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Il grasso che brucia grasso

Creato il 11 dicembre 2012 da Ariannarossoni

Quanti gradi ci sono fuori casa? E quanti ne segna il vostro termostato?
No, non sono impazzita: lo sapevate che in inverno il nostro organismo attinge maggiormente ai grassi come fonte di energia (“si brucia di più”), e che tenere i termosifoni troppo alti interferisce con la nostra naturale capacità di termoregolarci?

Forse avrete qualche ricordo dalle lezioni di biologia: il tessuto adiposo non ha solo la funzione di riserva energetica, ma anche quella di termoregolazione.
Il modo in cui il nostro tessuto adiposo è in grado di aiutarci a mantenere una temperatura corporea adeguata è duplice: mantiene e genera calore. La differenza non è da poco: un isolante è in grado di mantenere la temperatura senza dispendio di energie (meccanismo passivo), mentre un generatore ha bisogno di una fonte energetica cui attingere (meccanismo attivo). Pensate, ad esempio, alla differenza tra una coperta di lana e un termosifone: la coperta permette di non disperdere nell’ambiente il calore che il corpo produce, il termosifone genera un gradevole tepore attingendo ad una sorgente elettrica.

Il grasso che brucia grasso

Il tessuto adiposo è costituito da due tipi di cellule: gli adipociti bianchi sono deputati a riserva energetica e fanno da isolante (come la coperta), gli adipociti bruni sono delle vere e proprie centrali di produzione di calore (come i termosifoni). Le due tipologie di cellule non sono compartimentate: sebbene esistano zone a maggior densità bianca o bruna, possiamo trovare piccole colonie di tessuto adiposo bruno anche in una regione a prevalenza bianca e viceversa.

Dunque, riassumendo: la termoregolazione può essere passiva (tessuto adiposo bianco) o attiva; quest’ultima è detta termogenesi (“produzione di calore”). Esistono due tipi di termogenesi: shivering, “da brivido” (“stai tremando dal freddo”), e non-shivering. La prima è peculiarità della muscolatura scheletrica: le fibre muscolari, contraendosi, generano calore; a livello sensoriale si avvertono brividi. La termogenesi non-shivering avviene nel tessuto adiposo bruno, ed è il meccanismo di termoregolazione cui il corpo attinge maggiormente in età neonatale ed infantile per evitare l’ipotermia: avete mai notato che i bambini difficilmente rabbrividiscono? Nei primi mesi e anni di vita la massa muscolare è ancora troppo esigua per poter provvedere alla termogenesi, che dunque è affidata al grasso bruno. Man mano che si cresce e la muscolatura si irrobustisce le parti si invertono.
In termini di resa energetica, il meccanismo non-shivering è il più efficiente: le energie a cui il grasso attinge vengono direttamente dissipate in calore, mentre la muscolatura scheletrica ne perde alcune per la produzione intermedia di ATP.
Al contrario di quanto si pensava, il tessuto adiposo non è inerte ma metabolicamente attivo, ossia brucia energie; vi dirò di più: l’unica fonte di combustibile cui il grasso attinge è… sé stesso! Sembra un controsenso dire che il grasso brucia grasso, vero?

Il tessuto adiposo bruno è una peculiarità dei mammiferi: rettili, pesci e uccelli non l’hanno. In alcune specie la funzione termoregolatoria esplicata da questo tessuto è stata soppressa con l’evoluzione, mentre in altre è stata addirittura amplificata: ad esempio se ne ritrovano alte percentuali in animali che vanno in letargo, come gli orsi.
Fino al decennio scorso si credeva che l’uomo perdesse quasi completamente l’attività del tessuto adiposo bruno una volta superata l’infanzia, ma gli studi più recenti hanno smentito questa convinzione. Anzi, si è scoperto che in determinate condizioni climatiche gli adipociti bruni possono addirittura proliferare, cosa che prima di credeva impensabile: il freddo è un potente attivatore della termogenesi non-shivering, soprattutto a temperature inferiori a 5°C e in fase di acclimatamento (ossia nelle prime settimane del freddo rigido invernale). Ecco perché ho esordito dicendo che “in inverno si brucia di più”.

Il grasso che brucia grasso

Fonte: www.my-personaltrainer.it

Quando dico che l’inverno è la stagione migliore per dimagrire, di certo non consiglio di patire il freddo per incentivare al massimo l’attività termoregolatrice del grasso! Molto più semplicemente, non fatevi scoraggiare dalle basse temperature: copritevi adeguatamente ed uscite a fare camminate o, per i più allenati, a correre. Ricordate che anche la muscolatura scheletrica genera calore, quindi non mettete abiti troppo pesanti se avete in mente di fare jogging; piuttosto indossate abiti adatti allo sport, che assorbano il sudore proteggendovi dai colpi d’aria pericolosi per le giunture e l’indolenzimento muscolare.
Se non avete mai corso, non mettetevi a farlo ora: temperature troppo basse aumentano il rischio di strappi muscolari in soggetti non allenati, e avreste grossi problemi anche ad armonizzare la respirazione al battito cardiaco. Ad ognuno il giusto grado di attività sportiva: anche solo uscendo a camminare tutti i giorni vi accorgerete di riuscire a sopportare meglio il freddo.

Il grasso che brucia grasso

Prima di terminare mi ricollego a quanto detto in apertura: fate attenzione a non impostare i termostati a temperature tropicali, perché dareste un falso messaggio al vostro corpo, impedendogli di adattarsi all’inverno: avreste dunque più difficoltà a sopportare il freddo, e continuereste a rabbrividire. Ma soprattutto indebolireste il vostro sistema immunitario, rimanendo più suscettibili ai malanni di stagione; al contrario di quanto si pensa, le basse temperature indeboliscono la proliferazione di virus e batteri. Invece, gli ambienti caldi e umidi senza ricambio d’aria favoriscono la crescita e diffusione dei patogeni. Non è l’inverno a essere causa di raffreddori e influenze, quanto piuttosto gli sbalzi di temperatura e gli ambienti malsani in cui ci chiudiamo durante la stagione fredda.


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