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Il Palazzo si separa dal Paese: l’inciucio è divisivo

Creato il 06 maggio 2013 da Albertocapece

naufraghi-2E’ davvero straordinario accendere la televisione ed essere presi per i fondelli da Letta  per soli 30 centesimi, il costo giornaliero del canone, un piccolo obolo per noi, una grande raccolta per il governo. Sentirlo dire davanti a Fabio Fazio Tappetino che l’eventuale abolizione e revisione dell’Imu non è solo patrimonio del Pdl, ma anche del Pd dopo averla votata con l’esecutivo tecnico e averla difesa a spada tratta in campagna elettorale sostenendo che era impossibile farne a meno, che Berlusconi vaneggiava, apre il cuore. Ma non si tratta solo dell’ ipocrisia e dell’opportunismo a cui siamo da abituati da molto tempo e nemmeno solo della chiara conferma che il principale mandato del governo in materia economica è congelare tutto o quasi in attesa delle elezioni tedesche, come ha imposto la Merkel.

Siamo invece di fronte allo spettacolo del trasformismo politico che esce dalle segrete stanze, dalle coperture retoriche, dalla contrapposizione tra il blocco berlusconiano e gli altri  e diviene palese consociazione di potere. Quella stessa che ha attraversato trent’anni della nostra storia, ha fatto schizzare in altro il debito pubblico, ha consentito di affondare mani pulite senza che nulla cambiasse, ci ha messo dentro l’avventura dell’euro pur avendo piena consapevolezza della sua scarsa adattabilità alla nostra economia, ha svenduto e distrutto  il patrimonio delle aziende statali con privatizzazioni mangiatoia, ha permesso al sistema produttivo di conservare le sue opacità di bilancio, favorendo da una parte l’accumulo di ricchezza e scaricando progressivamente i costi di tutto questo sul lavoro, sui diritti, sulla precarizzazione, sulle pensioni e sul welfare.

Con la crisi, ma anche col sopravvenire di nuove regole, questo “modello” economico-politico è entrato in profonda crisi: le banche non concedono crediti alle aziende piccole e medie sia perché devono tappare i buchi creati negli anni passati con la finanza creativa, sia perché i la gran parte dei bilanci delle imprese sono al di fuori degli standard di Basilea 2. I pochi investimenti produttivi e i molti soldi confluiti sui patrimoni privati verso la finanza o gli investimenti immobiliari, le doppie contabilità, stanno producendo il drammatico effetto che vediamo con una competitività che cade come un uccello infartuato, i bassi salari, il precipizio della domanda, la disoccupazione, la perdita di futuro e l’impossibilità da parte dello Stato di immettere denaro in questo sistema a causa della moneta unica, delle sue particolarità e dei suoi vincoli.

In realtà tutti hanno partecipato a inanellare gli errori che oggi ci schiacciano, un’intera classe dirigente, dalle assemblee elettive ai consigli di amministrazione, dai sindacati alle università, ha collaborato con viva e vibrante soddisfazione a mettere insieme il puzzle drammatico di un modello destinato ad essere perdente nel paradigma mercatista, ma anche incapace di proporre alternative e correzioni. Così adesso non è nemmeno pensabile l’ipotesi di lasciare che altri entrino nella sala di comando e tentino di cambiare qualcosa: bisogna unirsi in nome della comune responsabilità. Non però nel significato di serietà, ma in quello di corresponsabilità e correità. La classe dirigente cerca nell’inciucio manifesto e persino nella subalternità all’Europa dell’austerità una sua via di scampo, una zattera battezzata  ”necessità” . Tanto tocca agli altri, ai comuni cittadini pagare il conto degli errori dei vlasti.

La riconciliazione, l’avversione a ciò che divide (ben poco nella sostanza) è soltanto l’ultima bugia di un Palazzo con tutte le sue connessioni e conplicità che si chiude in se stesso e che grottescamente si separa dal Paese: niente è più divisivo di questo inciucio.

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