, neppure una bozza.

A gennaio, a chi gli chiedeva come mai non fosse ancora stato presentato il suo progetto, il ministro, per tutta risposta, era tornato a prometterlo per “subito dopo le elezioni regionali”, ma a maggio ancora nessuna traccia.

 Nell’agosto scorso un ultino rinvio, questa volta alla fine dell’anno 2010.

Ora, siccome la fine dell’anno si avvicina, il ministro comincia a percepire  l’improponibilità  di un ennesimo  rinvio, alla vecchia maniera, cui sarebbe costretto.

Ed ecco la trovata,  scrive alle associazioni sindacali e imprenditoriali una bella lettera  nella quale le invita “alla ricerca di intese o avvisi comuni” per la riforma del nuovo diritto del lavoro.

Punto.

Che cosa hanno fatto su questo terreno gli esperti del ministero del lavoro in questi due anni?

Tutto quello che hanno prodotto è stato scrivere questa recente lettera ai sindacato, nella quale hanno scritto che  che il nuovo provvedimento legislativo dovrà contenere “un Testo Unico del lavoro di carattere innovativo, con l’individuazione di semplificazioni, abrogazioni e di ri-regolazioni”. C’hanno messo due anni interi, per arrivare a queste parole ed hanno passato la patata bollente nelle mani dei sindacati e degli imprenditori.

Ma che ci sta a fare un ministro del lavoro che deve fare un Codice di lavori ed un ministro della semplificazione che dovrebbe semplificare qualcosa?

Chiacchiere ed annunci,  visto che i lavori, anche  quelli  che dovrebbero fare le teste “super” del governo, vengono delegati ai sindacati ed agli imprenditori.

Con questa mossa il ministro se ne è bellamente lavato le mani, o si è tolto uno spino pungente dal collo. Se questo benedetto nuovo codice del lavoro non si farà, sarà colpa degli altri.

Se la sbroglino loro, gli altri, quelli che lavorano sul serio, il governo  si gira i pollici in pace, in dolce, comoda, rilassata, meritata attesa.


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