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Il nostro rapporto con le nuove tecnologie

Creato il 14 febbraio 2011 da Idl3

Non e’ facile capire (e tanto meno spiegare) quale sia il rapporto dell’uomo con le nuove tecnologie, e’ perfino difficile capire quale sia il proprio rapporto con le nuove tecnologie. Pero’ appare chiaro come il mutamento delle tecnologie (o delle modalita’ di fruizione delle stesse) abbia modificato enormemente l’approccio ad esse.

Il nostro rapporto con le nuove tecnologie

Su questo genere di argomento ho scritto vari post, ho espresso la mia opinione sul disinteresse generale verso la privacy e la liberta’ in rete, perche’ e’ piu’ facile, perche’ e’ piu’ comodo, perche’ non ci poniamo domande e abbiamo perso la consapevolezza del bisogno di conoscenza. Recentemente ho scritto un post sulla tecnologia e come questa abbia modificato la gestione del tempo, questa volta scrivero’ di come viene speso il tempo dedicato alla tecnologia.

Il nostro rapporto con le nuove tecnologieI TEMPI CHE FURONO – Fare un’analisi da “nostalgici” scrivendo di come fosse tutto piu’ bello prima mi farebbe sentire vecchio, e forse non sarebbe neppure corretto. Ad usare il computer (e ancor piu’ internet) erano in pochi, con tanta sete di conoscenza e con poco tempo da sprecare.

Ricordo che quando usai per la prima volta un computer mio, inserendo il floppy di un gioco dei Simpson (Bart vs. the Space Mutants) per installarlo, sbagliando qualcosa usci’ una scritta che ora non ricordo (probabilmente a proposito di un errore nella lettura del floppy), ma che allora mi mando’ nel panico. Non sapendo cosa significasse, non avendo accesso a internet per scoprirlo (cominciai ad usare internet solo sette anni piu’ tardi, massimo una volta la settimana), e non avendo voglia di andare a tentativi o cercare nei meandri del MS-DOS per cercare una soluzione, andai in un negozio di riparazione computer per chiedere informazioni. Il tecnico, senza neppure rispondermi, disse: “Perche’ comprano il computer ai ragazzini se neppure lo sanno usare?“. Ci rimasi molto male, ma da allora (forse proprio grazie a quella affermazione sferzante) ogni volta che incontro un problema, o qualcosa che non conosco che attira la mia curiosita’ faccio di tutto per informarmi e risolvere il problema da solo. A volte mi chiedo cosa sarebbe successo se quel tecnico mi avesse semplicemente dato gentilmente la risposta. Ora invece i giovanissimi hanno spesso la sindrome del fratello minore, coccolati dai fratelli maggiori, guidati passo a passo, senza dar lor la possibilita’ di sbagliare o cercare da soli la soluzione e le risposte.

La tecnologia e’ cambiata, sono cambiati i metodi di fruizione e anche il target. Si e’ avuto un incredibile incremento di utenti, una riduzione dei prezzi, il fatto che Internet sia ormai indispensabile ed indissolubilmente legata a questi strumenti. Percepiamo PC, netbook, smartphone, ecc. come “qualcosa che hanno tutti“, e ci sembra di non poterne fare a meno. Sono diventati uno strumento di “socializzazione“, per essere parte del “gruppo” ed essere integrati nella societa’, o almeno nella propria fascia di eta’.

In questa loro funzione ridottissima i computer hanno perso il significato che avevano un tempo, certo, ora li comprano tutti, ma per la maggioranza sono solo un mezzo per usare internet, mandare email e usare i social network. Funzione che puo’ ricoprire anche uno smartphone, o peggio un tablet. Ovvio che in questa situazione l’utilita’ stessa del software (specie il software libero) perde di significato. La possibilita’ di gestire e governare il computer, di creare o modificare il software che si usa e di utilizzarlo per quello che si desidera, non ha piu’ senso.

Accendere il computer, connettersi a internet e saper spedire un’email e usare il proprio browser per usare Facebook e Twitter, diventano sinonimi di “saper usare il computer“. Non e’ giusto generalizzare, ma e’ semplicemente una questione di numeri e proporzioni. Ora molte piu’ persone usano il computer e la maggioranza non lo sa usare.

Il nostro rapporto con le nuove tecnologieIL PESO DI INTERNET – Ho appena letto due post interessanti, uno di Massimo Mantellini sul fatto che internet e’ ancora oggi usata poco per cercare informazioni, l’altro di Napolux che sfata il mito dei nativi digitali. Leggeteli entrambi, perche’ a mio avviso si completano a vicenda.

