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Il morbo del nichilismo della Bambina Filosofica: intervista a Vanna Vinci

Creato il 06 agosto 2012 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

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Cagliaritana, classe 1964, è una delle più importanti fumettiste italiane degli ultimi anni. Lavora nel fumetto dal 1990; ha al suo attivo collaborazioni con , Dargaud, Kappa Edizioni, Kodansha, Coniglio Editore, Linus, Rizzoli Lizard per strisce, illustrazioni e fumetti. È stata protagonista della linea Mondo Naïf di Kappa Edizioni, spesso affiancata da Giovanni Mattioli in veste di sceneggiatore. Ha vinto il premio“Yellow Kid” (1999) e il premio “Gran Guinigi” (2005) come miglior disegnatore, e nel 2001 il premio Romics per il suo libro “L’età selvaggia”. I suoi ultimi fumetti sono “Gatti neri, Cani bianchi” (Kappa Edizioni,  due voll. 2009/2010) e “Houston, abbiamo un problema” (Rizzoli Lizard, 2012), nuovo volume dedicato alla caustica e nichilista Bambina Filosofica.

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Omaggio di Vanna Vinci a LoSpazioBianco

Ciao Vanna, e bentornata sulle nostre pagine! La bambina trasloca, da Kappa Edizioni a Rizzoli. Mi ha stupito questo passaggio. Quali sono i motivi di questa scelta (direi quasi “di vita”)?
Sì, la Bambina Filosofica esce in libreria con un volume tutto nuovo, Houston abbiamo un problema, pubblicato da Rizzoli Lizard. Rizzoli mi sembra una casa perfetta dove sistemare la  bambina. È un grande e storico gruppo editoriale, ma anche un’etichetta agile e vigile. Il fumetto d’autore è declinato in tutte le forme, dai mostri sacri ai mostriciattoli… Come la Bambina. Meglio di così…

Sei stata una delle prime a far parte del progetto Kappa, fin dai tempi di Mondo Naïf. Cosa significa dover lasciare una parte – credo non solo professionale – della tua vita?
L’esperienza con Kappa Edizioni è stata ricca e produttiva. Come molti matrimoni e unioni, si è andata esaurendo. Ecco, posso definirla un’esperienza esaurita.

Mondo Naïf fu un progetto all’epoca quasi rivoluzionario, che ha ospitato grandi autori e creato una collana di fumetto che parlava al contemporaneo italiano, appetibile ai ragazzi, in anni in cui il termine “graphic novel” non era ancora usato o abusato. Come hai vissuto quel periodo?
Sono stati anni interessanti, di apprendistato per molti, autori ed editori. Anni importanti. Io ho sviluppato i miei universi e sono cresciuta. In ogni modo, visto che seguo i precetti di Zeami Motokiyo, che invita a “non dimenticare gli inizi”, posso affermare che il lavoro fatto a quel tempo, e prima ancora per l’embrionale rivista Dinamite, di Mattioli e Toffolo per Granata Press, ha gettato tutti i presupposti che mi hanno portato al lavoro di adesso. Su Mondo Naif sono scaturiti i libri di Sophia e Aida e, seguendo la mia poetica, da lì sono arrivata a Chats Noirs Chiens Blancs per Dargaud.

 Che rapporti avevi con gli altri autori? C’era un progetto comune o vi “limitavate” a fare i vostri fumetti senza tanti altri calcoli?
Il progetto era comune, volevamo raccontare una generazione, in quel momento e in quel luogo, una sorta di posizione aristotelica. Non era un calcolo, e nemmeno una strategia, era un’esigenza forte e impaziente. C’erano tra noi molti legami di sangue e di cuore e di testa…
Ognuno di noi faceva comunque quello che gli pareva. Io ho sempre fatto quello che ho voluto. Non ho mai fatto calcoli. Così credo degli altri.

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Cosa pensi sia venuto a mancare a un certo punto? Perché l’interesse è scemato?
Evidentemente c’era un tempo anche per quello. Poi da lì siamo passati ad altre storie e ad altri mondi e modi. Ognuno ha seguito i suoi percorsi e ha esplorato i suoi universi. Ognuno si è intrufolato in altre poetiche.

