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Il marketing della blasfemia

Da Pamelaferrara @PamelaFerrara

marketingSogno di svegliarmi una mattina, collegarmi ai vari giornali online e non leggere alcuna notizia sul Grande Fratello. Visto che non succederà, almeno fino a quando quella decina di mentecatti non uscirà dalla casa, non posso esimermi dal fare alcune considerazioni.

Ogni anno un concorrente bestemmia e viene sbattuto fuori, in un’operazione di marketing dei buoni sentimenti che erge Canale5 a paladino della morale e del senso della decenza.
Non potrei essere più d’accordo visto che non sopporto la volgarità, tanto più in televisione.
Ma per quanto riguarda i baci saffici, le risse, le sbronze, le parolacce… Come la mettiamo? Non sono comportamenti altrettanto riprovevoli? Eh no, quelli fanno audience.

Il problema è che se vuoi fare un reality, fai davvero un reality e la blasfemia, per quanto diseducativa e condannabile, fa parte della vita di tutti i giorni delle persone, almeno quanto il sesso che viene tollerato davanti alle telecamere già dai tempi di Taricone.
Le persone sono blasfeme per ignoranza, per abitudine, non dovrebbero esserlo ma lo sono perché è parte della loro quotidianità, di sicuro più delle orge simulate alle quali si lasciano andare per fronteggiare l’inutilità della vita nella casa.
Da Pasolini a Tondelli la blasfemia fa parte anche della letteratura, come possiamo aspettarci che le capre del Grande Fratello non ci caschino almeno una volta?
In compenso i discorsi fatti senza azzeccare un congiuntivo nemmeno per sbaglio dovrebbero essere altrettanto dannosi per la nostra sensibilità.

E intanto gli incauti vengono buttati fuori dalla casa, e ogni anno si ricomincia col teatrino degli articoli sui giornali e delle condanne, perché le bestemmie saranno sempre protagoniste al Grande Fratello.
Soprattutto quelle degli spettatori

:)


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