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Il misterioso comportamento dei dissidenti. Chi ci guadagna?

Creato il 17 ottobre 2013 da Laperonza

 

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Come si spiega quello che sta accadendo in questi giorni a Montegranaro? Comincio a pensare che non si spieghi affatto. Infatti è inspiegabile il comportamento dei tre dissidenti dell’Amministrazione Gismondi che, dopo aver votato contro l’approvazione del bilancio in Consiglio Comunale e dopo aver firmato e presentato una mozione di sfiducia nei confronti della loro stessa maggioranza, belli tranquilli non solo non ci pensano nemmeno a dimettersi, cosa che dovrebbe rientrare nella logica delle cose, ma se vanno alla riunione di giunta, votano a favore di alcune delibere, votano a sfavore di altre, si astengono, si comportano cioè come se nulla fosse accaduto. Però votano. E votano contro soprattutto nel comparto cultura.

Nella fattispecie i tre hanno votato a favore di tutte le delibere portate in giunta tranne che due, tutte e due dell’Assessorato alla Cultura. La prima, quella che attribuiva un contributo all’associazione Amici della Musica, ha visto il voto favorevole di Ranalli e Giacobbi e l’astensione di Venanzi (evidentemente la cosa non lo riguarda). La seconda delibera che ha visto voti difformi da parte dei dissidenti è quella che dava un indirizzo programmatico all’azione dell’assessorato, stabilendo anche un programma di massima per le iniziative delle varie associazioni culturali. Questa ha visto il voto contrario del solito Venanzi (che a quanto pare non apprezza il modo in cui si fa cultura a Montegranaro) e l’astensione degli altri due.

Come interpretare questa sostanziale contrarietà all’assessore Lucentini non è cosa facile né, forse, è interessante più di tanto. Forse è una ruggine personale, forse si è sparato a caso per evidenziare un minimo di dissenso residuo. Il punto fondamentale è che appare ridicolo il comportamento dei tre. Ridicolo perché totalmente incoerente. Ridicolo perché assolutamente inutile. Ridicolo perché, se questo è un tentativo di ricucitura, stiamo assistendo al dietrofront più grottesco della storia.

Lunedì prossimo ci sarà il Consiglio Comunale che stabilirà la vita o la morte della Giunta Gismondi. Un ripensamento dei tre assessori sconvolgerebbe i piani dell’opposizione, scongiurando il commissariamento. Questo probabilmente sarebbe un bene per la città. Ma porrebbe un’ombra sinistra sulla considerazione che la gente ha di questa classe politica. Nel caso in cui la mozione di sfiducia venisse bocciata col voto contrario di tre dei firmatari, saremmo autorizzati a pensare che ci sia stato un accordo tra la maggioranza e i dissidenti. Ma il tornaconto dei tre, perché se c’è un accordo c’è anche un tornaconto, quale sarebbe?

Diciamocelo onestamente: i tre dissidenti sono politicamente bruciati. Non riesco a immaginare alcun futuro politico per loro, anche facendo fede sulla smemoratezza dell’elettorato montegranarese. Si sono troppo esposti, specie Giacobbi, il "capo" della rivolta. Un ripensamento sarebbe inspiegabile e risibile. Oltretutto, con Basso che non chiarisce i suoi progetti futuri, i tre sono stati abbandonati al loro destino. Credo che siano finiti, politicamente parlando. Ma la Giunta Gismondi, a questo punto, come ne esce? Rimarrebbe in piedi col voto dei tre assessori ridicolizzati dal loro stesso comportamento, e l’inaffidabilità degli stessi si ripercuoterebbe inesorabilmente anche sull’immagine della stessa Amministrazione Comunale di cui rimarrebbero parte attiva (votano in giunta). In sostanza, un’arma formidabile in mano alle liste avversarie, prima fra tutte quella di Gianni Basso, sempre ammesso che tale lista ci sarà (ma sono certo che ci sarà), il quale, come ricordiamo, ha abilmente schivato la vicenda prima astenendosi sul bilancio e poi non firmando la sfiducia. Insomma: i tre sono stati carne da macello e, nel contempo, possono diventare il cavallo di troia dentro le mura della Giunta Gismondi. Sempre ammesso che non votino la sfiducia. Qualora invece la votassero dimostrerebbero almeno un minimo di coerenza, per quanto incomprensibile. Ma sempre politicamente finiti rimarrebbero.

Luca Craia


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