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Il I Municipio può in extremis salvare Piazza Navona dallo scandalo del bando truffa. Basta controllare le autocertificazioni

Creato il 23 novembre 2015 da Romafaschifo
Il I Municipio può in extremis salvare Piazza Navona dallo scandalo del bando truffa. Basta controllare le autocertificazioniA partire da quest'oggi i vincitori del Bando Truffa di Piazza Navona potranno iniziare a ritirare i titoli e le autorizzazioni per occupare per altri 10 anni una delle piazze più belle del mondo durante il periodo natalizio. I frutti del Bando Truffa, da noi anticipati dopo poche ore dalla pubblicazione dello stesso, sono stati micidiali e risultano orripilanti per la città via via che li si analizzi.

Il Primo Municipio ha finto di voler riformare il settore, si è limitato ad accogliere le prescrizioni esterne (Soprintendenze, Vigili del Fuoco), ma poi ha consentito che gli uffici confezionassero un bando cucito addosso agli interessi di coloro che stavano su piazza da decenni in barba alla concorrenza, ma soprattutto un barba alla qualità. E qualità in questo frangente significa cibo che andrà negli stomaci delle decine di migliaia di bambini che frequenteranno Piazza Navona a dicembre e a gennaio.

In sintesi? La situazione è peggiorata rispetto a prima. La morsa delle lobbies e delle cricche (è anche il commento di molti operatori, basta leggere l'articolo di oggi sul Messaggero di Camilla Mozzetti) è addirittura superiore, in percentuale, rispetto al passato. Lo dimostreremo più avanti numeri alla mano.

Dopo il primo articolo di sabato mattina (qui trovate il resto della copertura sul tema) i rappresentanti politici del Primo Municipio, Jacopo Emiliani (assessore al Commercio) e Sabrina Alfonsi (presidente) hanno diramato un imbarazzante e imbarazzato comunicato in cui si accorgono, grazie a noi, del livello infimo di qualità degli operatori che hanno passato le selezioni e pateticamente minacciano controlli sulla legalità. Controlli ex post invece che ex ante? Incredibile, dopo settimane e settimane di attesa e dopo mesi e mesi di tempo che sono stati necessari per partorire un bando vomitevole.

