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Il mito del battaglione dei sardi e le stragi nazifasciste del ’43 – di Pietro Cicalò

Creato il 29 aprile 2012 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

Il mito del battaglione dei sardi e le stragi nazifasciste del ’43 – di Pietro Cicalò

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Natalino Piras. Qualche avvertenza su cosa sono i rigurgiti di fascismo criminale dai fascisti ributtati in pubblico intorno al 25 aprile 2012 in varie città italiane, da Roma a Cagliari. Altro che onorarli i morti della Repubblica di Salò erano morti da vivi, erano fautori di morte. Contraddizioni della Storia c’erano anche sardi tra i repubblichini, opposti ai Pitzinnos Pastores Partigianos protagonisti del libro che come Anpi nuorese stiamo per pubblicare. Riportiamo qui, risultante dalle interviste ai nostri ragazzi partigiani che tornarono a casa, un passaggio di Piero Cicalò sul mito del battaglione dei sardi al servizio della Rsi, tristi figuri, e sulle stragi opera di nazifascisti nell’Alto Lazio. Tra le vittime anche altri ragazzi sardi sbandati.

In tutte le interviste emerge un insistente lavoro di persuasione da parte di militari, con i quali i pitzinnos pastores entrano occasionalmente in contatto. Questi militari tentano di convincere i soldati sbandati nella campagna romana ad arruolarsi nelle formazioni militari della R.S.I. (Repubblica Sociale Italiana) promettendo una sistemazione più decorosa (letto caldo, pasti abbondanti e divise nuove). Questi militari, tutti fascisti, raccontano di comportamenti intollerabili da parte dei soldati alleati che, a loro dire, hanno occupato la Sardegna commettendo ogni sorta di nefandezze. L’aiuto dei soldati sbandati nuovamente inquadrati nell’esercito della R.S.I. sarebbe necessario per liberare la Sardegna da questi “odiati invasori”. Promettono perfino di addestrarli perché vengano paracadutati nelle loro terre per combattere a difesa delle loro donne e delle loro famiglie. La risposta che ricevono è in genere molto prudente e di attesa, soprattutto perché ogni giorno si hanno notizie di arruolamenti forzati, di deportazioni in Germania, di arresti e di esecuzioni sommarie da parte di tedeschi e di nazifascisti, molto presenti nelle zone costiere per paura di ulteriori sbarchi da parte della flotta angloamericana.

Fra i militari fascisti persuasori c’era anche un religioso, un saveriano di San Gavino, Luciano Usai, il quale si muoveva di continuo nella zona da Roma a Civitavecchia, visitando i vari paesi dove sapeva potevano trovarsi soldati sardi sbandati, in attesa di un imbarco per la Sardegna. Padre Usai sapeva che lungo la linea ferroviaria Civitavecchia-Orte vagavano varie centinaia di giovani sardi che dopo l’8 settembre, con il disfacimento dell’Esercito Regio, si erano trovati completamente abbandonati, senza i loro comandanti, senza alcuna forma di assistenza e quindi con l’unica idea di imitare i loro colleghi continentali: tornare a casa.

Il cappellano Usai collaborava alla costituzione di una unità militare composta solo da soldati provenienti dalla Sardegna, il Battaglione Volontari di Sardegna – G.M. Angioy, ospitato a Roma nella caserma allievi ufficiali in via la Lungara, voluto da Francesco Maria Barracu di Santu Lussurgiu, sottosegretario alla presidenza del consiglio, al comando del quale era il colonnello Bartolomeo Fronteddu di Dorgali. Su padre Usai grava un forte sospetto che sia tra i responsabili dell’eccidio dei giovani sardi avvenuto nei pressi di Sutri e dell’arresto del cantore Gavino De Lunas e Pasquale Cocco, trucidati poi alle Fosse Ardeatine.

Nei ricordi degli intervistati ci sono altri due comandanti che ricorrono molto spesso, il capitano Ennio Roych di Olbia e il capitano Achille Manso (o Manni) di Cagliari. Entrambi vengono ricordati come due fanatici esaltati. Roych verrà catturato dai partigiani slavi nei pressi di Caporetto e fucilato tra l’8 e il 10 maggio 1945. Manso sarà condannato dal tribunale di Trieste per aver causato con la sua delazione la fucilazione, da parte dei tedeschi, di un ufficiale subalterno e l’internamento di circa 300 alpini nella risiera di San Sabba.

Per meglio capire il contesto storico-ambientale nel quale si trovarono questi gruppi di sardi sbandati, ci sembra utile ricordare alcuni fatti avvenuti in quella zona dell’Alto Lazio subito dopo l’8 settembre del 1943 fino alla fine di novembre dello stesso anno.

