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Il grande abbaglio

Creato il 06 settembre 2013 da Cicciotopo1972 @tincazzi

Cosa succede se anche uno dei più importanti giornali del pianeta come il New York Times prende una cantonata? E’ successo proprio in questi giorni, quando il blasonato quotidiano americano pubblica un video molto crudo di una spietata esecuzione di sette persone, presumibilmente soldati regolari di Assad (ma nel testo in arabo non c’è nessun riferimento chiaro in tal senso) da parte di un gruppo di ribelli nella zona di Idlib. Il video fa il giro del mondo, ovviamente, ma c’è un problema. Sul New York Times il video viene datato “aprile 2013″. In realtà, il video è antecedente all’agosto del 2012.

Come affermare una cosa del genere? Facciamo un passo indietro. Ad agosto 2012 ad Aleppo entriamo in possesso di un video (si proprio quello pubblicato dal Nyt), uno spezzone del quale finisce nel reportage Siria 2.0 – La battaglia di Aleppo (lo potete verificare dal minuto 44 in poi. Il video è lo stesso, ma girato da un’altra persona oltre al cameraman. L’angolazione infatti è diversa, ma la scena è la stessa.

La questione non è solo deontologica. E nulla toglie alla gravità del fatto riportata nel video sapere se sia un video di aprile 2012 o 2013. Ma ovviamente ricade il tutto nella politica, visto che l’America si sta preparando a tirare qualche missile in testa alle truppe di Assad e il Nyt entra nel gioco dei pro e dei contro rifilando una stoccata ad Obama. Come a dire: “tra quelli che vuoi aiutare ci sono pure questi ceffi”.

Contattiamo quindi  il Nyt nella persona di Christopher Chivers, il quale si dimostra subito un vero professionista. Dopo qualche ora di domande, verifiche e contro verifiche (credo pubblicherà lui a breve la spiegazione del fatto che ha indotto in errore il Nyt), arriviamo al bandolo della matassa.

Quello che invece mi ha lasciato completamente basito, è come buona parte della stampa italiana si sia lasciata infinocchiare e nonostante poi due agenzie Ansa che chiarivano la vicenda, non abbiano rettificato gli articoli apparsi su online e cartaceo.

L’Huffington post Italia, ad esempio, nonostante mail e avvisi pubblicati sulla bacheca Facebook, a parte pubblicare un sacco di cazzate di gossip, ha fatto finta di niente. Un giornale che pretende di avere un occhio oltreoceano e uno sull’Italia ma non ha neanche un numero telefonico per contattare la redazione d’altronde, che credibilità può avere?

Il secondo punto è che chi si occupa di esteri nelle redazioni, dovrebbe avere minimamente la conoscenza del materiale prodotto da altri colleghi (andato in onda sulla Rai, non su televattelapesca). Che fanno in redazione? A nessuno è venuto in mente di aver già visto da qualche parte quel video?

La sostanza è che i giornalisti seri 1) rispondono a chi li interpella, 2) attuano verifiche (parliamo di doppi o tripli controlli, roba che in Italia hanno visto col binocolo) e 3) ammettono di aver sbagliato, se hanno sbagliato, e si prodigano per chiarire e pubblicare rettifiche.


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