Venendo al nuovo volume, un bel cartonato con tanto di cofanetto. Avevamo lasciata la Bambina in veste di guastatrice tra le pagine di un bel progetto passato a miglior vita (editoriale) come Animals; nonostante il formato a striscia, continuo a pensare che il personaggio renda meglio se assunta “in grande quantità”.

Il morbo del nichilismo della Bambina Filosofica: intervista a Vanna Vinci> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="222" width="250" alt="Il morbo del nichilismo della Bambina Filosofica: intervista a Vanna Vinci >> LoSpazioBianco" class="alignleft size-full wp-image-55016" />Preferisci sviluppare la singola striscia o le storie e i tormentoni più elaborati?
In realtà, a essere sincera, le strisce mi vengono a raffica… come gli starnuti. Parto da una situazione, uno spunto che mi sembra possa avere esiti demenziali e uso questo tracciato per permettere alla Bambina di straparlare o angariare chi le sta vicino o compiere azioni inconsulte. Certe volte lo spunto nasce da fatti reali, la lunga sequenza della peste bubbonica viene dal fatto che tre anni fa ho preso la varicella e sono stata malissimo… Avevo le visioni… Be’, ecco, questo è uno spunto plausibile, no? Oppure ci sono i lunghi tormentoni, Cosa farai da grande?, o le richieste e i dialoghi con la divinità…

È più difficile dar vita alla striscia indipendente, forte solo della sua battuta, o trovare personaggi e situazioni da sviluppare in una serie di “episodi”? E cosa ti soddisfa maggiormente?
Senz’altro la striscia singola è più difficile come ritmo e come scansione. Le tre o quattro vignette che contiene devono riportare un inizio, un momento di stasi e una fine. Non solo trovare la battuta è complicato, ma anche proprio il ritmo. In ogni modo, io sono stata da sempre una lettrice di strisce, Peanuts e Mafalda soprattutto, e progredire in questa impresa mi dà molta soddisfazione.
Come fare le flessioni.
Per il resto, inventare personaggi demenziali o scenette è un mio grande divertimento. Chi mi conosce sa che lo faccio anche così, gratuitamente, per spasso… I lunigli vengono fuori da questa vena demenziale, anche un po’ demente…

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Torneranno i lunigli, vero? Ti sei ispirata a qualche amico o conoscente?
Mah… devo dire che molte delle persone che frequento sono tutte, chi più chi meno, un po’ luniglie. Per anni, io e la mia collega di Cagliari mimavamo le scene di Dracula con Bela Lugosi, di altri horror classici o della trilogia del Dollaro di Sergio Leone nelle pause di lavoro. Ho anche una mamma piuttosto luniglia…
Se torneranno… Chissà…? Adesso sono in giro per la Terra… Saranno andati in pellegrinaggio alla tomba di John Ford…

Dietro alle battute sull’adorare gli attori come nuove divinità, leggo anche una critica alla società dell’immagine e al fanatismo. Analizzare il mondo di oggi attraverso la lente irriverente della Bambina e con finalità umoristiche è un aiuto a metabolizzare meglio quello che succede nella vita reale?
Non volevo essere critica. Per quanto credo che tutto, o quasi, debba o possa essere preso con una buona dose di ironia e di sano buon senso. La Bambina Filosofica non ha intenzioni metabolizzatrici (anche se potrebbe essere una battuta nel tormentone di “Cosa vuoi fare da grande?”

Il morbo del nichilismo della Bambina Filosofica: intervista a Vanna Vinci> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="247" width="250" alt="Il morbo del nichilismo della Bambina Filosofica: intervista a Vanna Vinci >> LoSpazioBianco" class="alignright size-full wp-image-55020" />“La metabolizzatrice in nero”), piuttosto ha intenzioni disturbatrici, indigeste…
La Bambina è irriverente, caustica, rompiballe e non ha intenzioni educatrici. E poi un po’ di sano fanatismo non ha mai fatto male a nessuno… Io, per dire, ogni tanto mi guardo l’inizio di Sentieri selvaggi, quando loro escono dalla casa e lei guarda lontano verso la grande prateria (dio, mo’ mi commuovo), vedendo John Wayne.
È Ethan…” Più fanatica di così…
Poi, se vogliamo riferirci al governatore luniglio (che assomiglia molto al grande Von Stroheim in Femmine Folli… Sì, ho scritto proprio Femmine Folli, ed evidentemente non è un caso!), be’, sì, ci sono quelli che di una passione devono assolutamente farne un culto. Ma, si sa, la razza umana è peculiare e perniciosa.

