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il lieto fine non fa per me

Creato il 31 luglio 2011 da Frufru @frufru_90

Ieri ho appreso una verità sconvolgente. Leggo quasi esclusivamente libri tragici. Anzi, per meglio dire compro quasi esclusivamente libri tragici. Ne ho letti di libri lieti, ma perché qualcuno me li ha prestati, non perché li ho scelti io.

  “Mi presti un libro divertente da leggere, che in questo periodo non ho niente da fare?” Alla domanda di mia cugina ho risposto con un “si” sincero. L'importante è che tieni bene in mente il fatto che si chiama Pietro e che deve, assolutamente, tornare indietro. Vabbè, questo non gliel'ho detto, però l'ho pensato, ma tanto lei lo sa che ci tengo ai miei libri. No problem, perciò. Si butta davanti alla mia libreria piuttosto incasinata alla ricerca di una bella storia. Quella del cacciatore di aquiloni l'ha già letta, ma non le è sembrata troppo bella, cosa che a me sembra impossibile, ma vabbè...questione di gusti. Accanto a “Il cacciatore di aquiloni”, stranamente al posto giusto, uno dei libri più belli che ho mai letto: “Mille splendidi soli”. Mia cugina lo prende in mano e borbotta che già la copertina le mette angoscia, la frase scritta dietro poi già fa capire che è una di quelle storie di disperazione, che alla fine fanno deprimere anche chi legge. Quindi no, scartato senza possibili ripensamenti. Non sa che si perde, penso. Anzi, glielo dico anche, ma senza risultati. Il titolo di un altro libro, più piccino degli altri, la inganna. “Il fabbricante di sogni”. Questo sarà bello, ne è convinta, la mia faccia tradisce un'espressione del tipo: se ti aspetti un lieto fine sei proprio fuori strada. Mia cugina ripone il libro tra “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” e “Il bambino con il pigiama a righe”. “Una botta di allegria”, commenta sarcasticamente. Stavolta non ha tutti i torti. Eppure non posso non avere un libro con il “vissero tutti felici e contenti”. Mi alzo pigramente dal letto dove stavo sbracata a leggere “Venuto al mondo”, di Margaret Mazzantini, un bel mattone che si legge bene, dalla partenza tragica, ma magari dall'arrivo più lieto, non lo so (e non me lo dite, grazie). “Dai su, adesso te lo trovo io uno.” Metto il segnalibro a pagina 37 e abbandono temporaneamente la Mazzantini. Escludendo i classici, i libri di filosofia e quelli molto storici e politici, bhè...in effetti...devo ammettere che...ma sono una tragedia vivente io! Strappo dalle mani a mia cugina “Bianca come il latte rossa come il sangue”, perché se non vuole piangere non è proprio la lettura giusta.
  Morale della favola, se ne va da casa mia con “La solitudine dei numeri primi”, il libro più “divertente” che credo di possedere nella mia libreria. Sono messa proprio bene.
Bene, se c'è qualche psicologo in ascolto, che mi spiegasse per favore questa cosa, perché io sono veramente preoccupata.
il lieto fine non fa per me

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