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Il (non) inserimento al nido alla scuola internazionale

Creato il 19 settembre 2014 da Mamma In Oriente

Alcuni mesi fa per il piccolo di casa è arrivato il momento di essere inserito alla Nursery, l’equivalente del nido italiano. Ero abbastanza preoccupata in quanto lui aveva praticamente vissuto in simbiosi con me per i primi due anni della sua vita. Soprattutto nell’ultimo anno qui in Thailandia, lontano da tutti. Pur avendo Diego un carattere completamente diverso, ero poi anche memore delle grosse difficoltà avute con l’inserimento italiano di Carlo Alberto sia al nido che alla scuola dell’infanzia. In aggiunta anche il fatto che Diego non sapesse ovviamente una parola d’inglese perché comunque in casa parliamo sempre italiano.

Il primo step dell’inserimento consisteva nel portare Diego alla Nursery una mattina affinché l’insegnante potesse osservarlo e capire se poteva essere pronto per iniziare la Nursery. Ci siamo presentati al giorno concordato in classe e Diego è stato subito attratto dai vari giochi sparsi per il giardino e si è quindi allontanato da me immediatamente. A quel punto, dopo 10 minuti di orologio che ero lì, la maestra mi ha gentilmente invitato a spostarmi nella zona uffici senza dire niente a mio figlio. E’ un insegnante molto famosa fra le mamme per la sua bravura con i bimbi per cui ho rapidamente deciso di fidarmi e sono andata. Diego, quando ha visto che mi allontanavo, ha ovviamente iniziato a piangere, anche perché non l’avevo minimamente preparato a questo. A dire il vero nemmeno io ero pronta ed avevo dato per scontato che la mattina di osservazione sarebbe trascorsa in mia presenza. Chi c’è già passato può immaginare il mio stato d’animo mentre andavo via così a tradimento. Mi sembrava che mi stessero stritolando il cuore…

Sono rimasta volutamente nella zona esterna agli uffici da dove potevo sentirlo piangere. Dopo 2/3 minuti, che a me sono sembrati interminabili, non ho più sentito il suo pianto. Diego mi è stato riconsegnato 3 ore dopo all’orario di uscita della Nursery. Era per mano alla maestra e molto serio in viso. Quando mi ha visto mi ha preso la mano e mi ha tirata via senza il minimo sorriso come a dire che voleva fare presto ad andarsene. La maestra mi ha detto che dopo due minuti di pianto l’aveva portato all’interno della classe da solo, in modo che si sentisse più protetto fra quattro mura. Aveva pianto ancora per due minuti poi, vedendo tanti giochi attorno a sé, sembrava aver pensato che OK, la mamma non c’era, ma tutto sommato nel frattempo poteva approfittarne per giocare! E non aveva più pianto. Per lei avrebbe quindi potuto iniziare la Nursery tranquillamente alla data stabilita, 20 giorni più tardi, con l’inizio del secondo trimestre. In auto è stato poi un pò nervoso e stranamente non si è addormentato nonostante fosse passato da tanto l’ora della sua nanna giornaliera. La giornata è poi scivolata via abbastanza tranquilla anche se si capiva che ce l’aveva un pò con me. Poi con il passare dei giorni l’episodio è stato dimenticato o forse solo accantonato. Il giorno stabilito, l’ho accompagnato io a scuola abbastanza preparata al fatto che, probabilmente, non mi avrebbero fatto rimanere. Diego era un pò rigido anche se orgoglioso di avere uno zainetto sulle spalle. Appena arrivati è stato accolto gioiosamente dalla maestra che mi ha subito salutato perché io me ne andassi. Diego ha pianto di nuovo ma, giusto il tempo di arrivare davanti agli uffici, ed aveva già smesso. Mi è stato riconsegnato 4 ore dopo, un po’ meno nervoso della prima volta, ma sempre poco sorridente. La maestra mi ha detto che era stato tranquillo tutta la mattina. Le ho chiesto se secondo lei era il caso di mandarlo a scuola il giorno dopo con il pulmino insieme al fratello e lei mi ha detto che non vedeva nessun problema. Sono pur sempre una mamma italiana ed il pensiero che se ne andasse in pulmino a 26 mesi per 40 minuti di viaggio un po’ mi preoccupava. Più tardi l’ho chiesto anche a lui e mi ha risposto di sì!

