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Il lavoro più bello del mondo? E’ green ed è in Australia!

Creato il 02 aprile 2013 da Irina @Reoose

Il lavoro più bello del mondo? E’ green ed è in Australia!
Alzi la mano chi desidera lavorare come guardiaparco, fotografo della natura, specialista del gusto. Oppure come esploratore o custode della natura. No, non sono professioni impossibili, sono quelli che potremmo senza indugio definire green jobs e rappresentano il sogno di molti. Il governo australiano li ha definiti i migliori lavori al mondo ed è disposto ad assumere giovani dai 18 ai 30 anni per svolgere attività di questo genere. Se non siete ancora svenuti o pensate al classico stage non retribuito o con un magro rimborso spese all’italiana vi state sbagliando. Lo stesso governo, grazie al contributo di Tourism Australia, ha stanziato per davvero 3,2 milioni di euro per attrarre, con un bando internazionale, giovani in cerca di occupazione. Significa che la vacanza-lavoro di sei mesi sarà lautamente retribuita con un compenso di circa 78mila euro. Una follia? Per i giovani italiani, abituati a statistiche deprimenti sull’occupazione giovanile, forse si. I posti sono pochi, solo sei, e non c’è tempo da perdere: per tentare la fortuna (come altro chiamarla?) e dimostrare di essere i candidati giusti, basta andare su http://www.australia.com/it/best-jobs.aspx entro il 10 aprile e iscriversi nel form dedicato; poi per ogni professione sono richieste competenze specifiche, oltre che capacità di comunicare fluentemente in inglese, capacità di relazione, spirito di adattamento.Mentre ancora sogniamo l’Australia, possiamo chiederci quale sia la situazione dei lavori green in Italia. Ci vengono in soccorso due ricercatori della Bocconi, Federico Pontoni e Niccolò Cusumano, che nel loro recente studio, Green Economy: per una nuova e migliore occupazione, uscito a Febbraio 2013, dimostrano senza indugio che un’economia più sostenibile ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo fondamentale nel rilancio dell’economia italiana. Come da tradizione si parla di crescita e di pil, di produzione, ma anche di efficienza e innovazione. Il tutto in apparente contrasto con la decrescita felice, termine ancora piuttosto lontano dal mondo accademico e istituzionale. C’è da augurarsi che 600 mila posti di lavoro in sette anni, da qui al 2020 – di questo si parla nello studio - in settori come la tutela della biodiversità, la protezione ambientale, i trasporti sostenibili diano un sapore diverso alla quotidianità delle persone, anche se questi lavori green sono stati definiti dai due ricercatori labor intensive, cioè ad alta intensità di lavoro umano. Forse non si diventerà fotografi della natura o esperti del gusto, ma speranza, futuro e lavoro sono parole di cui oggi abbiamo bisogno, specie se rientrano in un’ottica di sostenibilità.

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