Magazine Cultura

“Il Lirico rischiava di sparire”

Creato il 17 febbraio 2016 da Nonzittitelarte
 Abuso d’ufficio, Zedda si difende: c’era un buco di 25 milioni – Il sindaco a processo spiega ai giudici il perché di Crivellenti sovrintendente

 Nel 2012 il Teatro lirico era pieno «di debiti», i conti «erano fuori controllo», gli stipendi «non venivano pagati» e «le spese» per gli eventi «erano folli». Tra le Fondazioni, quella di Cagliari «era l’unica a essere nata nel Novecento» e sarebbe stata la prima a «essere cancellata» nel riordino del governo Monti. Il primo obiettivo era «contenere i costi» e la più adatta era stata individuata in Marcella Crivellenti: «Veniva dal mondo dei teatri privati» e aveva dimostrato di «essere capace. Riscontravo nei documenti ciò che diceva sui problemi economici» del teatro e «mi stupì positivamente rispetto a chi si proponeva: suggerì il nome non dell’amico o degli amici degli amici ma di Carlo Fontana, il sovrintendente per antonomasia». Che rifiutò. Così alla fine proprio lei ricoprì l’incarico. «Era onesta e competente, e il bilancio si chiuse in pareggio».

Per due ore e mezza il sindaco Massimo Zedda ha spiegato ai giudici della prima sezione penale come e a chi aveva deciso di affidare il ruolo di guida del Lirico, allora oberato da un buco di «25 milioni di euro». Lo ha fatto nel processo nato proprio in seguito a quella decisione, assunta nel 2012 e ritenuta illegittima dal pubblico ministero Giangiacomo Pilia: abuso d’ufficio il reato contestato al primo cittadino, che sarebbe colpevole di aver proceduto alla nomina in spregio alla precedente manifestazione di interesse da lui stesso bandita (erano arrivati 44 profili di altrettante persone interessate al posto) e anche di aver estromesso dal cda dell’ente uno dei consiglieri (Giorgio Baggiani, nominato a ridosso delle elezioni comunali del 2011 dall’allora sindaco Emilio Floris).
Presentatagli dal deputato Claudio Fava «nella campagna elettorale delle regionali nel 2009», ha detto il sindaco davanti agli avvocati difensori Giuseppe Macciotta e Fabio Pili, inizialmente (4 anni fa) Crivellenti aveva respinto la richiesta di fare la sovrintendente. «Sosteneva fosse inopportuno e che la pulizia del bilancio mi avrebbe sollevato una guerra contro». Per indicare il nome arrivarono «pressioni, sensibilizzazioni, suggerimenti, appelli sulla stampa. Anche su Mauro Meli». Arrivate le candidature «lasciai 10 giorni ai consiglieri per farsi un’idea». Alla seduta successiva «chiesi se ci fosse qualcuno da proporre. Nel caso, avremmo potuto votarlo». Invece «non c’era accordo», i componenti (Felicetto Contu, Oscar Serci, Gualtiero Cualbu e Maurizio Porcelli) «tentavano di rinviare la decisione per trovare una maggioranza. Se avessi voluto forzare, avrei potuto nominare il componente mancante del Comune e procedere. Non lo feci». Poiché nessuno aveva dato indicazioni, «tutti» nel cda «davano per scontato» che la manifestazione «fosse implicitamente superata». Nella lista inoltre «non trovai nomi che corrispondessero alla mia idea di teatro, ed esclusi chi tentava di raggiungermi attraverso altri o fosse diretta emanazione di partiti e sindacati». Così «suggerii Crivellenti», votata «all’unanimità» dal cda «la cui successiva richiesta di revoca della delibera del voto, che si sosteneva non essersi tenuto, era pretestuosa».
Zedda ha negato la tesi del pm secondo cui Paola Piras, vicesindaca e docente di diritto amministrativo, lo avesse informato di essere vincolato alla manifestazione, poi ha sottolineato davanti ai legali di parte civile Rosalia Bizzarro e Andrea Pubusa: «Il Teatro risultava avere un credito col Municipio di 1,2 milioni di euro che non figurava documentalmente». Si cominciò a mettere mano al bilancio, ed emersero crediti milionari ritenuti insigibili. Che però erano stati inseriti nei vari bilanci, compreso quello «della gestione Crivellenti», ha contestato il pm (sottinteso: senza, non sarebbe arrivato il pareggio). Zedda ha replicato spiegando di aver «fatto pulizia per superare il commissariamento, un lavoro di anni: non ci siamo accorti subito che le cose stavano così. Erano stati anche iscritti crediti sulla base della sola dichiarazione sui giornali del presidente della Provincia Graziano Milia. Disse che avrebbe partecipato alla stagione e qualcuno previde l’arrivo di 900 mila euro. Abbiamo cancellato 1,5 milioni di biglietti omaggio all’anno e l’abitudine di assegnare premi di produzione senza valutazione. Quando qualcuno fa qualcosa che non si può e rimane nel teatro, è il primo che cancella le tracce».
Sulla conferma di Baggiani «avevo forti dubbi», viste le sue vicissitudini «giudiziarie» legate alla Scuola civica di musica (era vice direttore e la Procura contestava incarichi affidati in violazione di legge e contratti stipulati senza seguire le norme). Quindi «per opportunità rinviai la nomina, temevo imbarazzi successivi». Poi sono arrivati il processo penale e «la condanna» in Corte dei conti. «Non mando a gestire 21 milioni chi non sa utilizzare 700 mila euro. Non gli metto le mani nella marmellata più grande». Sentiti come ultimi testimoni il docente di diritto del lavoro Enrico Mastinu e il pm contabile Mauro Murtas (il quale disse a Zedda che la mancata firma sul contratto di Meli quale sovrintendente e direttore artistico dopo l’ok del cda avrebbe avuto «risvolti penali ed erariali»), l’udienza è stata rinviata al 23 marzo per la discussione.
Andrea Manunza

 Fonte: L’Unione Sarda 17 febbraio 2016

condividi con Facebook
Condividi su Facebook.


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog