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Il peggior crimine è la stupidità collettiva. Ne è convinto…

Creato il 15 giugno 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
320px-Giotto-_The_Seven_Vices_-_Foolishnessdi Franco Luceri. L’Umanità è talmente ossessionata e attrezzata da millenni a combattere il crimine, ricorrendo persino alla soppressione fisica dei criminali, da non prendere più nemmeno in considerazione che la stupidità produce danni ben peggiori, soprattutto in democrazia, dove liberamente possiamo scegliere di essere o indurre altri ad essere: onesti, disonesti o peggio stupidi, salvo poi soccombere insieme a chi abbiamo danneggiato.

Se per assurdo i fornai andassero in giro ad incendiare coltivazioni di grano per protestare contro i contadini, ci troveremmo di fronte ad una forma di crimine idiota che coinvolge nel danno gli stessi criminali: perché niente grano per i contadini, niente grano per i mugnai, niente farina per i fornai, niente pane per il popolo.

E se questo esempio è facilmente comprensibile perché evidenzia che il danno maggiore non lo subirebbero i contadini, (a cui certo non manca una scorta di sementi per una nuova coltivazione) ma con effetto domino l’intero popolo, fornai compresi; non sempre la stupidità collettiva ha effetti sociali immediati ed evidenti da indurre al buonsenso i singoli o le classi sociali.

Quindi, sottovalutando gli effetti della stupidità, i popoli liberi si sono rassegnati a combattere il crimine, ma lo portano in lievitazione come i fornai la farina. E i crimini che ora in Italia stanno destando il massimo scandalo, sono la corruzione nei lavori pubblici di MOSE ed EXPO.

Come se l’Italia fosse passata da quinta potenza mondiale a “prima impotenza planetaria”, per i soli ladri di MOSE ed EXPO. Invece non sono solo i crimini ad aver messo in ginocchio l’Italia e gli italiani, ma le devastazioni da stupidità a cui ancora si dedicano indisturbati, e persino sostenuti, applauditi, promossi, premiati e arricchiti, un cospicuo numero di onestissimi “sciroccati” della cultura, politica, sindacato, credito, e fisco, dimenticando che nelle democrazie liberali, i coltivatori di grano (leggi di profitti, salari e tasse) non sono più gli Stati comunisti, ma “i contadini” dell’imprenditoria privata, in regime di libero mercato globale.

E bruciare il grano (cioè il profitto) agli imprenditori, con leggi sul lavoro e sindacali da ospedale psichiatrico, credito da strozzini legalizzati e tasse rapina, è suicida perché genera effetti a catena devastanti e ingovernabili: lascia i mulini bancari senza “grano”, il forno Stato senza la “farina delle tasse”, e gli italiani senza “lavoro, pane, servizi, dignità e vita”.

E se in Italia siamo così mal ridotti economicamente, le ipotesi possibili sono solo due: o ci si sono rincoglioniti per strada gli imprenditori; o incendiarie sono  diventate le “legalissime” rappresentanze sindacali e politiche che hanno il potere di sfruttare, danneggiare o distruggere gli imprenditori onesti, danneggiando l’intero sistema economico nazionale.

Se gli imprenditori italiani “ladri, corruttori e sfruttatori”, spostandosi all’estero ridiventano campioni di produttività onesta, vuol dire una sola cosa: salvo eccezioni, fra le rappresentanze sociali, culturali, sindacali e politiche italiane la stupidità è di casa. E nell’ultimo trentennio si sono dedicate in maniera ossessiva (e quindi socialmente suicida) alla distruzione del “grano delle imprese”, per indurle a corrompere (e quindi finanziare di mazzette miliardarie la politica), o (se oneste) a delocalizzare, o se straniere, a tenersi a distanza di sicurezza dal velenoso suolo italico.

E non c’è padreterno in grado di far capire alla mostruosa maggioranza dei percettori di reddito fisso: professori, sindacalisti, politici, giudici, banchieri, dipendenti e pensionati, che l’asino imprenditoriale ormai anoressico, non riesce, da oltre trenta anni, a sopportare in esclusiva il rischio e danno che ora deriva anche dalla concorrenza globale, in aggiunta alla nazionale, nemmeno corrompendo e rubando da assassini.

Perciò “se vi riesce”, chiedetevi: esiste al mondo una impresa che possa realizzare onestamente e a regola d’arte il Mose o l’Expo, senza chiudere per bancarotta, posto che nella filiera economica italiana, in assenza assoluta di responsabili pubblici, gli unici che ci rimettono la borsa e la vita sono gli imprenditori privati onesti?

“Bruciare il profitto” ai contadini dell’imprenditoria, a colpi di rivendicazioni sindacali selvagge, burocrazia inqualificabile, politica ladra, e giustizia a babbo morto, è stupidità collettiva legalizzata. Pensare di far crescere l’occupazione portando le imprese al fallimento è un misto di imbecillità e follia inarrestabile; che dopo un quarto di secolo dalla fine del comunismo, in Italia continua indisturbato.

Anche senza i danni da globalizzazione, gli incendi economici prodotti dalla cultura idiota e relativa politica, sono persino d’avanzo a garantirci sfascio in costante lievitazione. Il resto è consequenziale come bruciare i campi di grano ai contadini.

E pure la soluzione è semplice. Il rapporto fra imprenditori onesti e imprenditori criminali è almeno di diecimila a uno. Ma per quel “UNO DISONESTO” si è scatenata contro la classe sociale che tenta di produrre ricchezza onesta “buttando il sangue”, un livello di aggressività sindacale, burocratica, usuraia e fiscale tale da mandare l’intero sistema in tilt.

Il livello di complicità mafiosa fra politica e affari è diventato allucinante. I lavori pubblici in Italia hanno costi astronomici rispetto al resto del mondo, per effetto della corruzione. Ma voi avete mai sentito che la magistratura persegue i ladri, recupera la refurtiva astronomica e risarcisce gli imprenditori onesti derubati dalle tasse rapina, inviando alle singole vittime un simbolico centesimino di euro, come a dire stiamo tentando di fare giustizia per voi? Lungi sia!!! La refurtiva sottratta ai ladri è sempre insufficiente per pagare le guardie, e giù altre tasse e altri danni scaricati sugli onesti come fossero bruscolini.

Nessuno si preoccupa di indurre i lavoratori pubblici e privati sindacalizzati ad un comportamento meno idiota nei confronti dei contadini dell’imprenditoria, che distribuendo lavoro e salario garantiscono dignità e vita. E miracolo dei miracoli evitano ancora, dopo sette decenni di persecuzioni, il default o la guerra civile a popolo e Stato.

Insomma l’Italia, dal punto di vista culturale, è provvista di un ottimo sistema immunitario contro l’intelligenza e pro stupidità. In soccorso di un povero che ruba per non morire, giustamente diamo la vita; ma ad un ricco che ruba per non finire derubato, (dovendo tenere in vita lo Stato con milioni di dipendenti e pensionati) gli offriremmo una robusta fune già assicurata ad un ramo, senza mai domandarci: oggi l’Italia ha un potere pubblico elefantiaco, irresponsabile e famelico; se quel ricco tornasse onesto, quanto impiegherebbero a sbranarselo?

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