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Il libro Cuore della statistica

Creato il 25 marzo 2015 da Albertocapece

Il libro Cuore della statisticaAnna Lombroso per il Simplicissimus

Non ci lamentiamo per la distanza che divide la politica dai cittadini .. meglio così. Non ci lamentiamo perché annunciano e non fanno …  meglio così.

Se si limitano a impartirci le loro lezioncine memorialistiche come le letterine del babbo a Enrico, tra un muratorino e un piccolo scrivano, fiorentino anche quello, e dai loro remoti quartieri generali, meglio così.

Meglio così,   piuttosto che diano subito forma a un decreto attuativo del Jobs Act per liberalizzare festosamente il lavoro minorile, come in Bangladesh, coi nostri figli a cucire  scarpe e magliette griffate in occidente, riservate ai loro junior, gli unici ad aver diritto a vacanze, stipendi, raccomandazioni e occupazioni, nella loro qualità di eredi dinastici di privilegi, rendite, poltrone.  Oh quelle poi sono sempre sicure, si moltiplicano magicamente, a beneficio di posteriori eccellenti e insostituibili, si trasmettono e tramandano, per li rami di natiche competenti e professionali, fastose collocazioni e confortevoli sine cura, come nel caso del Comitato per l’attuazione del sistema di monitoraggio delle riforme del lavoro, istituito   per  “insediare” appunto  sedici esperti di diritto del lavoro, statistici, economisti che collaboreranno con gli uffici del Ministero “per valutare gli effetti dei provvedimenti attuativi della legge delega”, curve sud della Bocconi, ultras montiani,   statistici  di quelli che non sono mai riusciti a quantificare stipendi e  benefit dei parlamentari, a contare gli esodati, a elaborare dati reali sulla disoccupazione,  a fornire  numeri  a suffragio e accompagnamento degli squilli di tromba che accompagnano la luce della crescita in fondo al tunnel.

Ma stavolta vedrete che cifre tireranno fuori invece, per fare da grancassa alle magnifiche sorti e progressive  delle riforme, in modo, recita il decreto,  “ di poterne comunicare i risultati al Parlamento e all’opinione pubblica”, che attende trepidante di conoscere l’impennata dell’occupazione su misura per figli dell’oca bianca:  Poletti, Lupi, Fornero, Napolitano, etc etc, che per quelli dell’oca nera, ormai al 41, 2% e che se ne stanno “a spasso per le strade della città”, sempre secondo l’ineffabile Ministro del Lavoro,  varranno le rilevazioni, non quelle di Landini, per carità, ma dell’insospettabile Ocse, secondo le quali l’Italia ha registrato un tasso di riduzione delle tutele del lavoro tra il ’99 e il 2013  del 39,5%, davanti solo a Spa­gna e Gre­cia. Che dicono che da noi lavo­rano meno di 6 per­sone su 10, cioè peg­gio di Gre­cia, Croa­zia e Spa­gna, con 2,5 mln di gio­vani che non lavo­rano e non stu­diano. E grazie alle cui proiezioni possiamo star certi che il Jobs Act farà   precipitare  l’Italia al livello dei paesi emer­genti, sfruttamento minorile compreso? Quindi meno garanzie, meno lavoro, meno Pil, più precarietà, più insoddisfazione, più marginalità.

Si, è meglio se si limitano agli imprudenti annunci e alle impudenti smentite, così da rivelarsi meno cauti dei loro padroni.

Altrimenti potremmo star certi che dichiarerebbero guerra per decreto, un bell’evento bellico, non la lotta di classe al contrario che hanno già avviato e stanno vincendo. No, proprio quel grande motore di occupazione, a scavar trincee e riempirle, a cadere gloriosamente così si liberano un po’ di posti, a caricare mitra avanzati da grandi vendite all’incanto a amici e nemici intermittenti, a lustrare aerei inabilitati al volo. E ancora più profittevole, dopo, quando si avvia  provvidenziale ricostruzione, con grandi opere, grandi mazzette, grandi generali convertiti in manager e viceversa, per fare una patria più bella e più splendente che pria, con l’orgoglio di chi ha esportato la “democrazia”, proprio tutta che non ci sia il rischio di conservarne un po’ in casa.


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