COME FERMARE LE CRICCHE? BASTA CONTROLLARE SE SONO IN REGOLA CON LE TASSE

Eppure a questa strampalata dichiarazione dei responsabili politici di questa zozzeria ci si può appigliare. Volete fare le verifiche? Ebbene fatele: potranno portare grandiose sorprese e, chissà, risolvere la situazione!
E' più facile di quanto si creda: nel bando tra i requisiti di partecipazione si legge: punto 1.2, “sono ammessi a partecipare gli operatori commerciali che documentino la regolarità della posizione dell'impresa, sia individuale che societaria, ai fini previdenziali, contributivi e fiscali”. Nelle domande presentate tutta questa “regolarità” è stata autocertificata dai partecipanti con una dichiarazione a norma del DPR. 445/2000. Basterebbe quindi richiedere prima del rilascio delle concessioni che avverrà a partire da domani (l'amministrazione ne ha facoltà) la presentazione del Durc (Documento di regolarità contributiva), la dichiarazione dei redditi, il modello Iva e Irap. In modo da dimostrare di essere in regola con ogni adempimento dovuto allo Stato, naturalmente alla data del 30 settembre 2015, data di pubblicazione del bando. In caso contrario i partecipanti avrebbero dichiarato il falso nella loro domanda. Facendo questo l'amministrazione concederà un bene pubblico per dieci anni a chi ha pagato contributi Inps, Iva e tasse. Insomma magari a gente che venderà cibi non eccellenti, ma per lo meno non ad evasori. Il Municipio continuerà ad assegnare titoli a chi autocertifica o farà controlli reali? Coraggio! Tanto tutti i vincitori saranno senz'altro in regola con il Durc al 30 settembre, che problema c'è!
IL DISASTRO DELLE ATTIVITA' ARTIGIANALI
Ma andiamo avanti ad elencare le tante stranezze del bando e dei risultati, stranezze che a quanto sembra stanno convincendo molti osservatori ad adire le vie legali ed a chiedere alla magistratura cosa c'è dietro ad una schifezza di tale portata.Nella categoria delle attività artigianali per la vendita di addobbi natalizi e presepi sono state presentate solo 13 domande (tutte ammesse con riserva tranne una, quella della moglie del presidente dell'associazione di Piazza Navona, mistero). Di queste 13 due sono state già escluse per mancanza di requisiti e altre due dovrebbero esserlo perché non hanno un laboratorio artigianale al momento della presentazione della domanda, come richiesto dal bando (sono, secondo quanto ci risulta ma siamo a disposizione per pubblicare le rettifiche di tutti gli interessati menzionati in questo articolo, la n. 9 Pasquali Fiorenza e il n.11 Cafagna Rosario). Risultato? Ci saranno solo 9 artigiani di questa categoria. Ma non è finita qui. “In assenza di adeguate professionalità di spicco all’interno dell’amministrazione” (dichiarazione contenuta in un “famoso” comunicato stampa congiunto Marino-Alfonsi) chi ha scritto il bando ha previsto 7 banchi per “giocattoli artigianali” non avendo la più pallida idea del mondo reale: non esistono più artigiani che producono giocattoli, sono troppo costosi e non hanno assolutamente mercato, vista anche la qualità raggiunta da quelli industriali prodotti con materie prime naturali come legno, carta o stoffa. E infatti sono state assegnate solo 3 postazioni su 7 (non sono proprio arrivate le domande) e quelle assegnate non sono certo di artigiani che vendono giocattoli fatti da loro ma imprenditori astuti che sapevano di non avere concorrenza presentandosi come artigiani e non come venditori di giocattoli commerciali (tra questi c’è chi vende cuscini comprati chissà dove e ci scrive sopra “artigianalmente”, con la colla, frasi tipo “Ciccio ti amo” o “Lo famo strano”: tipici giochi natalizi per bambini, no?). Qui l'amministrazione avrebbe gioco facilissimo nel controllare i documenti su autorizzazioni e laboratori che sono stati solo “autodichiarati”. Sicuramente i vincitori saranno pienamente in regola, ma perché, vista la situazione, non intensificare e fortificare i controlli? 