- Il 23 settembre viene fucilato dai tedeschi il brigadiere Salvo d’Acquisto, il quale si sacrifica per salvare la vita ad una ventina di abitanti la zona di Palidoro, catturati a seguito di un rastrellamento.

- Il 27 ottobre a Mentana, a seguito di un rastrellamento per atti di sabotaggio, vengono arrestati e fucilati 4 soldati inglesi e 25 civili italiani.

- All’alba del 29 ottobre alcuni camion tedeschi, della 7ª Compagnia del Fallschirmjäger-Regiment 2, circondano il paese di Bieda (ora Blera) e procedono ad un rastrellamento casa per casa. I tedeschi, guidati da una spia (catturata perché sorpresa con armi) sparano su chiunque capiti a tiro, uccidendo anche inermi contadini ignari di tutto, tra cui il padre della spia che li aveva guidati. Nella stessa mattina vengono uccisi il carabiniere ausiliario Pietro della Malva e altri 6 civili in località Pian Gagliardo del comune di Bieda, sorpresi nel tentativo di sfuggire alla cattura durante il rastrellamento della zona. Nell’operazione vengono ammazzate 14 persone, tra le quali un giovane aviere di Orgosolo, Andrea Sale, riportato nella targa commemorativa con il nome di Andrea Salis. Molti i feriti. Vengono inoltre arrestati 25 civili e 10 soldati italiani, che vengono portati nei campi di lavoro in Germania.

- Il 17 novembre le SS catturano a Capranica 18 avieri sardi, dopo un sommario interrogatorio vengono fatti salire su un camion nei pressi di Bassano Romano e fucilati in prossimità di un fossato, finiti con un colpo alla nuca. Nonostante tutto uno di essi, Rinaldo Zuddas di Sardara, fingendosi morto, si salva e, con l’aiuto e il coraggio di alcuni abitanti di Sutri, riesce a raggiungere l’ospedale e a farsi curare.

Questo il resoconto della Compagnia dei Carabinieri di Viterbo:

“A Capranica il 17 novembre 1943 furono uccisi: ALESSI Salvatore, BALDI Antemio, ANDREOTTI Virgilio, PILU Gavino; ME Nino; MESTIERI Giovanni; CORRIGA Salvatore; MULA Giovanni; CONTINI Pietro; BARCELONE Piero; NEREU Pasqualino; PIRAS Efisio; MELONI Mario; DEROMA Giuseppe; PINNA Sebastiano; CANU Giuseppe; MELONI Salvatore; RIU Giuseppe; MANCA Francesco; ZUDDAS Fernando.

Questi i fatti.

Il 14 novembre 1943 un maresciallo tedesco delle SS giunto a Capranica condusse a Bracciano Alessi Salvatore, Baldi Antemio ed Andreotti Virgilio, ritenuti responsabili di possedere delle armi.

Nelle prime ore del 17 novembre successivo giunsero a Capranica il maresciallo che aveva preso i suddetti tre giovani in unione all’Alessi con altri militari delle SS e un interprete nativo della Toscana di cui non è stato possibile conoscere il nome, i quali rastrellarono dei giovani sardi, sbandati a Capranica, riuscendo a catturarne 18.

Nel pomeriggio dello stesso giorno i predetti giovani, l’Alessi compreso, con autocarro furono condotti verso Roma. Giunti al bivio di Bassano di Sutri [oggi Bassano Romano], fatti scendere dall’automezzo furono uccisi con due raffiche di mitragliatrice e abbandonati sul posto.

Uno di essi, e precisamente lo Zuddas ultimo elencato, rimase ferito a una gamba e a un braccio e trasportato a Sutri prima e all’ospedale di Ronciglione poi ove riuscì a guarirsi.

Il 21 successivo nel territorio di Bracciano furono fucilati il Baldi e l’Andreotti.

Si sconoscono i motivi di tale barbarie.”

Questo eccidio, documentato anche nell’archivio della Questura di Viterbo e nell’archivio comunale di Capranica, sarà poi oggetto di ricerche da parte di vari studiosi sardi e del viterbese, che riusciranno a ricomporre l’esatta sequenza dei fatti, l’identità e la provenienza di gran parte dei soldati assassinati.

in Pitzinnos Pastores Partigianos. Eravamo insieme sbandati, di Piero Cicalò, Pietro Dettori, Salvatore Muravera, Natalino Piras, Nuoro, Anpi Edizioni, 2012.

Featured image, ufficiali della ‘Sassari’ e degli Alpini a parlamento con militari tedeschi (9-10 settembre 1943), fonte Wikipedia.


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COMMENTI (1)

Da mogol_gr
Inviato il 11 agosto a 15:50
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