Il giorno dopo è salito sul pulmino della scuola con entusiasmo. Poco prima mi ha fatto capire che voleva che io salissi con lui, ma quando gli ho risposto che le mamme non potevano salire, non ha avuto il minimo tentennamento!

Il (non) inserimento al nido alla scuola internazionale
Mi sono sentita molto orgogliosa di lui e nello stesso tempo, ad essere sincera, anche un po’ rammaricata perché andava senza problemi da solo. L’eterno conflitto di noi mamme fra la voglia di vederli crescere indipendenti e il desiderio di tenerli sempre piccoli vicino a noi….! Devo dire che la maestra aveva ragione ed il viaggio in pulmino per Diego, così come per Carlo Alberto, è stato da subito un incentivo per andare a scuola con più entusiasmo. Il saluto alla mamma a casa, nel proprio ambiente, anziché a scuola, ambiente non così familiare, facilita anche il momento del distacco. E anch’io ho capito di non essere una mamma degenere per il solo fatto di mandarlo in pulmino, ma una mamma che aiuta il suo piccolo ad essere indipendente. Insomma, è stata una lezione anche per me.

Diego ha iniziato a frequentare la Nursery solo tre mattine alla settimana perché è un bimbo che ha bisogno di dormire ancora molto e dorme di abitudine prima dell’ora di pranzo. Essendo poi qui in Thailandia sempre caldo e trascorrendo a scuola tanto tempo in giardino, arrivava al venerdì già molto stanco con solo tre mattine.

Nelle prime due settimane non ha mai pianto. Nella terza è stato a casa ammalato e durante la quarta ha pianto tutte e tre le mattine mentre lo vestivo. Poi appena lo legavo nel seggiolino nel pulmino smetteva come per magia. Da quei giorni non ha mai più pianto. Anzi, ben presto ha iniziato a piangere nelle due mattine che rimaneva a casa con me e vedeva il fratello andare a scuola!

Insomma, un inserimento davvero splendido. O forse, non è giusto parlare d’inserimento, perché in questa scuola praticamente l’inserimento, come lo intendiamo in Italia, non esiste dal momento che i bimbi vanno solo accompagnati in classe. Non posso fare a meno di chiedermi se questo metodo sia migliore di quello all’italiana. Pur essendo perfettamente consapevole che ogni bimbo è diverso dall’altro e non è possibile generalizzare, qualche dubbio sulla troppa lentezza con cui il bimbo viene inserito in Italia viene. Soprattutto ho molte perplessità sul fatto che la presenza della mamma in classe faciliti l’adattamento del bimbo. Ricordo che Carlo Alberto, per la paura che andassi via, non si staccava da me e non andava a giocare pur avendolo sempre fatto nel quotidiano. I progressi ci furono solo quando si ritrovò finalmente da solo.
Pur partendo da un carattere diverso, ho avuto riprova di questo anche con Diego. Anche quando si trovava già nella fase in cui piangeva se non poteva andare a scuola, tutte le volte che sono stata presente io per qualche giornata particolare, appena arrivavo smetteva di giocare, mi si attaccava al collo e non partecipava più a nessuna attività. Tant’è che una volta, in occasione della festa dell’acqua, dove c’era il giardino pieno di piscinette e giochi d’acqua molto divertenti, ho deciso di andarmene dopo 20 minuti pur facendolo piangere perché capivo che la mia presenza gli impediva di divertirsi.

Dalla mia personale esperienza mi sembra di poter dedurre che spesso è proprio la presenza della madre che impedisce ai nostri piccoli di prendere il volo da soli. I bimbi, anche se piccoli, hanno tante risorse e forse ogni tanto vale la pena di lasciarli liberi di imparare ad usarle.

Questa dell’inserimento è solo una delle differenze che ho riscontrato fra le mie due esperienze in Italia e all’estero e presto vi racconterò il resto. Sarei curiosa però di sapere da voi se all’estero funziona ovunque così o se ci sono altri luoghi in cui l’inserimento è assai complesso come in Italia.


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