- 21 settembre 2014
Di Mario Marrandino. Papa Francesco è atterrato puntuale in Albania e già il popolo si riversava nelle strade, sui balconi, aggrappato a ringhiere palchi improvvisati, per veder passare l’icone, per alcuni, della speranza. L’obiettivo è tanto semplice quanto importante: il Papa rafforza l’idea del confronto tra religioni.
La prima tappa è stata il palazzo presidenziale. Un incontro tutt’altro che quieto, considerando che il pontefice, al cospetto delle autorità albanesi, ha profondamente criticato ed accusato coloro che sfruttano la religione come uno strumento per controllare le masse, come una vera e propria arma.
Papa Francesco: “Il clima di rispetto e fiducia reciproca tra cattolici ortodossi e musulmani che esiste in Albania è un bene prezioso per il Paese e acquista un rilievo speciale in questo nostro tempo nel quale, da parte di gruppi estremisti, viene travisato l’autentico senso religioso e vengono distorte e strumentalizzate le differenze tra le diverse confessioni, facendone un pericoloso fattore di scontro e di violenza, anziché occasione di dialogo aperto e rispettoso e di riflessione comune su ciò che significa credere in Dio e seguire la sua legge”.
Ovviamente, come ogni appello del Papa, non è rivolto a specifici individui o a contesti facilmente circoscrivibili: sono messaggi ampli e profondi che questa volta puntavano anche a realtà al di là dell’Albania, come il mondo dell’Islam radicale che si sta macchiando, anno dopo anno, di crimini in nome della religione; basti pensare alla Siria o all’Iraq, ai tagliagola di Al Bagdadi e al continuo genocidio di cristiani e minoranze religiose in quelle zone.
Il Papa: “Nessuno pensi di poter farsi scudo di Dio mentre progetta e compie atti di violenza e di sopraffazione”. Il Papa è speranzoso, resta comunque ottimista, specialmente perché il messaggio e l’incontro tenutosi in Albania puntano a creare un contatto con i più moderati.
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