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Il Lutto: quello che devi sapere per poter aiutare

Creato il 30 aprile 2014 da Catanesefra

candlecQuando una persona cara muore, chi resta attraversa spesso una difficile crisi: pianto, tristezza, senso di sfinimento, disimpegno verso tutto e tutti, ritiro in se stessi, caratterizzano questo momento della propria esperienza di vita.

Se ciò accade dopo una lunga malattia del proprio congiunto, le manifestazioni dei cari possono essere ancora più accentuate: da una parte vi è sicuramente il senso di sfinimento per aver condotto un cammino impegnativo, e fisicamente e psicologicamente, col proprio caro; dall’altra il senso di vuoto per aver perso quella che per un periodo è stata la principale finalità delle proprie giornate, ovvero essere di aiuto al proprio congiunto. Il pianto caratterizza più di altro questo momento: si piange spesso, anche per niente. Può bastare un ricordo a muovere le lacrime, può essere un pensiero che passa per la testa a inumidire il volto. E mentre questo accade ci si sente fragili e a volte stupidi, per non riuscire a reggere e superare quello che ad altri è riuscito senza tutti questi disagi. Ecco, in questa esperienza della vita non esistono i bravi e gli insufficienti: ognuno con le proprie forze e i propri modi cerca di farcela a uscire dalla crisi. Elisabeth Kubler Ross ha descritto molti anni fa il cammino tipico di una persona che affronta una perdita, quindi un lutto. Sono 5 le fasi che il soggetto attraversa, con tempi diversi e modalità differenti, ma con un percorso comune:
  • la prima fase è quella della negazione – di fronte al momento del decesso del congiunto la persona si dice che non è veronon è possibilenon può succedere proprio a me. Questo momento di incredulità serve in realtà a prendere tempo, ad assorbire il colpo;
  • la seconda fase è quella della collera – la persona diviene consapevole della perdita e vive quindi la sana reazione della rabbia verso quanto è accaduto;
  • la terza fase è quella del patteggiamento – di fronte a questo evento che non ci permette alcuna alternativa, che ci rende impotenti, la persona cerca almeno di mediare (col destino, con un’entità superiore, con altri) rispetto agli esiti di questo evento;
  • la quarta fase è quella della depressione – ormai consapevole della perdita e della impossibilità di agire su questa realtà, la persona vive una fase di depressione reattiva, di ritiro in se stessa. Questa fase è in realtà di preparazione all’uscita dalla situazione di crisi, in cui la persona raccoglie tutte le sue energie per arrivare a superare la perdita;
  • la quinta fase è quella dell’accettazione – la persona ha elaborato, a questo punto, la perdita del proprio caro e riesce a considerare questa nuova realtà come parte della propria esperienza di vita.
In questi casi un gruppo di aiuto può fare molto, avvalendosi dell’esperienza di altri che sono già passati da questo percorso di lutto, si può aiutare se stessi. In alcuni casi può essere utile rivolgersi a uno psicologo, che potrà condurre la rielaborazione di alcune fasi di questo lutto o tutto il percorso stesso. Articolo tratto dal sito Ipasvi

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