La tecnologia in generale ed internet in particolare sono un mezzo, uno strumento, vederle come qualcosa di diverso e’ fuorviante e pericoloso. Internet non e’ ne’ un bene assoluto ne’ un male assoluto, non e’ mai stato e mai sara’ il mezzo necessario per creare la democrazia, e per far cadere i regimi. Utile forse, semplificatore probabilmente, ma necessario decisamente no. Ritenere che le manifestazioni in Egitto siano nate grazie a Facebook e Twitter e’ sbagliato ed e’ un insulto per il popolo egiziano, le cui sofferenze e le cui coscienze hanno creato il terreno sul quale e’ nata la protesta.

Nelle manifestazioni c’erano tantissime persone che non utilizzano internet, eppure erano la’. Il tam tam in rete e’ servito forse a organizzare una parte dei manifestanti, a informare i cittadini (soprattutto di altri Paesi) dell’evolversi della situazione, ma le manifestazioni ci sarebbero state anche senza internet. Avrebbero trovato un altro mezzo, un altro strumento per comunicare e organizzarsi, internet e’ utile, facilita le cose, ma non e’ indispensabile. Cio’ che e’ indispensabile e’ la voglia di chi la usa, il coraggio di chi si espone su internet, sul proprio blog, su Facebook, su Twitter, ecc.

Ritenere internet indispensabile serve forse piu’ a noi che a loro, cosi’ possiamo dire di aver fatto qualcosa, di aver partecipato con un retweet alla “rivoluzione“.

L’attivismo su internet non serve a nulla se non ha conseguenze positive nel mondo reale, siamo degli illusi se riteniamo di aver avuto una qualunque minima influenza sulle rivolte in Biellorussia, Iran, Tunisia, Egitto, Algeria, e le proteste che sono avvenute, stanno avvenendo e avverranno in futuro in questi e in altri Paesi. Se veramente vogliamo essere utili a chi usa la rete per cercare di creare liberta’ nel suo Paese, possiamo lottare affinche’ internet sia un posto dove un Governo non possa chiedere a un Google, un Facebook o un Twitter di turno di eliminare i contenuti scomodi e/o di fornire le informazioni su chi li ha diffusi. Dobbiamo far si che vengano riconosciuti dei diritti agli utenti, che non si possa censurare un contenuto a piacere di questo o quel Governo, che ci sia una solida protezione della privacy e si rispetti la net neutrality. Infine, dobbiamo usare maggiormente Internet come fonte e strumento di informazione globale, purtroppo in questo senso in Italia siamo enormemente carenti. Se non riusciamo a fare questo Internet non solo sara’ inutile nelle rivolte, ma addirittura pericolosa.

Internet (e la tecnologia) come ogni strumento viene utilizzato, bene o male dipende da noi. E’ molto importante anche la possibilita’ e la capacita’ che abbiamo di utilizzarlo come vogliamo (nei limiti delle possibilita’ fisiche e tecniche dello strumento). Se non abbiamo voglia di conoscere e la possibilita’ di soddisfare questa voglia, internet e la tecnologia non ci renderanno migliori e non renderanno migliore il nostro Mondo.

Il nostro rapporto con le nuove tecnologieIL BRACCIO – L’anno scorso avevo scritto un post sui dati Audiweb relativi al mese di Luglio del 2010, oggi vediamo i dati relativi a Dicembre 2010 [PDF 104KB]. Secondo questi dati nel 2010 l’accesso a internet era disponibile per il 70 percento della popolazione (+7,9 percento rispetto al 2009), l’accesso alla rete tramite dispositivi mobili cresce del 44,4 percento. Il 59 percento delle famiglie ha un accesso a internet da casa (+14 percento rispetto al 2009), il 65,7 percento di queste famiglie dispone di un collegamento ADSL senza limiti di tempo (8 milioni di famiglie).

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© Audiweb - Individui (11-74 anni): accesso a Internet

Hanno disponibilita’ di accesso a internet il 72 percento degli uomini e il 67,5 percento delle donne (digital divide di genere). Al Nord e al Centro internet e’ disponibile per il 73 percento della popolazione, mentre al Sud e nelle Isole e’ al 63,7 percento (digital divide territoriale). Riguardo le fasce d’eta’, internet e’ disponibile per i “giovani tra gli 11 e i 17 anni (86,2 percento degli individui in questa fascia d’eta’) e i 18-34 anni (84,7 percento) e nella fascia piu’ matura tra i 35 e i 54 anni (77,7 percento)“.

