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Il grande dittatore

Creato il 15 maggio 2012 da Albertocapece

Il grande dittatoreIeri abbiamo sentito dalla viva voce del presidente della Consob che esiste una dittatura dello spread e dalla viva voce della tecnofilia repubblicana, intesa come il quotidiano, che  la politica  deve intervenire. Si tratta di due ovvietà che ci hanno messo sei mesi per venire alla luce: la tecnica, anche ammesso che sia davvero in possesso di questo esecutivo, serve a poco o a niente: si è fatto tutto ciò che ci è stato imposto e che si dice si dovesse fare e non è servito a nulla, perché di fatto paghiamo prezzi sempre più alti per il debito pubblico mentre le ricette poste in atto impediscono ogni sviluppo.

Questo accade perché lo spread, la speculazione sui titoli pubblici è principalmente  uno strumento di pressione politica  e solo secondariamente un indicatore economico. Basta vedere come Paesi assai più indebitati di noi o degli altri Piigs, abbiano titoli di stato a rendimento basso o in qualche caso, come quello giapponese, inferiore a quello tedesco. Poco importa se la pressione politica viene lucidamente esercitata da grandi gruppi finanziari come si può leggere qui, da Paesi interessati a un certo equilibrio monetario che fa loro comodo come la Germania e soprattutto da mercati che hanno introiettato l’idea che la svendita dello stato e della democrazia sia economicamente conveniente. In tutti questi casi che del resto agiscono in sinergia, la risposta a un’azione sostanzialmente politica, non può ovviamente essere tecnica, ma politica.

La scelta di affidarsi a un esecutivo di emergenza, formato da esperti o, più che altro, sedicenti tali, ma con un background preciso, non è stata neutrale, ma una scelta politica volta ad assecondare un’idea oligarchica con istituzioni subordinate agli interessi di un capitalismo vorace e impazzito, per il quale l’obiettivo  importante è creare una società del ricatto dove non esistano diritti, ma solo l’obbedienza al profitto e dunque allo sfruttamento. Le ricette imposte attraverso lettere che abbiamo scoperto essere di origine ambigua e opaca e poi con veri e propri diktat, non servono affatto  risanare e a salvare, ma a creare le condizioni di un grande saccheggio di democrazia e di civiltà.

Il fatto che tutto questo sia stato accettato, facendosi scudo di una presunta necessità,  dimostra che già da tempo la politica era divenuta subalterna nei fatti come nelle idee. E la rinuncia persino al rito elettorale, dimostra che il processo era così avanzato e consapevole da accettare come salvatori personaggi coinvolti a pieno titolo in think thank e organizzazioni che hanno come loro filosofia la “riduzione della democrazia”. Le sconfitte subite da questi milieu in sudamerica ad opera di Argentina ed Ecuador oltre che per certi versi dal Brasile, li spingono a tentare miglior fortuna in Europa dove le istituzioni continentali e il benessere accumulato dal dopoguerra in poi, rendono la situazione più vischiosa e più difficile l’esercizio del coraggio.

Del resto le vicende greche e spagnole documentano ampiamente come i dogmi economici messi in campo siano pretestuosi, in qualche caso al limite del  grottesco*  e tendano in sostanza a creare un’oligarchia di potere. Ma questa natura politica  della speculazione sui titoli di stato e sull’euro spiega anche l’enigma tedesco dove l’80% della popolazione appare favorevole a non sborsare nulla per i “paesi cicala” e alla relativa politica europea di rigore, ma vota costantemente contro coloro che la propongono: si avverte oscuramente che la posta in gioco non è di tipo ragionieristico.

E’ per questo che la liberazione dalla dittatura dello spread e di ciò che essa significa, richiede nuove ideazioni e organizzazioni politiche, una mobilitazione popolare che è già in atto altrove. Una mobilitazione che non consista solo di una ribellione a un ceto politico rapinoso che si è incistato come uno scarabeo dentro i suoi privilegi e la sua nullità, ma che abbia una consapevolezza più ampia della della democrazia e della libertà, senza per questo essere solo un esperimento intellettuale. Che parta dai diritti e dai bisogni reali per riscoprire le sue speranze.

 

* La troika ha chiesto in Grecia, come in Italia, una liberalizzazione delle farmacie. Primo piccolo particolare: in quel Paese i numero di farmacie rispetto alla popolazione è il più altro d’Europa:   il triplo che in Italia e in Germania, quasi il quadruplo che in Francia, quasi cinque volte di più che in Gran Bretagna.  Secondo piccolo particolare: se si prende come base il costo della vita, risulta che il prezzo medio dei farmaci è più basso dove le farmacie sono di meno, con l’unica eccezione della Germania e del Portogallo. I prezzi più bassi sono quelli britannici.

 


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COMMENTI (1)

Da OK MORANDO SERGIO Crocefieschi Genova Malpotremo Lesegno Italia Argentina San Morando
Inviato il 22 maggio a 11:23
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*Grande dittatore..da sempre i dittatori si trovano guarda caso SEMPRE nelle solite Nazioni del mondo in alternanza si scambiano i poteri..anche di banca..illuminati bancari..viaggiano in queste Nazioni e spostano il potere..di "comando" è il modo di fare ..di oggi non più di eserciti e distruzione come fatto sia nella Grande Guerra e subito dopo nel secondo Conflitto Mondiale la TERZA GUERRA MONDIALE è DI BANCHE E BANCHIERI..delle solite Nazioni prima belligeranti..nelle due guerre mondiali Morando. *

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