Uno dei segreti dell’umorismo è saper ascoltare il reale e ripresentarlo sottolineandone l’assurdità che a volte lo caratterizza. Le battute al fulmicotone della Bambina nascono spesso da considerazioni tue o da cose sentite o da citazioni letterarie. Ma i lavori di trasformazione, di adattamento alla strip, di ricerca del ritmo non sono affatto banali! Come li coltivi, come trasporti il reale tra le vignette del libro? È qualcosa di spontaneo o c’è studio sotto?
Possiamo dire che c’è qualcosa di autobiografico, ma io mi applico e studio, devo evolvermi sempre. Sono in crescita. Senz’altro i riferimenti letterari sono importanti.
Aver scoperto Lichtenberg e Anacleto Verrecchia è stato fondamentale per lo sviluppo della Bambina Filosofica e della sottoscritta.

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Leggendo le strisce, viene da immaginare la Bambina come un tuo alter ego, o come un “diavoletto” che ti compare accanto come nei cartoni animati. Ti ritrovi a conviverci nella vita di tutti i giorni? È un po’ il tuo lato “oscuro”?
Sì, direi che la Bambina potrebbe essere il mio alter ego. Mi ritrovo a conviverci tutti i giorni e devo stare attenta che le battute non mi scappino nei momenti meno opportuni. Che so, alla riunione di condominio, per esempio… Non frequento cerimonie ufficiali proprio per evitare fuoriuscite filosofiche. Ma posso sinceramente affermare che si tratta senza ombra di dubbio del mio lato “chiaro”. Il lato oscuro sta negli altri libri, e da qualche altra parte.

Un riferimento del tuo personaggio è sicuramente quello a un’altra bambina pestifera, Mafalda. Anche lei è caustica e diretta nell’esprimersi, anche se in modo diverso per il contesto e il periodo in cui è stata creata. C’è qualcosa di Mafalda nella Bambina Filosofica? È un riferimento voluto o “subíto”?
Io sono stata allevata a film western, Mafalda, Peanuts, Topolino e St. Trinians. Sono sempre stati i miei santi protettori,

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La Bambina ha un carattere e un modo di esprimersi molto evoluto, poco infantile. Sembra che in lei si nasconda un’adulta imprigionata nel corpo di una bambina. Come mai questa scelta di dare una voce così forte proprio a una bambina?
La Bambina appare come una bambina ma è una sorta di vecchia brontolona e rompipalle.
Ma tutti i bambini pestiferi sono diabolicamente adulti. E, del resto, facendo riferimento bene o male a tutto il pensiero nichilista occidentale, beh, di infantile rimane la risata!
Credo che altre letture deleterie siano state “I cento volti a fumetti di Pierino la peste”, e “Il libro dei bambini terribili per adulti masochisti”, che mia madre ha permesso che leggessi da bambina, e questi sono i risultati.
Vorrei stendere un tappeto rosso alla mia grande ispiratrice “Marcellina il mostro” di Mary Lystad e Victoria Chess. Amavo Marcellina che saltava esultante dicendo: “Che felicità essere un mostro…”.
Sono cose che segnano.

Ho sempre pensato che La Bambina Filosofica sia un potenziale brand (scusa la parolaccia!), adattissima a occupare spazi altri rispetto al fumetto: diari, gadget, magliette… È un aspetto che con Rizzoli avete valutato e che ti interessa? Nel caso, potete fare un calamita da frigo, che sono la passione mia e di mia moglie?
Anche io amo le calamite da frigo! Ma non ne ho ancora una di Cioran.
Comunque, non escludo nulla!

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Tiro di nuovo in ballo la mia vita privata, perché il tuo fumetto è uno dei rarissimi, anzi direi l’unico, che mia moglie legge con interesse e non etichetta come “quella roba là”. Siamo noi una coppia strana o effettivamente hai notato questa capacità del personaggio di affacciarsi oltre il giro di appassionati?
Credo, e dico credo perché non sono un esperto di marketing o di vendite, che La Bambina Filosofica e gli altri miei libri, vogliamo chiamarli graphic novel, romanzi a fumetti, storie a fumetti, abbiano un pubblico un po’ laterale, non soltanto di appassionati o interessati alla produzione a fumetti in particolare. E soprattutto un pubblico di donne, giovani donne, ragazze e ragazzine, che si riconoscono nei miei personaggi e nel mio modo di raccontare. Questo è un pubblico che mi sono conquistata in questi anni, con cui ho un legame stretto e profondo. Senza dubbio è una parte di pubblico molto diversa e lontana dai lettori strettamente legati al fumetto. Credo di aver mantenuto nel tempo gran parte dei lettori appassionati di fumetti che mi seguivano, e di aver conquistato questi altri, come tua moglie, per altre vie. Un gruppo non esclude l’altro. I love my audience! per citare un vecchio gruppo dark.