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© Audiweb - Il giorno medio per fasce d'eta'

Non fatevi impressionare, prima di tutto disponibilita’ non equivale ad utilizzo, secondo in Italia per quanto riguarda la banda larga ed ultralarga siamo messi male, pero’ ci stanno lavorando (almeno cosi’ dicono, da qualche anno). Secondo i dati diffusi dall’ISTAT qualche mese fa, “l’Italia continua a rimanere indietro rispetto a molti dei paesi dell’Unione europea sia rispetto al possesso di Internet sia alla qualita’ della connessione. Il nostro Paese, infatti, si colloca al ventesimo posto sia per quanto riguarda il possesso di Internet da casa (con un tasso di penetrazione tra le famiglie con almeno un componente tra i 16 e i 64 anni del 59% rispetto alla media europea del 70%) sia per l’accesso mediante banda larga (con un tasso di penetrazione del 49% rispetto alla media europea del 61%)“.

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© ISTAT - Famiglie che possiedono un accesso ad Internet da casa e famiglie che possiedono un accesso ad Internet a banda larga da casa

Il nostro rapporto con le nuove tecnologieLA MENTE – Tuttavia anche se avessimo tutti accesso alla banda ultralarga, avremmo solo lo strumento, servirebbe anche la mente, la voglia e la capacita’ di usare internet per informarci, per capire, per conoscere, per accumulare gli strumenti necessari per crescere e riuscire a migliorare noi stessi e magari anche un pezzetto del nostro mondo.

L’ISTAT a Dicembre ha rilasciato questi dati su cittadini e nuove tecnologie (testo integrale [PDF 233KB]):

“Rispetto al 2009 cresce la quota di famiglie che possiede il personal computer (dal 54,3% al 57,6%), l’accesso ad Internet (dal 47,3% al 52,4%) e che dispone di una connessione a banda larga (dal 34,5% al 43,4%).”

Leggeteli, sono molto piu’ ricchi e interessanti rispetti a quelli diffusi dall’Audiweb. In particolare e’ interessante notare come il numero di italiani che usa la rete Internet per informarsi sia passato dal 46.7 percento del 2009 al 44 percento del 2010. Inoltre ecco i principali motivi per cui le famiglie italiane non possiedono accesso ad Internet:

“Tra i motivi per cui le famiglie non possiedono accesso ad Internet al primo posto si colloca la mancanza di capacita’ (40,8%). Il 23,2% delle famiglie considera Internet inutile e non interessante.”

Questa e’ la classifica dei beni tecnologici posseduti dalle famiglie italiane:

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© ISTAT - Famiglie per beni tecnologici posseduti. Anni 2009 e 2010

E queste sono le attivita’ svolte su internet:

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© ISTAT - Attivita' svolta su Internet. Anni 2009 e 2010

Se cominciate a sentirvi sconfortati eccovi il colpo di grazia, leggetevi lo studio presentato dal “LaRiCa” dell’Universita’ di Urbino. In Italia ci sono circa 18 milioni di profili Facebook, ma il 90,8 percento degli italiani usa la TV come mezzo di informazione, e per il 62,1 percento degli italiani e’ anche il piu’ influente.

L’informazione online rispetto agli altri grandi mezzi di informazione e’ percentualmente l’ultima risorsa utilizzata. La maggioranza di chi si informa online e’ critica “nei confronti del sistema dei media (solo la meta’ si fida della TV – contro il 63,2% dei consumatori offline – 82,9% ritiene che la maggior parte delle fonti di informazione siano schierate e il 75,7% che vi siano notizie rilevanti volutamente omesse)“. Eppure chi si informa online lo fa principalmente attraverso portali internet che aggregano le notizie (Google News ad esempio), che non sono certo dei baluardi dell’informazione libera.

Non so quale sia la causa, anzi, quali siano le cause, in parte forse anche il fatto che in pochi leggono e capiscono l’inglese, forse anche una bassa cultura media (badate bene, non intendo il livello di istruzione). Tuttavia in questi dati io ci vedo tanta pigrizia, cercare le informazioni, leggerle, vagliarle, con spirito critico e cercando di capire, e’ faticoso.

Critichiamo, protestiamo, ma non facciamo nulla ne’ per cercare le informazioni, ne’ per cambiare cio’ che troviamo sbagliato. Siamo dei navigatori passivi, degli utenti passivi delle nuove tecnologie. Per questo ci affidiamo a servizi creati e gestiti da altri, che ci dicono cosa leggere, cosa guardare e, se non stiamo attenti, anche cosa pensare.


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