Magazine Scuola

Il ladro di tempo

Creato il 18 dicembre 2013 da Ideaoccidente

Futurama,_Professor_Farnsworth
Il tempo è denaro. Ovunque lo sanno, per tutti è così, ma non per il ladro di tempo. Chi è costui? Proviamo a tracciare un identikit al fine di prevenire le sue ruberie.

Innanzitutto questa qualità difficilmente gli si nota, perché il ladro di tempo ama indossare panni autorevoli e usare maniere garbate. Anche se presente in mille altre categorie, il ladro di tempo è un tipo di professore universitario. Il quale, si sarà capito, anche in tempi di crisi economica globale perde sfacciatamente tempo. Nelle nostre Università, ad esempio, diminuiscono pesantemente gli iscritti e i laureati (il numero peraltro è identico), e per frenare questa tendenza si è scatenata una serie infinita di proposte avveniristiche; nessuna però tiene conto di questo costume birbante, che forse, a rimuoverlo, potrebbe da solo apportare migliorie. E non solamente quelle: pensiamo a tutti i treni perduti, le occasioni saltate e i pranzi mal digeriti per colpa dei ritardi spropositati, non proprio diligenti, non proprio proficui, di qualche ozioso accademico.

Ma intendiamoci meglio sulla nostra nozione. Abbiamo detto che il ladro di tempo è un tipo di professore che perde tempo. Ma dobbiamo precisare che se anche perdesse un mucchio di tempo, non perderebbe comunque il suo denaro. Ed è questo il paradosso. Che egli può fare quello che è negato agli altri: crogiolarsi e guadagnare.

Ma come fa? E’ semplice: ruba il tempo che appartiene agli altri. Questo gli permette compensazioni munificenti fra costi del suo far nulla e ricavi dei suoi bottini. Non è un banale trucco. Capita addirittura che egli prenda tempo per risolvere le sue stesse perdite di tempo, e il tempo perduto iniziale aumenti ancora di più. E il dirigente che dovrebbe sanzionarlo? Spesso è uno di loro.

Se ne deduce che il ladro di tempo è del tutto consapevole di quello che fa e non dovrebbe fare. Non si cura di frodare una regola di buonsenso né di profittarne di continuo, e in tal modo si scherma da qualunque addebito disciplinare. Difatti, il ladro di tempo non si sente un ladro, perché non ruba agli studenti una cosa materiale, ma specula sulla loro indolenza: e come è facile riconoscerlo al primo colpo, è difficile incolparlo concretamente di qualcosa.

Insomma, in un’epoca malata di statistiche e conteggi, non sarebbe male calcolare quante sono le ore retribuite di tempo perduto dai nostri docenti a lezione. Ce ne sono molti, invero, che seguono un’andatura di tutto rispetto. Ma ce ne sono altri, intanto, che iniziando molto dopo e concludendo molto prima tutto ciò che avrebbero da iniziare e da concludere, meriterebbero senz’altro la deplorevole qualifica di ladri di tempo.

E mentre la si mena con l’internazionalizzazione, lo sviluppo di nuovi progetti, il potenziamento della didattica e la mancanza di risorse sarebbe salutare interrogarsi su quanti corsi siano effettivamente attivi nei nostri Atenei, e quanti siano al contrario quelli passivi, apatici e fannulloni, che frodando due ore di traffico per mezz’ora di lezione, spingono gli studenti a non frequentare o addirittura a non studiare, per frustrato incoraggiamento e denegate motivazioni.

Michele Spina


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :