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Il mio nemico

Creato il 18 settembre 2012 da Dave @Davide

Oggi – forse mai come oggi – è importante avere dei nemici. Per qualcuno è necessario, per altri conveniente. A qualcuno fa comodo circondarsi di avversari più immaginari che concreti, ad altri semplicemente piace, per amore di adrenalina – un po’ come a Begbie di Trainspotting. In tutti questi casi però (eccetto forse quello di Allam e soci) il Nemico ha una funzione ontologica insostituibile; il nemico definisce per contrasto, concretizza la propria essenza dando un volto ai suoi opposti. Quand’è individuato in modo sincero, il Nemico crea l’antitesi perfetta per l’affermazione del proprio Io, la litote della propria esistenza.

Il mio nemico
L’individuazione del nemico non è un fatto soltanto politico, quando diventa una variabile fondamentale per campagne elettorali e regola le strategie che spostano i voti, ma è anche una scelta individuale e privata. Senza un indicatore di ciò che, oltre a non conquistarsi le nostre simpatie, ci repelle nell’intimo, la vita stessa sarebbe diversa. Prendiamo ciò che mi è capitato di recente: ho messo le distanze fra me e persone con cui ho passato diverso tempo (che è peraltro diverso, rispetto all’individuazione di un nemico tutto ideologico e lontano; un amico che diventa un nemico è forse il nemico più sincero). Sono cose che capitano – per fortuna, nel mio caso – ma che portano anche a riflettere.

Limitatamente alla mia esperienza, l’aver subito comportamenti scorretti e (obiettivamente) vigliacchi non mi ha impedito di provare un certo orgoglio a rottura avvenuta, quasi l’aver posto fine a un rapporto difficile sia stata una vittoria alla lotteria. Dopo giorni di orgoglio e strascichi di contentezza per l’evento, mi sono chiesto: possibile che sia riuscito a far finta di nulla fino ad ora? Perché questo avevo fatto: fingendo di aver di fronte “amici”, ovvero persone a me compatibili, corrispondenti alla mia idea di Buono e con cui condividere il meglio di me, mi ero costretto a sopportare i loro atteggiamenti antitetici alla mia essenza. Non mi si chieda il perché, peraltro – l’amicizia è una di quelle esperienze insondabili delle faccende umane. Capita e basta, talvolta.

Sopportavo l’oggettiva mediocrità delle persone in questione, mentre avrei benissimo potuto guardarla per ciò che era ed agire di conseguenza. Avrei avuto la possibilità, in altre parole, di precedere il naturale decorso delle cose e volgerlo a mio vantaggio, evitandomi consapevolmente di collidere con mancanza di maturità, ristrettezza di orizzonti e semplice, innocente ignoranza. Non l’ho fatto, tuttavia, e con questo errore ho permesso al cripto-Nemico di giocare con le sue regole ingiuste ed il suo sistema di disvalori. Una volta lo scrittore inglese George Bernard Shaw disse: “Ho imparato tanto tempo fa a non fare lotta con i maiali. Ti sporchi tutto e, soprattutto, ai maiali piace”.

Naturalmente non è affatto la diversità a rendere un altro essere umano un amico o un nemico. Nel mio caso, Nemico è chi agisce per sola convenienza e commette gli atti peggiori con leggerezza e sorriso sulle labbra, a prescindere dai suoi gusti e dalle sue scelte. L’inconsapevolezza mi spaventa non meno dell’ignoranza, perché rende l’etica superflua ed il Bene e il Male l’esito del lancio di una monetina. Discorsi sui massimi Sistemi che potrebbero dirsi sprecati, se accostati ai riferimenti di questo post: ragazzini annoiati e troppo soffocati dal benessere garantito loro da papà, per porsi problemi di ordine morale o – addirittura – ontologico. Ma pur sempre interessanti.

Se non hai morale
e se non hai passione
se nessun dubbio ti assale
perché la sola ragione che ti interessa avere
è una ragione sociale.
(D. Silvestri – “Il mio nemico”)

Vedo il Nemico – e ho già avuto modo di dirlo – anche nell’idolatria, ovvero nell’autorità conferita da pappagallini, dove la mancanza di senso critico è al tempo stesso causa ed effetto. Anche qui i miei nemici (con la minuscola, in quanto temporanea incarnazione di ciò che rivendico di non voler essere) sono eccellenze: del tutto disinformati, prostrano il loro intelletto poco curato ad applaudire qualunque intervento suffraghi le loro convinzioni, perlopiù banali e piatte.

Questo non vuol essere un post di vilipendio, badate: è un intervento che passa in rassegna come l’individuare ciò che segna un distacco soggettivamente palese dal nostro essere sia cosa buona e lieta. Perché? Perché fissa un discrimine da riempire col proprio Io, si diceva, ed ha al contempo il vantaggio di sancire i propri tratti specifici, affinandoli. Se vedo un amico (o presunto tale) dimostrare doppiezza, non scardinarsi dalla mentalità di provincia e ignorare le più basilari coordinate per capire ciò che lo circonda, sarà mio interesse donargli meno tempo. Corrisponderà, in breve, a più tempo che dedicherò a me stesso, al mio essere diverso – e, in questo caso, anche migliore – di lui.

Molti nemici, molto onore“? Non ne farei una questione di quantità, personalmente. Anche perché nessun nemico ti varrà mai un trofeo. Ma è indubbio che per provare ad essere uomini migliori si debbano avere tanto esempi da seguire, quanto personaggi d’avanspettacolo da cui tenersi alla larga. Oggi sono orgoglioso – e non onorato – innanzitutto perché posso condividere i miei valori, la mia etica e il mio sapere con chi non si sporca di fango. Ed è una bella sensazione, eccome.

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Davide Piacenza
Sull'autore: Laureato in relazioni internazionali, Davide Piacenza è un collaboratore editoriale che si occupa di diversi temi: dalla politica alla tecnologia, dall'attualità allo sport. Scrive per il Post e China Files, collabora con Meridiani e BloGlobal.


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