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Il mio vizio è una stanza chiusa

Creato il 11 dicembre 2010 da Gloutchov
Il mio vizio è una stanza chiusaOrmai è assodato che una antologia, per piacermi, deve arrivare tra le mie mani per scelte che non dipendono direttamente da me. E' infatti ormai assodato che quando acquisto una antologia finisco sempre per pentirmene. Quando invece mi viene donata, per qualche motivo, mi trovo di fronte a pubblicazioni pregevoli.Probabilmente sono io a non saperle valutare al primo sguardo o, più pragmaticamente, sono sfortunato nella scelta.
A ogni modo, questa bella antologia curata da Stefano di Marino è sicuramente la più bella antologia che abbia letto quest'anno.
L'argomento è sfizioso, ovvero il Thrilling, un fenomeno tutto italiano che ha avuto molto successo nel cinema degl'anni '70 e di cui poi si è persa traccia (se non per alcuni casi eccezionali) nelle annate successive. Di tutto ciò parla il saggio di Di Marino contenuto all'interno di questa antologia, interessante e dettagliato, capace di risvegliare la curiosità verso quel periodo storico in cui il cinema italiano insegnava al resto del mondo come si dovesse fare per realizzare film da brivido di successo, pur spendendo esigui capitali.
Ma l'antologia contiene anche dei racconti stupendi ed è di questi che vorrei parlare. Il livello è altissimo in ognuno dei titoli. Le penne sono tutte pregevoli: nomi arcinoti come Arona e Baraldi sono affiancati ad altrettanti esperti del genere come Basilico, Cappi, Colombo, Salvatori, Fogli e Teodorani.Storie tutte ricche di sapori, di passioni, di energia e tensione. Vite vissute, sudate e faticate. Sofferenze umane e disumane. Ricordi che riemergono e si trasformano in impulsi irrefrenabili. Amore tormentato che uccide per protezione. Desiderio di cancellare, desiderio di soverchiare, desiderio di ricostruire. Le peggiori passioni umane in uno sfondo di umanità dipinto finemente e ritratto con la precisione di maestri della parola. Non c'è una sfumatura che conduca fuori strada, non c'è un difetto apparente, se non, in uno dei racconti, una certa somiglianza (o richiamo) al noto Misery non deve morire.
Una antologia unica tra tutte quelle che ho letto sino a oggi. Il filo conduttore è ben saldo e non ci sono salti di palo in frasca. Il livello è sempre altissimo, non ci sono perdite di quota o momenti di ristagno. La lettura è profondamente assorta tra le pagine in ogni momento. E anche il saggio, che è posto nel bel mezzo dei racconti, si trasforma quasi in un racconto esso stesso, come la voce di un menestrello che intrattiene il pubblico mentre le scene vengono ridisposte sul palco del teatro in cui siamo seduti. Una bella scoperta, questa antologia, che mi ha fatto diventare quasi ottimista. L'unico dubbio è... la prossima antologia, la scelgo io o me la faccio regalare da qualcuno? Forse è meglio rispettare la cabala.

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