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Il mistero del monte musine'

Creato il 07 marzo 2014 da Dariosumer
Nella Val di Susa si trova uno dei luoghi più misteriosi d’Italia: il Monte Musinè. Qui sono di casa Ufo, lupi mannari, manhir e fuochi magici. Si sa, è la città dell’occulto e, insieme a Lione e Praga va a formare il cosiddetto triangolo della magia bianca. Ebbene, anche i dintorni non sono da meno, come dimostra il “caso” del misterioso Monte Musinè, un antico vulcano spento da millenni, ricco di gallerie e passaggi irregolari in gran parte inesplorati, sulla bocca di tutti a causa dei vari avvistamenti di UFO, ma non solo. Siamo in Val di Susa, nella zona di Rivoli e dei Laghi di Avigliana dove sono state girate alcune riprese esterne de “Il nome della rosa”.
L’episodio eclatante che pose all’attenzione mediatica questo luogo piemontese risale al 1996, precisamente il 3 marzo quando due escursionisti videro – o almeno dichiararono di vedere – un oggetto luminoso dalla forma circolare e con i riflessi giallo-verdi, svolazzante in cielo per oltre un quarto d’ora. L’oggetto – sempre stando alle dichiarazioni dei due spettatori, abbondantemente riprese e riportate da vari giornali – presentava due grosse calotte trasparenti attraverso le quali si intravedevano muoversi sagome apparentemente umanoidi. Il luogo dell’avvistamento fu, appunto, il Monte Musinè, ovvero un rilievo sinistro alquanto inospitale, brullo e decadente dove nessuna pianta o vegetazione alcuna riesce ad attecchire, solo cespugli ed erbacce abitate da vipere. Invitante no? La versione più diffusa è che questa montagna sia una base segreta di “dischi volanti”, ma a parte UFO ed extraterrestri, ci sono altre peculiarità collegate a questo luogo che, non a caso, è stato definito il monte più misterioso d’Italia. Si parla di grotte incantate come quella di mago Merlino, lupi mannari e urla inspiegabili che riecheggiano nella notte, fuochi magici e immagini spettrali …
IL MISTERO DEL MONTE MUSINE'
Degne di menzione sono anche le coppelle, scoperte anni orsono dall’archeologo Mario Salomone tra le quote variabili tra i 400 e i 900 metri del monte. Per scoprirle e viaggiare indietro nel tempo basta inerpicarsi sul ripido sentiero che parte dietro il centro sportivo della frazione di Caselette proprio alle pendici del monte. Il percorso porta a un grande pianoro che si apre in località Torre della Vigna. Lì accanto, incisa su un masso, si può scorgere una serie di coppelle (incisione a forma di coppa, scavate nella roccia) che formano una croce. Altre forme e incisioni sono sparse nei dintorni: basta cercare e, a un occhio attento, le coppelle formano indiscutibilmente le figure geometriche di numerose costellazioni visibili chiaramente nel cielo boreale. L’Orsa Maggiore e l’Orsa Minore sono palesi, nondimeno le famose Pleiadi, il Cigno (o Croce del Nord), il Triangolo, la Colomba e l’imponente Orione con la sua cintura. Un planetario ultrasecolare, vergato e lavorato nella roccia del Musinè, testimonianza di quanto nel passato le locali popolazioni tenessero in considerazione la volta celeste, da cui forse traevano forza e speranza o, più semplicemente, vi leggevano i giusti momenti della semina e del raccolto. O forse speravano in qualcosa o qualcuno. Gli Dei o gli Antichi Astronauti o un segnale che li rappresentava entrambi? Difficile dirlo. Poche certezze e molte ricerche da compiere ancora. Peccato, la pietra non parla. Ma, vagando tra le valli locali è possibile (dopo aver convinto gli anziani e saggi abitanti a parlare), apprendere leggende e storie, da riempiere un’enciclopedia. Una, in particolare, riveste aurea poetica e magica a un tempo e tira in ballo il delicato ed enigmatico popolo delle fate. Le coppelle, secondo gli anziani, sarebbero delle antiche coppe dalle quali le fate sorseggiavano bevande magiche o il nettare dei fiori. E ancora: queste concavità sarebbero state persino scolpite da San Francesco per poter fare abbeverare i piccoli animali dei boschi.
IL MISTERO DEL MONTE MUSINE'
IL MISTERO DEL MONTE MUSINE'
Un menhir reca la raffigurazione di alcuni uomini che sembrano tributare un culto al Sole: tre omini con la braccia al cielo uno di essi inginocchiato e un altro disteso per terra, segno di morte oppure di un sacrificio umano. Nel cielo sopra le loro teste sono raffigurati tre soli, o, almeno, un sole a forma di coppella e due dischi stilizzati. Il che, da Peter Kolosimo in poi, ha fatto ipotizzare che si trattasse di un primitivo incontro “ravvicinato”…
IL MISTERO DEL MONTE MUSINE'
La leggenda più diffusa riguardante il luogo è quella secondo la quale il feroce Erode, re di Giudea, sarebbe stato condannato ad espiare i suoi crimini proprio qui, alle pendici di questo tetro monte rinchiuso in un carro aereo di fuoco (sono ancora sue le urla strazianti che si odono in certe particolari notti?) . Spazio alla fantasia se ne può dare tanto, quello che è certo sono alcuni segnali concreti, visibili che la natura regala agli occhi attenti degli osservatori esoterici. Nei pressi di Caprie, ad esempio, sempre nella Valle di Susa, si trova una lama di pietra su uno strapiombo di 150 metri, sovrastata da segni solari: sembra un serpente rozzamente simboleggiato e affine a quell’arte maya che trova nel “tempio dei guerrieri” di Chichén Itzà uno degli esemplari più stupefacenti. Il monte Musinè, inoltre, è pieno zeppo di rappresentazioni solari, menhir, grosse pietre tra cui spicca un monolito trapezoidale perfettamente squadrato dove si possono distinguere tre soli.

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