LA PERCENTUALE DEI TREDICINE AUMENTA. ALTRO CHE RIFORMA DELLA FIERAGrazie all'incompetenza di politici e amministratori, quindi, in una delle feste natalizie più importanti d'Italia e più famose d'Europa ci saranno solo 9 veri artigiani (e non 20). Cade così uno dei pilastri della propaganda del duo Alfonsi-Pescetelli che ancora strombazzano sulla preponderanza delle attività artigianali rispetto al resto delle categorie: 9 su 48, un misero 20%, tanto quanto era prima della loro pretesa “rivoluzione” (20 su 113).Ma continuiamo a parlare di numeri riferendoci all'impatto che il gruppo imprenditoriale che semplicisticamente viene taggato come "Tredicine" ha oggi sulla festa. Nella graduatoria dei giocattoli, famiglia e parenti hanno 6 banchi su 10 (60%). Prima della “riforma” eravamo al 30%. In quella per i dolciumi 6 su 12 (50%), qui anche prima le percentuali erano le stesse. Nelle attività varie, la vendita dei palloncini, siamo ad un tasso trediciniano pari al 100%. Percentuali addirittura maggiori delle edizioni precedenti. In quella per addobbi natalizi e per attività artigianali non ci sono i soliti noti semplicemente perché non sono artigiani e non hanno mai trattato quegli articoli.
IL GIALLO DELLA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE GIUDICATRICEIl fallimento dell'amministrazione comunale su questo è palese, ma c'è un dettaglio che è sfuggito a tutti: il presidente della commissione giudicatrice nominato all'ultimo momento al posto dell'esperto di chiara fama è Ornella Cherubini, responsabile del V Municipio per le politiche sociali. E chi era nella scorsa legislatura il presidente della commissione politiche sociali di Roma Capitale? Naturalmente il rampollo di famiglia ora agli arresti domiciliari nell'inchiesta su Mafia Capitale. Si tratta senz'altro di un caso, ma i veri vincitori di questo bando appartengono proprio a quel ramo della famiglia, mentre gli altri in realtà sono usciti con le ossa abbastanza rotte. Il gruppo Tredicine, infatti, è tutt'altro che un gruppo imprenditoriale omogeneo. Le modalità sono le stesse, ma da tempo tra cugini e bis cugini non corre buon sangue. Ci sono due schieramenti contrapposti, una contrapposizione non di facciata (hanno fondato due associazioni di operatori della Festa della Befana aderenti a due sindacati differenti e hanno molti conti in sospeso con accuse di scorrettezze reciproche). Uno schieramento è composto dai fratelli Alfiero ed Elio (l'ex consigliere, oggi agli arresti e sotto processo per Mafia Capitale, Giordano è il figlio di Elio) e l'altro da Mario e Dino. Guardando i vincitori del bando è evidente come Alfiero ed Elio abbiano avuto nettamente la meglio. Prima possedevano circa 8 banchi mentre Mario e Dino ne avevano circa 30. Ora la situazione si è completamente capovolta e siamo ad 11 contro 5. In particolare la famiglia di Mario Tredicine è uscita malconcia da questo bando (Tania Donatella, la figlia, Cirulli Rina Irene, la moglie, e Cirulli Annamaria, la cognata, hanno perso tantissime postazioni e quelle conquistate sono agli ultimi posti in graduatoria sia nei Dolciumi che nei Giocattoli, e questo vuol dire doversi accontentare dei posti peggiori nella piazza, mentre quelle dell'altro schieramento sono tutte ai primi posti e quindi avranno tutte le scelte migliori, un impatto notevolissimo in termini di "fatturato"). Ma anche quella di Dino non sta messa bene, Stefano (il figlio) ha perso tutti i banchi che aveva. Per completare il quadro della situazione notiamo che Cirulli Sandro è parente di Elio e Adduocchio Giuseppe è un dipendente\socio\collaboratore di Alfiero. Naturalmente anche qui siamo a disposizione per ogni correzione e smentita, ma i numeri parlano chiaro: i parenti dell'inquisito Giordano Tredicine erano minoritari sulla piazza, ora sono molto più potenti. LA QUESTIONE DELLA COMPRAVENDITA DI LICENZE IN AGOSTOProprio la posizione di Adduocchio ci aiuta a riflettere su un altro aspetto. Si tratta di un vecchio titolare di licenza (con molta anzianità su Piazza Navona) che aveva venduto negli anni il suo titolo ad Alfiero Tredicine. Cosa hanno fatto i due ad agosto 2015? Alfiero ha reintestato la licenza ad Adduocchio, per poter sfruttare la sua anzianità e poter arrivare tra i primi posti nei Dolciumi, come poi si è puntualmente verificato. Questo gioco di cambiare intestatario della licenza è stato fatto da entrambi gli schieramenti della famiglia, evidentemente qualcuno aveva previsto che a settembre sarebbe uscito un bando e che l'anzianità avrebbe giocato un ruolo cruciale. E, oltretutto, che il bando avrebbe vietato più di due licenze nello stesso settore cosa che poi a settembre il bando