Dalla tua esperienza, credi che Una casa a Venezia e La Bambina Filosofica abbiano gli stessi lettori?
In una buona parte sì. Molti di quelli di Una casa a Venezia, dopo qualche titubanza, si sono convertiti alla lettura cloridrica della Bambina, e molti dei lettori della Bambina cercano Una casa a Venezia,

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Il tuo stile e il tuo segno sono cambiati e cresciuti in modo costante negli anni. Pensi che questa evoluzione abbia influenzato anche il tipo di lettore che ti segue?
Non saprei. Credo che i lettori si appassionino anche all’idea del libro in generale non solo al segno e allo stile. Credo che capiscano, che mi capiscano. Sanno che non li imbroglierei mai. Comunque anche i miei lettori sono cresciuti. Come me…

La Bambina ha ormai qualche annetto sulle sue spallucce. Mi sembra che con lo scorrere degli anni il nichilismo, ma soprattutto la sua versione “popolare”, il fatalismo, si siano diffusi sempre più e siano meno elitari di una volta…
Cribbio, speriamo! Spargere un morbo è sempre una cosa bella.
Evidentemente ci sono ancora terreni fertili…

Con questo nuovo libro si è affacciata anche ai social network. In particolare, mi sembra che twitter si presti molto bene a condensare battute, aforismi e cattiverie della piccola peste. Curi tu questi spazi? Che riscontro stai trovando?
Io sono molto poco social e pure pochissimo network, ma twitter è perfetto per sparare pallottole verbali. È bello quando ti dà i numerini col meno e tu devi ridurre i caratteri. Se Kraus, Cioran, Wilde e Lichtenberg avessero avuto a disposizione un mezzo simile…
Che grandissima figata aforistica!

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Questi luoghi virtuali vivranno anche al di là del ciclo di vita dei libri, resteranno degli appuntamenti fissi?
Io spero di sì, di riuscirci, anche se sono ancora alle prime armi e ogni tanto faccio dei casini indescrivibili. Ma ho i miei angeli custodi che mi insegnano, mi seguono e soprattutto riparano i danni che combino, tipo lasciar scadere il database. Che, diciamocelo francamente, io non so nemmeno che cosa sia…

Che tipo di evoluzione potrà avere questo personaggio?

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Ritengo probabile che la madre della bambina Angelicia e Lino Trifola intraprenderanno un viaggio all’interno del corpo della bambina a scopi scientifici. Tipo Viaggio allucinante.
Non escludo l’introduzione di una forma aliena casalinga, e di un canarino mannaro.
Editorialmente ci saranno sorprese e sorpresone, da Rizzoli Lizard e da qualche altro editore internazionale. 

Che altre storie e altri progetti hai in lavorazione dopo questo volume?
Sto finendo una biografia documentario a fumetti sulla strabiliante marchesa Luisa Casati Amman, in uscita a gennaio in cartonato per Dargaud. Sempre Dargaud pubblicherà in raccolta i due volumi di Chats Noirs Chiens Blancs. E poi ci saranno novità, come ho anticipato, anche da Rizzoli Lizard, per quanto riguarda la Bambina Filosofica, una raccolta dei tre vecchi libri: Anatomia di uno sfacelo, Pensieri parole opere e omissioni, Papè satàn aleppe.

Abbiamo parlato di:
La Bambina Filosofica: Houston, abbiamo un problema
Vanna Vinci
Rizzoli-Lizard, 2012
142 pagine, cartonato, bianco e nero – 15,00€
ISBN: 9788817057271

La Bambina Filosofica ha il nuovo sito, è su twitter e pure su facebook:
www.labambinafilosofica.it
www.facebook.com/LaBambinaFilosofica
twitter.com/bambifilosofica

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