Magazine Diario personale

Il migliore

Da Bellocks
Lo spettacolo è finito, la luce fissa le mattonelle e gli avventori tolgono il disturbo che non c’è più bisogno d’aggiungere altro. L’infermiere spegne il click dell’alimentatore e butta via quei due ultimi cartoni di succo alla pera. Il comodino adesso è libero, c’è una luce bella che filtra dalle tapparelle e non è per niente un brutta giornata. C’è ancora spazio per un grammo d’amarezza, forse qualcuno saprà fare di meglio, forse qualcuno potrà tentare l’impresa e resistere al fato. Ce ne andiamo via dal supermarket degli affetti e tagliamo dritti per la superstrada dei ricordi. Io c’ho sperato, io ce l’ho messa proprio tutta per convincerti a restare: Non è servito, non servirà domani, non serve mai.
Belli gli occhi di Mamo l’ultima volta che m’hanno guardato, belle le sue labbra malate l’ultima volta che m’hanno screpolato le guance. Cammino da solo su un’arteria della Portuense e non so ancora cosa succederà domani, se affonderò la testa sotto il cuscino o se magari mi affretterò nel cesso per tirarmi un po’ su di morale. Se tutto il mondo sapesse cosa sto provando non mi lascerebbe fissare così insistentemente i pisciacani del muricciolo della Portuense. Io non lo so che strada possono prendere le cose della vita, se magari resisto all’emergenza nucleare o se magari crollo come un cavallo un attimo prima dell’arrivo. Fa niente, la vita è un pacco di pensieri tonti pressati nell’ultimo scomparto del freezer. Io faccio di nuovo finta di essere niente, io magari mi tengo in disparte e magari sopravvivo, io su certe strade non ci voglio più tornare, su certe strade c’ho perso troppo e i conti non tornano mai. Il problema sono io che resto, diciamo pure in Via del Casaletto, il problema sono io che non mi spiego una dipartita, fosse pure una coccinella che toglie il disturbo dopo tre secondi d’amore epidermico.
Arriviamo sotto casa che è già sera. Io ho gli occhi gonfi e il cuore indolenzito. Dove si va’ adesso Capitano, indicami la strada e facciamo pure finta di niente. Sotto casa c’è ancora tanta di quella luce e un campetto cintato in terra battuta. Jacopo tira bene anche di sinistro, Jacopo salirà in prima squadra perché tutti quanti dicono che somiglia al padre, il Migliore.
A Massimiliano Lojoli, 07.02.1972 – 27.03.2011

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