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Il mistero di Maria De Filippi. Sfenomenologia, da “Amici” a “C’è posta per te”

Creato il 30 marzo 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
250px-Fiorella_Mannoiadi Rina Brundu. Dato che sul sito ho già parlato del mistero di Puma Punku e del mistero del trilitico di Baalbek non vedo motivi validi per non parlare di un mistero diverso ma altrettanto grande: il mistero di Maria De Filippi e dei suoi programmi. La faccenda diviene quanto mai “urgente” dopo avere visto i primi dieci minuti delle nuove puntate serali di “Amici”, all’undicesimo minuto infatti mi sono arresa e ho spento. O magari la decisione di “spegnere” l’avevo già presa quando la regia ha mandato in onda una carrellata aforistica che partendo da Martin Luther King, passando per Jim Morrison e toccando “the likes of” Madre Teresa doveva avere, forse, lo scopo di dare una “connotazione” culturalmente impegnata al programma. O magari l’ho presa quando ho visto un irriconoscibile Renato Zero cimentarsi con Miguel Bosè e una Fiorella Mannoia passare dai duetti con i mostri sacri cantautorali italiani ai duetti col rapper Moreno… 

Inutile infierire, meglio andare subito al punto, al “gist” del mistero. Infatti, diversamente da quanto avviene per il restante parterre di conduttori, conduttrici, presentatori, presentatrici italiani, tutti inclusi, e diversamente dall’opinione di alcuni critici televisi molto validi (pochi, ma ci sono), io ho sempre pensato che Maria De Filippi fosse fatta di altra “stoffa”. Ovvero che portasse seco una qualche sostanza. Ho sempre amato, per esempio, la tipologia di interazione low-profile con il pubblico e con gli ospiti, non importa chi fossero questi ultimi o quale fosse il loro “status”. Un’arte non vi è dubbio, anche difficile, l’arte di non “affannarsi” troppo davanti a questo o quello e di dare l’illusione (perché poi di illusione si tratta), che tutti, ma proprio tutti, siano uguali sul palcoscenico defilippiano. Lo ripeto senza alcuna ironia, si tratta di un’arte e di un’arte il cui mastering è totalmente sconosciuto ai suoi colleghi/e, chi più chi meno per lo più timorosi di non rendere sufficiente omaggio di “facciata” al direttore di Rete e al Megagalattico che guarda. Da tutto questo deriva una padronanza dello spazio-teatrale (in senso tecnico), sostanziale, rassicurante… capace di fornire quella “rassicurazione” che il pubblico da tv generalista d’antan che segue la De Filippi – un pubblico per suo destino allergico alle dinamiche digitali e al mondo che cambia, spaventato alla sola parola “cambiamento” – considera conditio-sine-qua-non per scegliere un programma. Da qui anche il titolo, meritato, per Maria, di “regina” della televisione italica… il suo essere una sorta di “asset” per la dinastia televisiva Berlusconi esattamente come lo è Elisabetta II per la corona inglese e per Peter Morgan ottimo sceneggiatore di quel capolavoro illuminante che è The Queen (2006).

Ma se quanto sopra corrisponde al vero dov’è il mistero? Eccolo palesato: come mai, nonostante le sue indubbie capacità, la sua bravura, la sua capacità di bucare lo schermo come pochi, la sua competenza e anche la sua cultura, Maria De Filippi continua a fare programmi che strizzano continuamente l’occhio al lato rincoglionito che vive in noi dal tempo in cui scendemmo dagli alberi per correre liberi sulle praterie? Il dubbio mi assilla. Senza neppure entrare nelle dinamiche di programmi come “Uomini e donne” per il quale, a mio avviso, ogni spettatore che avesse incautamente cambiato canale sarebbe intitolato a chiedere i danni, parlo per esempio del programma “C’è posta per te”. Un programma, questo, che secondo me ha delle grosse potenzialità, specialmente quando si tratta di guadagnarsi la possibilità di “investigare” dentro le storie di vita del Signor Rossi qualunque, dentro i suoi dolori e le sue piccole gioie. Specialmente quando si tratta di guadagnarsi il diritto di raccontare l’altra-Italia fuori dalle grinfie “interessate” del giornalismo-d’assalto, fuori dagli schemi preconfezionati. Dunque mi chiedo: perché non “concentrare” la trasmissione verso questi macro aspetti sociologici (seppure in salsa nazional-popolare), invece che renderla drappo sguaiato intessuto di lustrini e paillettes, di imbarazzanti momenti stile carramba-che-sorpresa, di ospitate ridicole tutte tese a lustrare l’ego (anche etico?) dell’ospite di turno? Programma intessuto di nulla che è il niente e non avrà mai la possibilità di diventare “qualcosa”? Tutto qui.

Di “Amici” invece volevo parlarne ma scopro adesso che mi è passata la voglia: dopo avere visto il mitico Renato Zero duettare con Miguel Bosé e Fiorella Mannoia intrattenersi musicalmente con Moreno… credo di essere ragionalmente scusata: scagli la prima pietra chi ritiene di riuscire a fare altrimenti!

 

YouTube link al tempo del mitico Renato Zero…

Featured image, Fiorella Mannoia.


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