Il Messico sta vivendo un momento storico. Le elezioni presidenziali si terranno tra meno di 4 mesi e i giochi sono cominciati tra i tre principali candidati: Enrique Peña Nieto dell’ex partito egemonico al potere durante 70 anni (il PRI=Partido revolucionario institucional); Andres Manuel Lopez Obrador, delle sinistre PRD (Partido revolucion democratica) con PT (Partido del trabajo, del lavoro!) e Convergencia; Josefina Vazquez Mota, del PAN (Partido accion nacional), partito di destra al potere attualmente e da 11 anni con i presidenti Vicente Fox fino al 2006 e Felipe Calderon ancora per qualche mese).
Ma c’è un altro elemento molto importante per la vita politica e sociale messicana, soprattutto per definire la situazione della sua giustizia, spesso questionabile e , e del suo stato di diritto.
Credo sia un momento epocale per definire se il paese prova a stabilire dei paletti etici e giuridici chiari e se riesce a spezzare il circolo vizioso e gli stereotipi che lo dipingono como una nazione “eternamente adolescente”, con istituzioni, persone, regole, stili di vita che “non vogliono crescere”. La posta in gioco è alta: vediamo perché.
Florence Cassez è una cittadina francese in carcere per sequestro di persona e delinquenza organizzata (arrestata insieme al suo ex ragazzo, Israel Vallarta, che non è ancora stato processato dopo 6 anni), sentenziata in ultimo grado di giudizio a 60 anni di prigione. E’ però anche la vittima comprovata di un montaggio TV in cui si riprodusse, nel dicembre 2005, la sua cattura, con gli ostaggi, la polizia e i giornalisti che si prestarono a questa farsa incredibile viziando tutto il processo successivo e anche il giudizio dell’opinione pubblica. Tutti hanno fatto gli attori per ricostruire ex novo la scena del delitto e far vedere quanto il governo stava compiendo il suo dovere.
Tutto il processo è stato irregolare in numerosi aspetti, non solo a causa del depistaggio mediatico iniziale: uso della tortura e dell’estorsione, assenza di prove salvo le testimonianze, spesso contraddittorie e più volte rettificate in corrispondenza di vicende esterne, da parte di tre ostaggi-testimoni, pressioni politiche indebite. Insomma non è vero che Florence è colpevole oltre ogni ragionevole dubbio, nonostante le sentenze.
Il caso è molto complicato (leggi qui la nota uscita su L’Unità e qui la cronologia completa del caso), ma quel che è certo è che in questi anni s’è violata palesemente la presunzione di innocenza della francese, oltre a non rispettare, in una fase iniziale almeno, i suoi diritti come straniera, da una parte, e come residente in questo paese, dall’altra.
E’ un caso messicano di “fabbrica dei colpevoli”, (e me ne sono convinto lentamente ma in modo deciso, analizzando e ricercando) un termine tristemente noto a queste latitudini dato che la giustizia semplicemente non funziona, non molto spesso almeno. Mercoledì prossimo, il 21, la Suprema Corte di giustizia messicana, che funziona da giudice costituzionale, deve decidere se rimettere in libertà Florence Cassez annullando il processo e ristabilendo la sua presunzione di innocenza per violazioni al principio costituzionale del giusto processo.
Le radio e le TV ne parlano tutti i giorni, il caso ha avuto negli anni (soprattutto dopo la sentenza definitiva del 2009) un’enorme risonanza internazionale ma anche tante strumentalizzazionipolitiche da parte di due presidenti, Calderon e Nicolas Sarkozy (entrambi in periodo elettorale nei loro paesi), da parte degli attori sociali locali che difendono le vittime dei delitti e dei rapimenti nello specifico e da parte dei giornalisti di tanti paesi. Ormai anche la stampa conservatrice, che prima era avversa alla liberazione di Cassez, ha cambiato le sue opinioni in proposito.
Come mai? La posta in gioco non è stabilire l’innocenza o no (e se non si riesce a farlo con processi regolari vige la presunzione d’innocenza quindi Florence, se il processo viene annullato, tornerebbe a essere pienamente innocente). Si tratta di cancellare un processo palesemente viziato all’origine e anche nelle fasi successive.
Se la Corte decidesse in questo senso, stabilirebbe un principio di giustizia più deciso e chiaro: la polizia e il potere non possono fare quel che vogliono (sembra scontato ma non lo è, mai),violando diritti e procedure, garanzie individuali e collettive con la scusa della guerra al narcotraffico o dell’emergenza rapimenti o a di qualunque “priorità”, vera o fittizia, che venga creata in quel momento.
Siffatta decisione sfiderebbe il potere politico e una parte dell’opinione pubblica, ancora influenzata dalla falsa contrapposizione Messico-Francia e da nazionalismi inventati che contrappongono i due paesi ma che non c’entrano nulla con il caso in sé. Metterebbe in scacco il Ministro Garcia Luna, lo stesso presidente e tutta la loro strategia di lotta al narcotraffico, basata sulla repressione militare, sull’attacco ai cartelli di narcos, senza alternative sociali e comunitarie al narcotraffico per la popolazione, e su una scarsa attenzione a cosa succede dopo, allo stato di diritto, ai diritti umani, alla giustizia, ai processi, al carcere, insomma a tutto quello più serve per essere un paese democratico minimamente civile.
Il caso Cassez è diventato emblematico per la giustizia messicana: è possibile arrestare 1000 delinquenti (presunti), ma se poi si fabbricano la metà dei colpevoli, non si sanno processare, non si sanno fare le indagini, si corrompono i PM e i giudici, si fanno pressioni politiche, si lasciano in libertà i veri criminali, c’è corruzione a tutti i livelli, beh, ma a cosa serve usare i militari e la guerra e fare show televisivi con catture e sequestri di droga? Ad ogni modo non cambia nulla e l’insicurezza, altra faccia dell’impunità, resta. I veri carnefici sono fuori, i falsi colpevoli, a volte, restano dentro anni e decenni, e le vittime sono vittime due volte.
Aspettiamo la decisione della Corte per vedere se si esce da questo stato di incertezza giuridica e istituzionale, da questo incubo che, a parte Florence, coinvolge anche migliaia di cittadini imprigionati che non hanno nemmeno la possibilità e le risorse per protestare e portare il proprio caso fino alla Suprema Corte, in cui è possibile corrompere, burlarsi dell’opinione pubblica, scherzare sempre, rubare ma sorridendo, ingannare la legge e tutto per fare i propri interessi e passare indenni, anzi essere promossi e aumentare il proprio potere (e quindi la capacità di fare i propri comodi) come quando a scuola si va avanti copiando.
Due video-interviste di analisi per chi parla lo spagnolo: PARTE 1 – PARTE 2