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Il Nobel per la pace Obama prende lezioni dalla Santa Sede

Creato il 07 settembre 2013 da Uccronline

COMBO Barack Obama - Papa FrancescoE’ arrivata la giornata in cui Papa Francesco, nell’Angelus di domenica scorsa, ha chiesto di digiunare e di pregare in particolare modo «per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero». Invitiamo tutti, cattolici e non, a seguire questa proposta che culminerà in una veglia in piazza San Pietro dalle 19 alle 23, presieduta dal Santo Padre (si potrà seguire in televisione grazie alla diretta di TV2000).

Per chi non abita a Roma sarà possibile partecipare alla veglia tramite le iniziative delle varie diocesi organizzate dai vari vescovi. Un’iniziativa, quella di Papa Bergoglio, non di discontinuità con i pontefici precedenti ma di perfetta continuità come ha spiegato Alberto Melloni, riprendendo i Papi che hanno puntualmente alzato la voce in difesa della pace.

A seguire la richiesta di Papa Francesco non solo fedeli cattolici, centinaia di associazioni e movimenti ecclesiali ma anche tantissimi agnostici e non credenti di tutto il mondo, in Italia i più noti come Emma Bonino, Marco Pannella, Umberto Veronsi, Renzo Piano, l’associazione Articolo 21 ecc. Condivideranno questo gesto anche i leader di altre religioni, come il gran mufti di Siria, Ahmad Badreddin Hassou, che ha manifestato alla Santa sede il desiderio di essere in San Pietro, e ancora le le chiese evangeliche, i buddisti, gli ortodossi, i musulmani dell’Ucoii. Si parla di milioni di persone, tutti tranne il successore mediatico di don Gallo, don Paolo Farinella, il quale come al solito ha sbraitato: «Il digiuno lo fanno cani e porci. Io no».

Occorre subito capire il senso di questo digiuno, anche per rispondere a chi lo banalizza come ha fatto Vittorio Feltri. Non c’è nulla di simbolico e a nulla c’entra con quello in mente da Veronesi&Pannella. Che senso ha digiunare e pregare per la pace? Come può influire su chi ha la responsabilità politica? Come spiegato da Tommaso Scandroglio, una nota della CEI del 1994 intitolata “Il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza”, si spiega che il digiuno è uno strumento potente di “implorazione dell’aiuto divino”, strumento che lo stesso Gesù ha adottato nel deserto per lottare contro il maligno. Papa Francesco ha ricordato con questo invito che la storia non è fatta solo dagli uomini, ma anche da Dio, se il digiuno è compiuto con il giusto spirito di contrizione, di carità e di abbandono a Dio, se esprime davvero un gesto di amore e di richiesta di aiuto, ecco che acquista efficacia, non solo simbolica – come lo sciopero della fame di Pannella – ma effettiva. Il digiuno vissuto così come la Chiesa insegna realmente acquista un valore spirituale così pregnante che può orientare le coscienze dei governanti. Il digiuno fatto dagli uomini e offerto a Dio, nella mani di Quest’ultimo diviene realmente un condizionamento verso il bene.

Mons. Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, ha aggiunto: «Il digiuno aggiunge alla preghiera una particolare sottolineatura di sacrificio: dà densità esistenziale ed etica a una preghiera che altrimenti potrebbe essere un po’ verbalistica e un po’ pietistica. La preghiera è una delle cose più impegnative, ma può essere vissuta in modo del tutto astratto se non ci si sacrifica in qualche cosa. Tutte le cose, anche le più grandi, possono essere affermate, ma in modo irrelato alla vita». Il fatto che tale invito venga rivolto anche a chi non è credente è «un’occasione fondamentale di ripensamento sulla propria identità di uomo, sulle esigenze che costituiscono il cuore umano, tra le quali una delle più fondamentali è certamente la pace, ma la pace non disgiunta dalla verità».

Oltre al digiuno e alla preghiera, la Santa Sede si è attivata anche in modo politico, non temendo nemmeno questa volta di essere accusata di ingerenza. Ha infatti mobilitato i nunzi in ogni parte del mondo e mons. Mamberti (neo ministro degli esteri vaticano) ha convocato gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede per favorire una soluzione diplomatica, ma anche per esprimere la più netta condanna delle armi chimiche e chiedere conto del loro uso agli eventuali responsabili.

Occorre ora riflettere sul concetto di “guerra giusta”, cioè legittima, che non è contraddetta da questa posizione della Chiesa. Giovanni Paolo II si pronunciò a favore di interventi di polizia umanitaria «nelle situazioni che compromettono gravemente la sopravvivenza di popoli e di interi gruppi etnici», un «dovere per le nazioni e la comunità internazionale». La Chiesa non ha rivisto questa posizione anche se i suoi insegnamenti tendono a sottolineare che oggi le condizioni per una “guerra giusta” sono molto limitate, semplicemente come ha spiegato il vaticanista John Thavis, «per il Vaticano la situazione in Siria non pone le condizioni per giustificare un tale intervento. Anche perché un intervento militare contro il regime di Bashar el Assad sarebbe programmato come punizione o deterrente, ma non come l’avvio di un piano capace di porre fine alla sofferenza della popolazione civile». Mons. Mario Toso, segretario del Pontificio consiglio Giustizia e Pace, ha infatti detto: «La via di soluzione dei problemi della Siria non può essere quella dell’intervento armato. La situazione di violenza non ne verrebbe diminuita. C’è, anzi, il rischio che deflagri e si estenda ad altri Paesi. Il conflitto in Siria contiene tutti gli ingredienti per esplodere in una guerra di dimensioni mondiali».

Mentre anche il “Time” si è schierato contro Barack Obama, da Premio Nobel per la Pace a guerriero infelice, il comitato norvegese per l’assegnazione dei Premi Nobel sta pensando di ritirarglielo. Imbarazzanti le foto del Segretario di stato americano, John Kerry, fotografato a cena con con Bashar al Assad a Damasco. Perfino “Il Fatto Quotidiano” ha voltato le spalle ad Obama, quando fino a ieri lo elogiava come paladino dei diritti umani per essersi schierato per la distruzione antropologica del matrimonio, aprendolo alle coppie omosex. Bisognerebbe riflettere anche sulla posizione di Emma Bonino, sedicente militante per la pace ma poi troppo timida quando c’è da schierarsi contro la guerra, nascondendosi dietro all’Onu.

Tutte le grandi religioni sono fondamentali nel quadro dei rapporti internazionali e non sarà possibile nessuna pace senza il contributo delle varie chiese. Tuttavia, come è stato osservato, nonostante l’era della globalizzazione, il vero riferimento morale rimane per tutti la Chiesa cattolica e il Pontefice come capo della cristianità. Papa Francesco sa che il suo dovere è, grazie al potere spirituale a lui conferito come successore di Pietro,  di parlare al mondo intero come autorità morale, rivolgendosi alle coscienze di tutti i credenti e i non credenti.

Qui sotto l’Angelus di Francesco di domenica scorsa

La redazione


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