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Il magnetismo di un esopianeta

Creato il 20 novembre 2014 da Media Inaf

I campi magnetici non possono essere osservati direttamente ma la loro presenza, che si manifesta come una sorta di scudo invisibile, protegge non solo la Terra ma anche altri pianeti dal flusso di particelle cariche che provengono dalle proprie stelle. Un gruppo di ricercatori, guidati da Kristina Kislyakova dello Space Research Institute dell’Austrian Academy of Sciences, hanno osservato un gioviano caldo, cioè un pianeta della taglia di Giove, mentre transita davanti alla sua stella ospite.

I dati di Hubble mostrano una strana geometria del moto degli atomi di idrogeno ionizzato che si stanno allontanando dal pianeta ad alta velocità. Da tempo, gli astronomi hanno cercato di spiegare questo comportamento in vari modi ma finora non sono stati in grado di elaborare un quadro adeguato. A tal proposito, il gruppo di Kislyakova ha fornito un contributo importante per descrivere le osservazioni costruendo un modello tridimensionale che tiene conto di tutto ciò che gli astronomi conoscono per ciò che riguarda i venti stellari e le atmosfere planetarie.

HD_209458b_model

La figura illustra a sinistra l’inviluppo di carbonio e ossigeno e la coda di idrogeno che si diparte da HD 209458b, mentre a destra è rappresentata una sezione del modello 3D della corona d’idrogeno che circonda il pianeta. I puntini blu indicano atomi di idrogeno neutro, quelli rossi atomi di idrogeno ionizzato, inclusi i protoni del vento stellare. Il puntino nero rappresenta il pianeta. Credit: Alfred Vidal-Madjar/Institut d’Astrophysique de Paris (figura a sinistra) – K. Kislyakova et al. 2014 (figura a destra).

Gli scienziati hanno perciò applicato il modello al caso di HD 209458b trovando che i venti stellari stanno propagandosi nello spazio con velocità dell’ordine di 400 chilometri al secondo e che l’intensità del campo magnetico del pianeta risulta circa il 10% di quella di Giove, all’epoca in cui sono state effettuare le misure.

Per il futuro, i ricercatori sperano ora che il loro modello potrà essere utilizzato per studiare ancora più in dettaglio gli esopianeti e le interazioni che riguardano in particolare la magnetosfera e i venti stellari.

Fonte: Media INAF | Scritto da Corrado Ruscica


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