avrebbe puntualmente vietato. Ecco perché le domande dei Tredicine sono arrivate in gran parte al primissimo posto in termini di tempo: erano già pronte da prima perché qualcuno, in una sfera di cristallo, aveva letto fin da agosto quali caratteristiche avrebbe avuto il bando (ovviamente per provare tutto questo passaggio di titolarità di vecchie licenze è sufficiente andare alla Camera di Commercio e al I Municipio e fare delle visure, ma anche qui siamo disponibilissimi a smentire e a correggere). Noi abbiamo sempre sostenuto, fin dal primo minuto, che questo bando e tutti i suoi addentellati era stato scritto dagli uffici del Primo Municipio esattamente per favorire le lobbies dei camion bar. E questo si comprova ad esempio guardando la piantina delle postazioni che prevede che i posti più commercialmente appetibili (e in particolare gli angoli che godono di una doppia apertura su due lati) siano tutti occupati dai Dolciumi (la miniera d'oro della famiglia, quella dove si possono fare ampi margini di guadagno vendendo ai bambini prodotti di qualità non eccelsa - non lo diciamo noi, lo dicono i risultati del bando che assegnano zero punti alla qualità dell'offerta gastronomica - a prezzi non certo economici). Ed solamente perché gli angoli sono più di 12 che sono stati previsti anche dei presepi agli angoli. A riprova di tutto ciò, l'unico genere non artigianale nel quale la famiglia non hanno mai avuto interessi, ossia gli addobbi commerciali, sono stati posizionatiai margini della piazza, nelle postazioni storicamente meno remunerative. Eppure alberi e palle di natale dovrebbero avere un ruolo di primo piano in una festa natalizia, o no? Naturalmente anche qui tutto può essere stato deciso per pura casualità ed in perfetta buona fede.IL MISTERO DEGLI ORARI DI PRESENTAZIONEChiudiamo con un piccolo particolare che avevamo già anticipato in uno dei nostri tanti articoli sulla vicenda: le prime 3 posizioni nella graduatoria dei Dolciumi se le sono accaparrate Tredicine Alfiero e una il suo collaboratore Adduocchio Giuliano. Nulla di nuovo, ma questo vantaggio, che gli permetterà oltretutto di scegliere stamattina i posti migliori sulla Piazza, è stato ottenuto grazie all’orario di spedizione delle domande (come regolarmente previsto dal bando), perché i primi nove hanno tutti lo stesso punteggio di 20. Ma se si guarda l’ora di spedizione delle prime tre domande si vede che sono state spedite alle 7,56, alle 8,00 e alle 8,03. Fa fede il timbro dell'ufficio postale. E sembrerebbe che l'ufficio postale sia stato il medesimo e che le spedizioni siano state protocollate una di fila all'altra. Qualcuno insomma è entrato negli uffici di Poste Italiane verso le 7.50, è andato allo sportello, ha spiegato cosa doveva fare, ha compilato i moduli e dopo cinque\sei minuti ha ottenuto la ricevuta. Poi la seconda e poi dopo altri 3 minuti la terza. Già, peccato che tutte le Poste a Roma aprano alle 8.20. Come si fa a protocollare una richiesta alle 7,56? Ci sono degli uffici postali che aprono a comando e noi non lo sappiamo? Di quale ufficio postale si tratta? Sarà sufficiente un banale accesso agli atti per saperlo. E comunque si sa, per i veri padroni di Roma tutte le porte sono aperte, figuriamoci quelle delle Poste. Sta di fatto che a quanto ci risulta qualcun altro si sarebbe accorto di questo particolare e sarebbe intenzionato, se non l'ha già fatto, a denunciarlo alla Procura. Sarebbe solo l'ultima faccenda su cui far luce all'interno di un quadro vergognoso. Vergognoso per colpa, intendiamoci, non certo di una classe imprenditoriale un po' folkloristica (questo accade dappertutto), ma per colpa senz'altro di un personale politico e amministrativo incapace di avere una visione che vada oltre quel che si è sempre fatto con le modalità cialtrone con cui si è sempre fatto. Il PD romano (quello delle associazioni a delinquere di cui ha parlato Marianna Madia) ha sempre campato grazie a questo genere di connivenze, in particolare con il settore dell'ambulantato, non più tardi di qualche giorno fa Luca Odevaine lo ha spiegato in un lucido interrogatorio nelle more del processo Mafia Capitale. Il Pd romano a quanto pare non ha alcuna intenzione di cambiare verso al di là dei vuoti hashtag di Palazzo Chigi.

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